‘Ospite, straniero,romano’. Monteverde celebra i 100 anni dalla nascita di Pasolini
Raffaella Leone
“Oggi Pasolini è di moda, lo cita persino Salvini, manca solo che ne parli Cracco’ Ma almeno prima leggetelo” . Scherza amaramente ma mette il dito nella piaga Dario Pontuale, autore di ‘La Roma di Pasolini. Dizionario urbano’, presentato al villino Corsini nell’ambito degli eventi per ricordarne il centenario della nascita.
Eventi riassunti nel progetto “PPP100-Roma racconta Pasolini” che andrà avanti fin quasi a fine anno, coinvolgendo operatori dei musei, attori, musicisti, artisti con l’intenzione di far rivivere idealmente Pasolini nei luoghi in cui ha vissuto. Non a caso la presentazione è stata preceduta da una camminata attraverso i luoghi pasoliniani a Monteverde, organizzata da ‘La Roma di Pasolini-Rete urbana nell’ ambito del progetto di Associazione donne di carta, Slow tour,Italia Nostra, Nuova Delphi Libri. Un progetto che traccia e percorre- percorrerà fino al 2 novembre, giorno della morte di Pasolini – ‘ la mappa dei luoghi umani e artistici che raccontano il legame di PPP con Roma aggregando, in una rete sempre aperta, le diverse proposte culturali di associazioni, enti, istituzioni, studiosi, poeti e artisti dei municipi della Capitale, dal I al XIV. (Il prossimo tour è previsto il 17 marzo, indispensabile prenotarsi).
Idealmente, culturalmente e nella memoria del quartiere Pasolini non ha mai lasciato Monteverde. I suoi Ragazzi di vita giocano ancora a calcetto a Donna Olimpia, anche se non ci sono più i prati, non c’è più la marrana del Fosso dei diavoli, non c’è più quel sottoproletariato che è stata la linfa di tanti scritti pasoliniani. Di quel dialetto stretto che Pasolini aveva studiato e perfezionato con i Citti- Franco poi comparirà nel film Accattone- restano le espressioni gergali ora parte del lessico abituale dei ‘romani de Roma. Ospite, straniero, romano, secondo la definizione di Dario Pontuale.
Eppure la memoria di Monteverde è incompiuta. Ci sono le targhe sì, a via Carini 45 e a via Fonteiana 86. Quella di via Fonteiana è nell’atrio del condominio ( la portiera, troppo giovane per ricordare, non sa quale fosse l’appartamento di Pasolini). Quella di via Carini dimentica che nello stesso stabile hanno vissuto Attilio Bertolucci- uno dei più grandi poeti contemporanei- e i figli Bernardo e Giuseppe, registi a loro volta entrati nella storia del cinema non solo italiano. Gli appartamenti sono di privati, ovviamente gli interni sono cambiati. Nessuno ha pensato in tempo di farne una casa-museo come si è fatto a Casarsa, il paese friuliano della madre dove Pasolini tornava spesso. Sotto questo aspetto, nella città dove ha trascorso metà della vita, Pasolini è ancora il poeta maledetto, censurato, processato,messo al bando.
Coltivare la memoria del territorio richiede sempre il massimo impegno e volontà di approfondimento,osserva Giuliana Zagra, studiosa e promotrice culturale – è suo il racconto La scavatrice di via Fonteiana in A Roma Monteverde . Storie quotidiane del quartiere capitolino Edizioni della Sera, 2021- che curerà a marzo due appuntamenti sul cinema e sulla narrativa di Pierpaolo Pasolini promossi dal Circolo di lettura di Monteverde Attiva presso la Biblioteca IIS Federico Caffè: il 18 marzo –Che cosa sono le nuvole? (1968) proiezione del film di PP Pasolini, e il 29 marzo –Una vita violenta (1959) – presentazione, letture ad alta voce dal romanzo e discussione a cura del Circolo di lettura di Monteverde Attiva (per entrambi gli eventi è obbligatorio prenotarsi via mail su monteverdeattiva@gmail.com.)
Qualcosa è mancato, nel modo in cui Roma ha coltivato la memoria di Pasolini: disperso tra Bologna e Firenze ( ma per i 100 anni consultabile online) l’archivio, per le lettere la fonte che ne raccoglie quelle note e alcune inedite è la pubblicazione dell’editrice Garzanti , qualcosa di significativo si riesce a scovare sul sito della fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico ,che custodisce un materiale inedito prezioso come il girato “Sciopero dei netturbini. Roma, 24 aprile 1970” realizzato da Pasolini per un suo film documentario, mai concluso, su “Lo sciopero degli spazzini”.
Così Pasolini rischia di essere ricordato soprattutto per l’Idroscalo, il teatro della sua morte feroce e ancora oscura, e non per quel genio poliedrico che è stato.
Pratucamente dimenticato anche il rapporto di PPP con la scuola Franceschi di via Donna Olimpia e il suo sanguinoso crollo. Peraltro la scuola è tuttora intitolata a un aviatore fascista aggressore nel 1936 della repubblica spagnola in appoggio al generale golpista Franco, con tanto di busto e lapide celebrativa nell’atrio della scuola. Il centenario pasoliniano sarebbe la giusta occasione per intitolare a lui la scuola, ma conservandone tutta la memoria passata.