L’emergenza covid a Monteverde, come uscirne? I timori, il bilancio e le proposte dei sindacati
Ho inviato quattro domande scritte e pubblico di seguito le risposte a rappresentanti territoriali delle tre principali confederazioni sindacali sugli effetti del lockdown su Monteverde. Purtroppo non ci sono dati disaggregati per municipi, o se ci sono giacciono in qualche corridoio dei diversi uffici preposti. La mia vicinanza all’esponente sindacale della Cisl che per gravi motivi personali non ha potuto rispondere.
Donatella Onofri
Segretaria Generale della Camera del Lavoro CGIL di Roma Centro Ovest Litoranea
Dopo un anno di Covid, si può fare un primo bilancio sugli effetti economici e sociali della pandemia su Monteverde?
1) Si, in questo Municipio , come in tutto il resto della città le conseguenze della pandemia si sono particolarmente sentite in termini di impoverimento delle persone dovuto ad una persistente cassa integrazione e in generale ad una diminuzione di tutte le attività economiche. Non commettiamo però un errore: il mercato del lavoro era già in difficoltà prima della pandemia. L’emergenza sanitaria ha solo accelerato una trasformazione in atto già avviata con la meccanizzazione dei processi produttivi .
Alberto Civica, segretario generale della Uil del Lazio.
Gli effetti purtroppo sono sotto gli occhi di tutti. E non parliamo di Monteverde o di qualsiasi altro quartiere romano, su cui purtroppo non esistono dati specifici, ma dell’intera città, della Regione e ovviamente del Paese. Alla tragedia sanitaria che stiamo vivendo si aggiungono i fortissimi disagi vissuti dai cittadini e dai lavoratori, sia sul piano sociale sia sul fronte economico. Basti pensare alle tantissime attività chiuse o comunque bloccate da un anno, alle difficoltà della didattica a distanza, al mai risolto problema dei mezzi pubblici, ai tantissimi lavoratori in cassa integrazione che se da un lato hanno mantenuto il posto di lavoro, dall’altro si ritrovano in una situazione di incertezza e precarietà totali, soprattutto vista l’approssimarsi della scadenza del blocco dei licenziamenti. Per non parlare dei circa 300 mila precari del Lazio, molti dei quali non hanno beneficiato ne’ del decreto ristori, ne’ degli ammortizzatori sociali.
2) Quali sono le categorie che hanno sofferto e soffrono di più e si può stimare quanti siano i posti di lavoro persi?
Donatella Onofri, Cgil
2) In questi mesi i dati Istat registrano una contrazione sul territorio laziale di oltre 200.000 contratti a tempo determinato , 24.000 a tempo indeterminato . Non è possibile fare una stima municipale ma Roma città rappresenta generalmente circa il 75% dei dati regionali.Le categorie più colpite sono le donne, i giovani, i precari le partite iva e il dato è ancora “contenuto” solo grazie alla conquista del sindacato del blocco dei licenziamenti. I settori cmq più colpiti anche in questoi Municipio sono i trasporti, cultura, turismo, commercio .
Alberto Civica, Uil Lazio
I settori del commercio, della ristorazione, del turismo, della cultura, dello sport sono quelli che più di altri hanno sofferto e stanno ancora soffrendo purtroppo la crisi Covid. Lavoratori rimasti prigionieri della pandemia che spesso ha affossato la loro attività. Basti pensare ai tanti alberghi chiusi, ai cinema, ai teatri, alle palestre. Realtà fondamentali improvvisamente annullate. Si stima che se a fine marzo non verrà prolungato il blocco dei licenziamenti, nella sola Capitale circa 70 mila lavoratori del turismo rimarranno improvvisamente disoccupati. Una cifra enorme che si va a sommare agli 80 mila precari regionali già rimasti senza lavoro e ai 260 mila disoccupati del Lazio.
