Antisraelitismo, nuova frontiera dell’antico odio verso gli ebrei

Raffaella Leone

‘Questo libro mi è sembrato necessario, anche se si era capito da subito che era un libro scomodo, scomodo un pò per tutti. Sicuramente il 7 ottobre mi ha permesso di approfondire qualcosa che era già all’interno di altre pubblicazioni -, l’antisemitismo è quasi sempre una cartina di tornasole di quello che sta vivendo una società- ma richiedeva un approfondimento. Mi sono trovato come se stessi studiando un campo di forze e a un certo punto esce fuori una particella che sai che c’era e lì la trovi: una nuova particella all’interno di un campo di forze che sono l’antigiudaismo, l’antisemitismo, e l’antisraelitismo. Oggi l’antisraelitismo sostituisce l’antisemitismo, quella che era l’ostilità nei confronti del singolo ebreo o della comunità ebraica diventa l’ostilità nei confronti di uno Stato’. Antisraelitismo è il titolo del libro di Vittorio Pavoncello, eclettico personaggio del mondo della cultura, drammaturgo, regista, artista nelle arti visive. Il libro è stato presentato a Roma nella Casa della Memoria e della Storia in un dibattito che ha rispecchiato in tutto la complessità del presente ma anche della storia che ha portato a questo presente. Una complessità che non consente letture univoche e tranchant, come testimoniano le perplessità sul libro espresse da alcuni relatori e circolate anche fra i presenti.

Il terrorismo è entrato nella guerra, è diventato esso stesso un atto di guerra, tanto che più che di guerra a Gaza si dovrebbe parlare della guerra di Hamas contro Israele. Del resto, ricorda Pavoncello, i palestinesi non hanno mai chiesto scusa per l’apporto dato dal Gran Muftì di Gerusalemme, dal suo ufficio a Berlino, al tentativo dei nazisti di eliminare gli ebrei in quanto ebrei e non solo perchè considerati usurpatori di una terra dove invece la presenza ebraica risale a ben prima della nascita dell’Islam. E per quanto rivisitata, una Palestina dal fiume al mare resta nello statuto e nelle mire di Hamas.

L’autore di Antisraelitismo non ha evitato dichiarazioni forti, in grado di scuotere l’uditorio: l’antisemitismo con Auschwitz ha toccato l’apice ed è finito, l’antisionismo non ha più ragione di essere dopo la nascita dello Stato di Israele, anche parlare di diaspora non ha più senso ora che i figli di Israele, gli israeliti, e il popolo di Israele, gli israeliani, hanno una patria. Sullo sfondo resta comunque un conflitto con l’Islam e la tentazione della sinistra sinistra di sostituire le lotte per una classe operaia che si va esaurendo con l’attivismo a favore della Palestina.

Il dibattito- animato da Roberto Reali, Docente di Storia Moderna all’Università Tor Vergata di Roma, Anna Piperno, Dirigente Ispettiva del Ministero dell’Istruzione ed ex membro della delegazione italiana dell’International Holocaust Remembrance Alliance, Andrea Di Veroli, Presidente della ANED Roma, Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi Nazisti, e brevemente introdotto da Angelo Di Capua, presidente dell’Associazione Pace in Medioriente che ha promosso l’evento – ha spaziato dal ritorno dell’antisemitismo nei paesi europei alla ricostruzione storica della diffusione dell’antigiudaismo, all’importanza di diffondere la conoscenza nelle scuole e tra le nuove generazioni.

Pavoncello sa di aver scritto un libro non solo scomodo, urticante. ‘ E’ un libro che pone diverse domande, e a volte lo fa anche con frasi un pò forti e che risultano scomode per alcuni. Metto in discussione il sionismo e l’antisemitismo- per alcuni aspetti provo a negarli- ma lo faccio spiegando le motivazioni. Passando dall’antigiudaismo all’antisemitismo, come spiego nel libro, oggi la parola che definisce la situazione attuale è antisraelitismo, che non è una bella parola perchè comunque ha al suo interno una carica di odio che preferiremmo non vedere e invece siamo costantemente sottoposti a questo tipo di realtà dal 7 ottobre in poi, da quello che è accaduto a Gaza, in Israele ma anche in Occidente e in altre parti del mondo. L’antisraelitismo comprende al suo interno sia l’antisemitismo che l’antigiudaismo, ma l’antisemitismo riguardava più che altro i rapporti di alcuni singoli e di alcune comunità con gli Stati europei . Con il termine antisraelitismo invece si abbraccia qualche cosa che intanto investe molto di più tutti gli israeliti che vivono in Israele e anche gli israeliti nel mondo. In questo senso è una parola che spero non abbia le stesse conseguenze che ha avuto l’antisemitismo, il quale finisce ad Auschwitz sia conseguenzialmente da un punto di vista di pensiero sia praticamente con il tentativo di sterminio’.

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