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Armando Traverso: La mia tv dei ragazzi? Nasce a Villa Pamphili

di Marina Greco

Briosa affabulazione, estrosa divulgazione, un linguaggio che parla a tutta la famiglia. Il conduttore ed autore Rai racconta la sua visione creativa. Ed il rapporto che lo lega al quartiere di Monteverde.

Ad una domanda che farebbe impensierire qualsiasi massmediologo, Armando Traverso risponde con un sorriso totale, dal brio contagioso. Quello che gli conosciamo da 30 anni di conduzione sugli schermi Rai: spumeggiante, ironica ed elegante. “La tv dei bambini sopravviverà alle nuove tecnologie? Certo, se ha la capacità di raccontare nel modo giusto. In modo affabulatorio ma moderno e con contenuti di qualità. Basti pensare a La Pimpa, un capolavoro di estetica oppure a Bluey, un cartoon rivolto a bambini molto piccoli e diventato un fenomeno social tra gli adulti”.

Gran cerimoniere di una strampalata corte di pupazzi che incanta i piccoli italiani (genovese come l’inventore di Topo Gigio, Guido Stagnaro), Traverso risponde mentre gioca con degli intraprendenti passerotti sul tavolo di un caffè a Villa Pamphili. Tanto che sembra proprio di vederlo nel pieno del suo “Big Bang”, il talk quotidiano di Radio Kids in cui – tra lazzi, giochi e barzellette – scherza con Lallo il cavallo del West e di Lella la pecorella, già protagonisti di Casa Lallo, prima sit-com per pupazzi prodotta in Italia e partorita nel 2011 proprio dalla fervida mente traversiana. Due i personaggi creati ad hoc: Dj e l’alieno Krud dal pianeta Cott. “Se uno è simpaticamente pazzoide l’altro è un extraterrestre cattivo ma farlocco. All’inizio spaventa i bambini ma poi li fa ridere con delle imprese balzane di conquista della Terra, esorcizzando così le paure. Eccolo quindi che vuole inquinare i fiumi usando i calzini sporchi dei bambini ma poi finisce per lavarglieli…”.

Moderno interprete dello storico mantra Rai dell’“educare divertendo”, Traverso non è solo un istrionico conduttore ma anche autore, scrittore, drammaturgo. E’ stato tra coloro che hanno battezzato, nel 1999, RaiSat Ragazzi sulla nascente tv satellitare diretta da Gianfranco Noferi e, nel 2002, accompagnato il debutto di Rai Kids e quindi, dal 2006, dei canali tematici Rai Yo Yo e Rai Gulp. Nel 2008 gli è stato assegnato il Premio Andersen alla carriera (“e la vita che con me sempre si diverte moltissimo mi ha dato anche la gioia di condurre il premio su Rai 2 da Sestri Levante, proprio davanti la mia scuola media!”), riconoscendo il suo merito dietro i programmi televisivi per l’infanzia di maggior successo che hanno divertito, negli anni Duemila, quei bambini oggi ventenni. Innanzitutto “E’ domenica papà” che dal 2001 al 2012, su Rai Tre, ha accompagnato i risvegli festivi delle famiglie italiane. Alla fine della puntata – ricca di segnalazioni di eventi a misura di bimbo – Traverso, mimando passi felini, invitava i piccoli telespettatori a salire silenziosamente sul lettone del genitore dormiente per prorompere in un sonoro; “E’ domenica papà!”.

“Ho sempre voluto che i miei programmi fossero un momento di condivisione della famiglia, di gioia e spensieratezza. E’ sempre stato il grande obiettivo da raggiungere. Certo, qualche papà sarà rimasto traumatizzato…” ride Traverso ripensando a quella sera, di ritorno in autobus, dagli studi Rai. Linea 31, direzione Monteverde Nuovo: “C’ero solo io a bordo. Ad un certo punto l’autista ferma la vettura, viene deciso verso di me e mi punta il dito in faccia dicendomi in romanesco: ‘Aho, te m’hai rovinato la vita… Mi fijo me saltava sulla pancia l’unica mattina che potevo riposa’!’. Era una specie di energumeno gigantesco. Rimasi allibito ma poi scoppiamo in una gran risata e ripartimmo ed arrivai tranquillamente a casa, a Monteverde”.

