Con i famosi versi di una delle più note canzoni di Rino Gaetano si apre il corteo romano nel giorno dello sciopero per il clima che ha animato le piazze di 120 città italiane e di 210 stati in tutti i continenti.
Luisa Stendardi
Il corteo è partito da piazza della Repubblica con un certo ritardo rispetto all’orario previsto, gli stessi organizzatori non si aspettavano tanta affuenza : tanti ragazzi delle scuole superiori, delle medie, persino delle elementari hanno cominciato a radunarsi con i loro cartelli , i loro volti colorati di verde e tanta voglia di esserci in questa giornata che chiude con le manifestazioni in tante parti del mondo , la settimana di mobilitazione per il clima iniziata a New York il 23 Settembre con il vertice dell’ONU sul clima che ha visto la partecipazione della sedicenne svedese Greta Thunberg.
Un gruppetto di bambini tra i sei e i dieci anni, accompagnati dalle maestre e da qualche genitore aspettava il corteo a via Cavour , gridando ” Greta Greta sei forte”
Facile per questi piccolissimi manifestanti immedesimarsi nella figura di Greta, la nuova eroina che riempie la loro fantasia facendo sentire “possibile” per una giovanissima farsi ascoltare nell’assemblea dell’ONU da una grande platea di adulti .
Via Cavour è piena , in alcuni momenti il corteo si ferma per consentire di scattare qualche foto agli striscioni. E’ presente il movimento femminista “Non una di meno”, gli studenti della Sapienza, la CGIL, il Movimento per l’acqua pubblica, ma in generale il corteo è libero da riferimenti identitari: tanti cartelli. anche spiritosi, autoprodotti dai ragazzi delle scuole . “Tutti insieme famo paura” è uno degli slogan più urlati , oppure “Cosa vogliamo? Cambiare il pianeta”. Colpisce anche la maturità di questa piazza che si esprime nella richiesta di cambiamenti veri e nella consapevolezza diffusa che non basteranno i cortei a salvare il mondo dal disastro climatico. La memoria corre alle grandi manifestazioni per la pace che si svolsero in tutto il mondo per chiedere di fermare l’attacco all’Iraq da parte degli Stati Uniti nel 2003.
Questa volta a marciare sono giovani e giovanissimi per salvare , innanzi tutto le loro vite e quelle di tutti i viventi dagli effetti del riscaldamento climatico e non solo. In discussione è uno stile di vita e un modo di produrre e consumare. Per ora dall’Asia alle Americhe passando per l’Europa ed alcune parti dell’Africa si comincia di nuovo a pensare che “un altro mondo è possibile”.