QUI Monteverde

Anche il Forlanini finisce nel frullatore della campagna elettorale

Raffaella Leone

Il flash mob organizzato dal candidato di Fratelli d’Italia davanti al Forlanini

Mancava il Forlanini, in mezzo agli argomenti (?) di questa surreale campagna elettorale, tra una fiamma-simbolica- che non viene spenta e i jet privati da vietare. Destra e Sinistra hanno rimediato alla lacuna nello stesso giorno, uno degli ultimi utili. In piazze territorialmente distanti, ma entrambe fortemente simboliche. La sinistra manifestando davanti alla sede della Regione Lazio, lì dove tutto è comiciato e tutto finirà, comunque si concluda l’affaire Bambino Gesù. La Destra raccogliendo un non piccolo gruppo di persone davanti ai cancelli del Forlanini, lì dove niente si muove se non per finta: stanno girando l ‘ennesima fiction, stranamente in un luogo in cui non si può entrare perchè ‘pericoloso’. A fare da cornice l’unica vera novità nelle tante ipotesi avanzate finora sul complesso: lo scoop de Il Messaggero sul trasferimento nel Forlanini di alcuni reparti del Bambino Gesù. In verità , alcuni uffici amministrativi dell’ospedale del Vaticano sono già a Monteverde vecchio, in quella che era la sede della Provincia.

L’assemblea pubblica promossa da numerosi comitati e associazioni di cittadini

Di veramente nuovo ci sarebbe un memorandum da far firmare a Governo (quello che verrà), Regione (quella che verrà, nel Lazio si voterà tra mesi dopo le dimissioni di Zingaretti ora in corsa per la Camera) e Comune, in vista di un polo sanitario che coinvolgerebbe anche lo Spallanzani e il San Camillo. Niente di preciso, nè un progetto articolato nè qualche indicazione su tempi e modi, meno che mai l’avvertenza che passeranno mesi, anni, prima che il programma sia attuato. Ma basta e avanza per dividere i monteverdini e non solo: per molti va benissimo se serve a riaprire il Forlanini, per altri no, è un errore e un orrore, senza contare che l’eventuale trasferimento comporterebbe l’extraterritorialità del complesso. “Un problema non da poco- commenta Giuseppina Granito, a lungo funzionaria del dipartimento regionale sanità e direttrice del sito Sireneonline- e che non va nella direzione di potenziare l’assistenza pubblica”.

Paradossalmente, anche per Destra e Sinistra lo slogan o l’obbiettivo è lo stesso: la sanità deve essere ( meglio dire :tornare) pubblica. Ma è diversissimo il linguaggio politico.

Nella ricostruzione cronologica parte la Destra, con il flash mob in mattinata organizzato da Luciano Ciocchetti, candidato di Fratelli d’Italia allla Camera . Ciocchetti ha gioco facile nel chiedere una riforma radicale della sanità e nell’elencare le innegabili e peraltro documentate giravolte praticate negli anni dalla giunta Zingaretti contro, sì contro, l’ospedale Forlanini, i soldi spesi inutilmente per altrettanto inutili studi di fattibilità, i fondi europei pur disponibili ma mai chiesti, che potevano servire per evitare l’attuale degrado. E soprattutto Ciocchetti ha il sostegno esplicicito e dichiarato del professor Massimo Martelli, il luminare della chirurgia toracica storico protagonista della battaglia per riaprire il Forlanini. Martelli ha conosciuto giunte di destra e di sinistra, è stato commissario all’epoca del crak dell’ospedale, è l’autore di un progetto di ristrutturazione a costo zero presentato e mai preso in considerazione dall’amministrazione, è arrivato fino alla Corte dei conti per denunciare il giro di soldi che girava intorno all’ospedale , molti tra i presenti sono stati suoi pazienti, molti ricordano che era in reparto dalle 5 del mattino. E’ un personaggio senza dubbio carismatico e anche oggi- andando controcorrente rispetto alla crescente privatizzazione in atto- sostiene che la sanità deve essere pubblica. La vera sanità è quella pubblica, ripete più volte lui che tuttavia è indignato e disgustato dall’affarismo che ha corrotto il mondo della sanità. Nel suo post a commento della manifestazione chiarisce che la sua presenza non è legata alle ormai prossime elezioni e aggiunge: “Comunque della mattinata la cosa che più mi ha colpito, tornando a casa, è una frase scritta sul retro di un taxi: QUANDO TUTTO SARÀ PRIVATO SAREMO PRIVATI DI TUTTO vi invito a riflettere su questo, applicabile anche alla Sanità. Non facciamo morire la Sanità Pubblica.”

Francesca Perri, candidata di Unione Popolare con De Magistris

La Sinistra che presidia la sede della Regione in difesa della sanità pubblica si muove invece in un’ottica più complessiva e a parte la scontata- ma in verità non troppo sottolineata- accusa al capitalismo padre di tutti i mali, stila la lista delle ingiustizie, degli errori pre e post pandemia, delle politiche sbagliate e delle scelte contro, sì anche queste contro, la tutela dei cittadini. Impossibile citare tutti i comitati e le associazioni che hanno promosso la manifestazione, elencate nella locandina. Non una manifestazione di partito, anche se intervengono due candidate di due diverse liste. C’è il Forum per il diritto alla salute, c’è Medicina Democratica, c’è il Coordinamento del Forlanini bene comune, a sua volta collettore di comitati , tra cui quel Roma 12 che ha fatto ricorso al Tar contro la delibera regionale numero 766 del 13 dicembre 2016, con cui si stabiliva l’alienazione -poi revocata- del complesso ospedaliero del Forlanini fissando il prezzo di vendita in 70 (70 !) milioni. Il Tar con una delibera pubblicata il 13 aprile ha ordinato alla Regione di consegnare entro 60 giorni una documentata relazione sui fatti relativi al progetto dell’Ospedale. Sono passati ben più di 60 giorni e a tutt’oggi non si sa se sia mai arrivata al Tar la documentazione richiesta, per saperlo si rischia di aspettare fino all’aprile dell’anno prossimo, quando ci sarà la nuova udienza di merito. Difficile capire che cosa succederà nel frattempo, se i dossier aperti si bloccano o vanno avanti, chi può decidere e su cosa.

Ignare dell’affaire Forlanini, tra le presenti ci sono anche Laura e Daniela, precarie da 20 anni. Hanno girato praticamente tutte le cooperative, sempre con contratti a termine nei vari Cup e Recup e al momento si affidano alla promessa di un prossimo incontro con Zingaretti proprio negli ultimi giorni di campagna elettorale. Viene da pensare che la precarietà è l’ossatura che regge la sanità pubblica. O quel che ne resta.

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