Ma a chi serve veramente un Tecnopole nel Forlanini?
di Raffaella Leone
Non facciamoci illusioni: il nascituro (se mai nascerà) Tecnopole di Roma che dovrebbe ridar vita al Forlanini non ha niente a che fare, a parte una vaga assonanza nella definizione, con i consolidati e di chiara fama Politecnico di Milano e Politecnico di Torino, e si può addirittura sospettare che la denominazione in inglese serva a confondere le idee a noi comuni mortali. In fin dei conti un polo tecnologico darebbe comunque lustro al quartiere e nuova vita ad una struttura ora come ora abbandonata al degrado.
L’equivoco sta in questo: un Politecnico è una università pubblica, finanziata con fondi pubblici e che produce a beneficio della collettività ricerche altamente specializzate. Un polo tecnologico è un ente misto pubblico-privato sul modello delle Fondazioni (molto di moda, bisogna riconoscerlo) che produce soprattutto formazione e innovazione tecnologica (e/o altro) a beneficio delle imprese associate sotto la guida (?) della capofila, in questo caso la Regione Lazio.
‘ Uno strumento in più ai giovani per essere protagonisti del futuro’. Così il presidente Zingaretti ha chiosato in un servizio del tgr lazio del 7 luglio, edizione delle 14, la presentazione del progetto di Unindustria laziale di destinare il Forlanini a sede di un tecnopolo. E così, con questa sortita pour epater les bourgeoises (non ve n’era bisogno, di ‘colpi a sorpresa’ chi segue questa annosa vicenda ne ha già ricevuti in abbondanza) Zingaretti in pratica mostra di considerare carta straccia la lettera aperta indirizzatagli dal Coordinamento comitati e associazioni e cittadini per il Forlanini bene comune , in cui si chiedeva alla Pisana di fare chiarezza, dopo l’incredibile girandola di promesse e proposte sul futuro del Forlanini, e finalmente di decidere.
Nel Lazio di poli tecnologici ce ne sono già due, Tiburtino e Castelromano , e non brillano per risultati. Vero è che utilizzare parte del Forlanini per una qualche attività universitaria è un vecchio desiderio di Zingaretti. Ora spunta il Tecnopole, che vedrebbe coinvolte tutte e tre le università di Roma. Il fatto è che non c’è traccia, nelle delibere o in altri atti pubblici della Regione, della oggi dichiarata volontà di dar vita al Tecnopole. Tanto che nasce il sospetto che Unindustria abbia già dato per scontato l’appoggio -quanto meno non ancora ufficializzato -della Pisana al progetto, tutto basato e dipendente dai fondi europei del PNRR.
Che sia una forzatura o meno, lo stato delle cose oggi registra la mancata convocazione ( dopo la manifestazione del 17giugno ) del terzo incontro proposto dalla Regione ,durante il quale ,così si assicurava , si sarebbe discusso, planimetrie alla mano, sulle strutture della RSA e Casa della salute.
La dichiarazione del Presidente di Unindustria e le dichiarazioni di Zingaretti di martedì 7 luglio ,se confermate, costringono Cgil e Coordinamento a prendere atto della inaffidabilità di funzionari e politici che Amministrano la Regione per conto degli elettori.
Nella migliore delle ipotesi, è stata una ingenuità da parte di Zingaretti accodarsi all’entusiasmo (prematuro) della confindustria laziale. Ma è difficile, se non impossibile, immaginare che un politico ‘navigato’ come il presidente della Regione cada in simili ingenuità. Nella peggiore, Zingaretti pur consapevole che il Coordinamento- con la Cgil e altre associazioni- chiedono di destinare il Forlanini a servizi di prossimità e tutela della salute pubblica, ha deciso di ignorare ancora una volta la grande mobilitazione cresciuta in questi anni, e soprattutto di ignorare le richieste dei cittadini. Cosa che non ha mai portato bene ai politici, ‘navigati’ o no che siano. Questa volta un ripensamento (come ce ne sono già stati) è opportuno. Anzi, indispensabile.