Nel quartiere sulle pendici di Trastevere Traverso abita da oltre 30 anni, da quando, agli inizi degli anni ’90, è inviato per il Festival di Sanremo e Sereno Variabile dopo il successo, dal 1987 al 1991, della sua conduzione per Patatrac, programma che chiude idealmente il decennio d’oro dei “contenitori” Rai della tv dei ragazzi (da Supergulp a 3, 2, 1… contatto! – che con Mazinga apre l’era dei cartoon giapponesi -, da Il barattolo a Pista). “In tv avevo debuttato nel 1985 proprio con Pista di Maurizio Nichetti – ricorda -. E pochi mesi dopo arriva anche la conduzione del Sabato dello Zecchino, fatta peraltro durante il servizio civile, a Piadena, cuore della pianura padana, quello del duo che cantava ‘Quanto l’è bella l’uva fogarina…’. Avevo raggiunto un accordo per avere il tempo di andare all’Antoniano di Bologna a registrare. Tenevo aperto il museo archeologico tutta la settimana ed intanto facevo il montaggio di un video turistico con uno dei primi vhs, catalogavo la donazione di un fondo di 13mila volumi, tenevo il pomeriggio corsi di teatro per ragazzi e la sera letture per gli adulti”. Meriterebbe la cittadinanza ad honorem… Pure quella di Monteverde se fosse una città (e lo sarebbe visto che è popolosa più di un Comune come Grosseto). Qui molti lo conoscono, lo si vede camminare a passo letto ma anche seduto al caffè di largo Ravizza, nei pressi di casa, con vicino Luca Barbarossa (ma tutto il quartiere è meta di vip: da Nicola Piovani a Nanni Moretti, da Carlo Verdone ad Emma Marrone, da Massimo Wertmuller ad Enrico Brignano, da Cristiana Capotondi a Patrizia Pellegrino, da Gabriele Lavia a Marina Tagliaferri, da Tony Esposito a Richy Memphis, solo per citarne alcuni). “

“E’ una delle poche zone semicentrali di Roma che regala ancora improvvisi spaccati di tranquillità – spiega -. C’è molto verde, villini liberty, una atmosfera meno caotica. Amo molto passeggiare per le sue vie. Io ed il mio contapassi: obiettivo 11mila al giorno”. Meta piacevolmente obbligata: Villa Pamphili ed i suoi 184 ettari di natura e storia. “Qui comincia il mio ufficio…” dice Traverso indicando il panorama del parco, dove è abituale incrociarlo: “Cammino ma anche telefono, penso, progetto. E mi metterei in videochiamata se reggesse la linea”. Lungo questi viali verdeggianti che incrociano alberi monumentali ed architetture del passato nobiliare sono nate e nascono molte delle idee dei suoi programmi. Un vero “fantabosco” per Traverso che, d’altronde, ha firmato, tra il 2015 ed il 2016, le sceneggiature della Melevisione, un cult assoluto della tv dei ragazzi: “La Melevisione guidata da Mussi Bollini, era un format degno di diventare internazionale… Ci si vedeva ogni 3 mesi per le trame di 80 puntate. Chi da Bologna, chi da Torino, chi da Roma. Tante? Ecco, inventiamone una sul momento. Strega Varana odia tutti quei bambini che giocano felici a Villa Phamphili e così lancia un incantesimo che prosciuga le fontane e il laghetto. Senz’acqua gli animali della sono disperati e assetati e i bambini tristi per loro, non giocano più. Ma per fortuna c’è Fata Lina che minaccia Strega Varana, le dice che se non farà tornare subito l’acqua le scaglierà contro l’incantesimo della pipì. Ed ecco che così si affronta il tema della paura della pipì a letto, rasserenando i bambini e divertendoli. Come riuscire ad avere idee continue? Serve una grande apertura mentale, ricevere stimoli continui, guardare tanti cartoni, leggere molto. E poi ascoltare i bambini. I miei due figli, Mattia e Michele, l’uno game designer e l’altro attore, sono stata una continua fonte di ispirazione. E con essi certamente mia moglie. Nel 1987, quando l’ho conosciuta a Patatrac, a mala pena ci salutavamo. Pochi anni dopo eravamo sposati”.

Compagna nella vita e nel lavoro, Martina Forti è anch’essa autrice e sceneggiatrice Rai di tanti programmi per ragazzi (in primis L’Albero Azzurro, il più longevo dei programma Rai per bambini e primo esperimento televisivo in Italia per i piccolissimi dai 3 ai 6 anni, poi Melevisione e molti altri…) e figlia d’arte (della innovatrice scrittrice di libri per l’infanzia Donatella Ziliotto e nasce a Stoccolma proprio mentre la madre definiva la traduzione in italiano di Pippi Calzelunghe di Astrid Lindgren: era nel 1958 e fu una rivoluzione). Una fucina di idee, quindi, casa Traverso. Da qui, in epoca Covid, la coppia Traverso e Forti producevano i contributi a distanza con cui anche la Rai ha sperimentato la realizzazione di programmi in modalità di smartworking, compresa la regia e la messa in onda nel caso ad esempio di Dario Kids, la versione radiofonica di “Diario di casa”: dieci minuti al giorno su Rai Yoyo, e nei primi mesi della pandemia anche su Rai1 e Rai2, firmati dalla coppia Traverso-Forti ed in cui il conduttore ha accompagnato le giornate dei piccoli italiani durante i lockdown suggerendo giochi ed attività da fare in casa ma anche invitando esperti – pediatri, educatori, psicologi – a parlare dell’emergenza sanitaria. Tenendo aperto un dialogo con i più piccoli e le loro famiglie, tramite l’invio di filmati, letterine e disegni. “Siamo riusciti ad intercettare la forte richiesta di dialogo delle famiglie. L’intuizione è stata quella di farsi inviare dei contributi dei bambini da casa. E’ stata una esplosione di creatività. Chi leggeva una filastrocca, chi faceva finta di nuotare, chi recitava, chi cantava, chi danzava. La redazione è stata sommersa da una quantità incredibile di video, oltre 7mila. E poi ecco un’altra grande scommessa che abbiamo vinto, visto gli ascolti: far dialogare con i pupazzi esperti come pediatri, neuroscienziati, virologi, veicolando delle informazioni scientifiche sia per i bambini ma anche per gli adulti. Una esperienza che ha confermato quanto sia vincente creare linguaggi che parlano ad entrambi questi pubblici. Un meccanismo su cui si regge d’altronde il successo delle grandi produzioni americane di Disney e Dreamworks. Pensiamo alle tante trovate, battute, doppi sensi che divertono tutti”. Di Radio Kids Traverso è la voce ma anche la forza propulsiva. La web radio – nata nel 2017 sotto la guida di Marco Lanzarone – è riuscita a vincere la partita degli ascolti tra i bambini del nuovo millennio con il mezzo di comunicazione più antico. “Anche per bambini di oggi che hanno un tablet a 50 canali, che non hanno certo più quel bastoncino che per me era una astronave, restano però intatti il potere e forza dell’affabulazione. E ne ho la prova diretta quando facciamo gli spettacoli per Radio Kids. Solo io e due pupazzi per un’ora stanno attentissimi a seguire un nostro gioco: una partita tra radio e tv, tra ascolto ed immagini. Dopo averli tenuti ad occhi chiusi per 1 minuto ad ascoltare un mio racconto su un drago che spunta in una foresta, i bambini vanno a pescare nel loro ricchissimo immaginario, diventano autori delle immagini che vedono, sono loro che creano la storia. E alla fine decretano la vittoria della radio!”. E “da sempre ho avuto doppia attitudine, da un lato la televisione e dall’altra la radio” spiega Traverso che è salito più volte anche su cattedre universitarie come docente di tecniche del linguaggio radio-televisivo e che ha firmato, tra il 2000 ed il 2012, per Radio 2, audio-sceneggiati su Tex Willer, Diabolik, Blade Runner e Dylan Dog. “E’ stato fantastico trasferire il racconto per immagine in un universo sonoro, passare da un media all’altro. E’ stato per me un chiudere il cerchio, con la mia grande passione per i fumetti, iniziata con i supereroi della Marvel. Ma anche Diabolik appunto, Tex e Dylan che ancora oggi leggo con piacere…”.

Un immaginario fantastico che nutre la passione per le arti sceniche del giovanissimo Traverso. “E la miccia arriva a 16 anni. Era il 1974, al liceo classico Mazzini di Genova. Si affaccia in classe il pittore e partigiano Aurelio Caminati che cercava degli studenti per realizzare il tableau vivente della Crocifissione di Goya. Mi vide: portavo i capelli lunghi e boccolosi, rossi fiammeggianti. Mi indicò e disse: ‘Lui!”. Finii crocifisso nell’aula magna della scuola. Da lì in poi iniziò la mia popolarità. Leggevo Jarry, componevo versi io stesso. Bizzarro e giovane poeta, la tv locale mi dedicò anche dei servizi. Ero diretto, empatico, sopra le righe. Per una edizione dell’8 marzo l’oggi giornalista Silvia Neonato mi chiese di leggere delle poesie ad un happening femminista. Eccomi quindi salire sul palco, davanti Palazzo Ducale, pronto ad interpretare delle letture che mi erano state date. Ma una folata fa volare via i fogli…. Ed eccomi improvvisamente andare avanti a braccio. E capii che quella dello spettacolo era la mia strada”. Arriva così il Dams all’Università di Bologna, dal 1978 al 1984. “Matricola numero 512” ricorda Traverso con nostalgico affetto. “Anni pazzeschi”, ricorda, per quello che è stato il cenacolo più creativo d’Italia in ambito accademico: “C’erano Renzo Tian, Giuliano Scabia, Umberto Eco Gianni Celati, Claudio Meldolesi. Ed il drammaturgo e regista Arnaldo Picchi, figura di spicco del teatro sperimentale dell’epoca. Ero appassionatissimo: amavo la recitazione ma anche la scrittura scenica e lui mi spinse ad entrare in una compagnia. Recitammo anche in un ospedale psichiatrico, ad Imola. Furono per me anni di grande sperimentazione e formazione”. E così arrivò, nel 1983, il primo provino importante, con Florestano Vancini, per “La neve nel bicchiere”. “A Vancini andai a genio, mi impose di tagliarmi i capelli ma, prima di ingaggiarmi, mi chiese se fossi bolognese. Risposi ovviamente di sì!”. E così l’attore genovese diventa Strofagnetto nel docufilm che racconta la dura vita dei contadini bassa ferrarese agli inizi del ‘900. “Poi vennero gli anni delle pubblicità. Vincevo le selezioni a man bassa. Mi ero trasferito a Roma, a casa di tre amici, in piazza di Villa Fiorelli e guadagnavo così bene che mantenevo tutti”. Due anni, 1985 e 1986 a getto continuo: Fiat, Milka, Jack Daniels, Jocca, lo spot “Barilla” diretto da Federico Fellini (“impersonavo un giovane prete e lui scherzava come me: ‘Come va la vocazione?’”) e quello di “Tonno Mareblù” diretto da Ettore Scola, regista che portò Traverso, nel 1986, sul set di “Piazza Navona”, ricordata come la prima serie tv, con Marcello Mastroianni (“aveva un’aura affascinante e malinconica. Una volta, seduti su una panchina della piazza, in una pausa, allontanò i fotografi che lo tampinavano dicendo: ