Gli attivisti del Comitato Romano Acqua Pubblica e di Fridays for future protestano sotto la sede di ACEA durante l’Assemblea della società. In un momento di drammatica crisi economica e sanitaria si poteva immaginare una politica di riduzione delle tariffe, ma gli azionisti si spartiscono la torta dei dividendi di 165 milioni di euro.
di Luisa Stendardi
Assemblea a porte chiuse, quella del 29 maggio, di Acea, la società partecipata al 51% dal Campidoglio (il resto è dei privati) che gestisce la distribuzione di acqua (ed elettricità) a Roma e provincia. A porte chiuse- oggi a causa del covid-19- vuol dire senza la presenza dei cittadini, che in queste occasioni possono sollevare critiche peraltro di solito ignorate. In realtà i cittadini c’erano, e si son fatti sentire.
I ragazzi di Fridays for future insieme al Comitato Romano Acqua Pubblica si sono presentati sotto la sede della multiutility , armati di bottiglie piene di monetine rumorose , di striscioni e di megafoni per dire la loro sulle politiche aziendali .
Chiedono che venga stabilita una tariffa agevolata per tutte le utenze, in considerazione della grave crisi economica che pesa soprattutto sulle tasche dei più deboli. Manifestano contro la distribuzione dei dividendi agli azionisti, risorse che dovrebbero essere destinate ad investimenti sulla rete idrica.
Le perdite sulle condotte sono stimate intorno al 40% (41 secondo il CRAP) , una quota insostenibile per una multinazionale che investe in progetti faraonici in tutto il mondo eppure non riesce a limitare una dispersione idrica di tale portata. Ma cosa fa il Comune di Roma principale azionista? E cosa fanno i Comuni dei Castelli romani ?
La sindaca Raggi, durante la crisi idrica del 2017- che aveva portato al livello più basso le acque del lago di Bracciano- aveva promesso un cambio di rotta per l’ammodernamento delle tubature., Purtroppo a tutt’oggi l’unico piano approvato è quello del potabilizzatore di Roma Grottarossa, un impianto industriale che dovrà ripulire l’acqua inquinata del biondo Tevere per farla arrivare nelle case di milioni di cittadini di Roma e provincia . Il piano, tra l’altro,prevede il prosciugamento del fiume Arrone, dove attingono 165 aziende agricole .
La Conferenza dei sindaci ha votato il piano e la Regione Lazio ha autorizzato Acea a prelevare 500 litri di acqua dal Tevere per veicolarla al potabilizzatore.
La notizia ancora più sconcertante è che , nei suoi piani, Acea non ha intenzione di riparare la rete per un sano recupero delle risorse idriche a ristoro delle tariffe, ma sembra che- come rivela il giornale indipendente il Caffè di Roma- ” Acea ha intenzione di costruire ben due potabilizzatori. Il secondo potabilizzatore , ancora in fase di progettazione, sarà tra l’altro cinque volte più grande del primo , con una portata di 2500 litri di acqua al secondo… In sostanza l’Acea a trazione grillina punta a dissetare Roma e provincia attingendo da una fonte di pessima qualità , ossia il Tevere”
I giovani attivisti di Fridays for future non ci stanno e hanno deciso di dedicare questo primo Venerdì di protesta “in presenza” all’acqua pubblica, secondo lo slogan dei sostenitori del Referendum del 2011 “Si scrive acqua, si legge democrazia”