3) Come valuta gli interventi adottati dal Comune e quelli del Governo per fronteggiare l’emergenza sanitaria ma anche sociale ed economica?
Donatella Onofri, Cgil Lazio
3) Premesso che la crisi sanitaria ha colto tutti di sorpresa è del tutto evidente che la pandemia ci consegna il bisogno di maggiore sanità pubblica, di sanità territoriale e di prossimità , di investimenti strutturali e di personale avviando un cambio generazionale degli operatori sanitari. In questo senso la Cgil si è resa protagonista nel confronto con la regione Lazio perchè nel recupero dell’area del Forlanini si realizzi la nascita di una Rsa e una casa della salute ribadendo la necessità di un presidio sanitario pubblico a favore della cittadinanza. Rispetto agli interventi adottati appare evidente che Il Governo con il ministro Speranza si è mosso nella giusta direzione. Registriamo invece e purtroppo, una insufficiente azione del Comune di Roma .
Alberto Civica, Uil Lazio
Il taglio al sociale e ai municipi previsto nel bilancio capitolino di previsione non facilita certo la situazione. Non saranno le risorse dei decreti ristoro, per quanto necessarie, a segnare la svolta: un bilancio è lo specchio delle priorità e delle scelte strategiche di un’amministrazione, che da’ risposte la’ dove c’è più bisogno. È illogico che agli aumentati bisogni di assistenza sociale si risponda con tagli e quindi ulteriori rischi per lavoratori e livelli di assistenza. L’emergenza Covid ha rallentato e limitato i servizi, affrontare il tutto con una spesa ridotta non produce efficienza, ne’ può rappresentare un parametro per investimenti futuri. Crediamo che il bilancio di previsione capitolino debba essere assolutamente cambiato per far fronte alle tante situazioni critiche e in peggioramento.
4) Quali misure proponete per alleviare l’emergenza sia sul piano sanitario che su quello economico e sociale?
Donatella Onofri, Cgil Lazio
4) Durante la pandemia le disuguaglianze sociali si sono ampliate . I più fragili. i più bisognosi gli emarginati oggi lo sono ancora di più per effetto dell’accelerazione degli effetti della crisi sanitaria. Per questo noi pensiamo occorrano provvedimenti forti che consentano di governare la trasformazione in atto. Ad esempio: riduzione dell’orario di lavoro a parità di retribuzione, avviando sul Lazio una sperimentazione dei territori a disoccupazione zero, che in Francia sta dando risultati postivi, riforma degli ammortizzatori sociali in termini universali, proroga del blocco dei licenziamenti e avvio di una seria riforma fiscale per ridistribuire la ricchezza in mano di pochi attraverso politiche di welfare.
Alberto Civica, Uil Lazio
La prima cosa da fare sarebbe quella di prorogare il blocco dei licenziamenti oltre il termine del 31 marzo. Altrimenti avremo un’ecatombe e una conseguente bomba sociale. Bisognerà inoltre rafforzare la cassa integrazione perché non possiamo assolutamente permetterci di incrementare ulteriormente il numero dei disoccupati e di conseguenza il livello di povertà dei singoli e del Paese. Siamo in piena emergenza oltre che sanitaria anche sociale e non sappiamo quanto ancora la situazione possa reggere prima di esplodere. Comprendiamo perfettamente il blocco di alcune attività ma non si può non tenere conto di ciò che questo comporta e bisogna agire di conseguenza. Anche perché se le grandi imprese con gli ammortizzatori sociali riescono ancora a reggere, per le piccole la situazione è diversa. Basti pensare al mondo dell’artigianato rappresentato spesso da aziende di una sola persona o comunque di non più di tre, quattro. Realtà piccole ma vitali per il nostro territorio. Realtà che rischiano di sparire per sempre. Non ci sono in ballo ‘solo’ i licenziamenti, infatti, ma la chiusura stessa delle varie attività. Roma in questo è già un triste esempio, purtroppo.