C’é bisogno di pace
Raffaella Leone
‘Non era scontato esserci oggi, e non lo sarà continuare [ad esserci] ma è necessario’ :nelle parole di Flavia Balestrieri, consigliera municipale che ha fortemente voluto e organizzato la ‘passeggiata di pace’ che ha riempito Villa Pamphilj c’è il riassunto e contemporaneamente il significato profondo di questa insolita manifestazione. Un fiume colorato, vociante, animato soprattutto dai bambini, tanti bambini dietro le bandiere arcobaleno, gioiosi ma anche stranamente già consapevoli che la pace è minacciata in molte parti della nostra Terra. 700 tra bambini e ragazzi 14 istituti, praticamente quasi tutte le scuole di Monteverde Vecchio e Nuovo, 25 associazioni di volontariato o comunque impegnate nel sociale, diversi comitati di quartiere e una moltitudine di cittadini che chiede a chi ha il potere di farlo di far finire questo incubo.
Nel corteo i ragazzi cantano Bella Ciao, ormai adottata anche da altre nazioni europee come simbolo della lotta di liberazione dalla guerra, molti bambini indossano magliette con la scritta ripetuta anche sui cartelli ‘la pace comincia da me’, si cammina sui sentieri della villa ripetendo slogan in parte già sentiti in parte nuovi perchè nati dalla consapevolezza che nessuna guerra è tanto lontana da non riguardarci, men che mai ora che le bombe seminano morte alle porte dell’Europa e subito aldilà del Mediterraneo, sulla costa mediorientale . Cessiamo il fuoco, chiede a tutti il Comitato antirazzista di Monteverde, che si sta riorganizzando e programma per domenica un volantinaggio a piazza San Giovanni di Dio.
Non c’è retorica quando, all’arrivo sul pratone, i ragazzi di diverse scuole cantano le canzoni della pace dopo aver letto alcune poesie. Gli adolescenti della scuola media Vlloresi intonano Image, la Nelson Mandela si cimenta con Alleluja, l’istituto Margherita Hack sceglie De Andrè con La guerra di Piero, si canta anche la recente Casa mia casa tua di Ghali , e le ragazze animano con un balletto Shalom Alejke, canzone forse meno conosciuta ma da sempre un’invocazione di pace.
Non c’è retorica nemmeno negli interventi’ ufficiali’, argomentati e complessi , quasi impossibili da sintetizzare .Ciascuno parla di un vissuto che nasce da situazioni diverse ma porta allo stesso desiderio di pace. Lo fa Issam Salem, imam della moschea di Magliana, conquista i giovanissimi spiegando prima di tutto che l’espressione Allahu Akbar significa il Creatore è grandioso, misericordioso . Il Creatore è più grande di noi, a lui possiamo chiedere aiuto quando siamo in difficoltà, Allah chiede a noi di migliorare la terra di Adamo, una terra che è bianca, nera e rossa ma l’origine è la stessa, noi alla fine siamo uguali. Ci chiede di comportarci bene con la sua creatura, noi siamo qui per la pace, per la serenità. Cita il Talmud Daniela Gean, della comunità progressiva ebraica Beth Hillel : verità, giustizia e pace sono profondamente intrecciate fra di loro. Nello stesso tempo , il Talmud suggerisce che la pace ha precedenza anche sulla verità. Le nostre verità sono importanti ma non sono assolute, dobbiamo sempre prendere sul serio le verità altrettanto importanti degli altri, la pace significherà cose diverse a persone diverse e a popoli diversi. L’ebraismo insegna che c’è un Dio solo ma anche che ci sono tante variegate verità e tante visioni di pace, e così insegna la grande virtù di lavorare per la pace attraverso la discussione parlando con l’altro e ascoltandolo, non per avere ragione ma per costruire relazioni più profonde e sempre più oneste.
La pace è possibile se io smetto di essere violento, e possiamo essere violenti in molti modi, dice ai ragazzi Padre Angelo, parroco della parrocchia di San Pancrazio. Lui è arrivato a Roma dalla Turchia, profugo dopo un pestaggio messo in atto da 7 ragazzi siriani semplicemente perchè insegnava il turco ai siriani. Accanto a lui Amir, iraniano arrivato a Roma per ‘studiare dai miei maestri, Michelangelo, Raffaello, Caravaggio ‘ e ora testimone involontario ma essenziale del buono che nasce dall’incontro fra culture diverse. E’ molto importante, dice Amir ai ragazzi, non essere chiusi alle cose nuove, dovete sempre essere aperti e ascoltare e condividere la vostra vita.
Oggi tutt’intorno a noi sempre più si sta stringendo una morsa di violenza, di guerra, spiega il presidente del Municipio Elio Tomassetti, non possiamo più pensare che la guerra è una cosa lontana da noi, ma questo non ci deve abbattere perchè le bambine e i bambini che sono qui sono il futuro, persone che non hanno concezione della diversità e del conflitto. A scuola non ci sono distinzioni tra bambini di religione diversa o di colore diverso della pelle. Quello che noi possiamo fare è impegnarci ,ognuno nel suo ruolo, a cercare di costruire un metro quadrato di pace intorno a sè, che sia a scuola, in famiglia, al lavoro, o nelle associazioni sportive. E’ l’unico strumento che abbiamo, forse non riusciremo a governare le sorti del modo ma sicuramente riusciamo a costruire un pò di pace intorno a noi e con i nostri vicini.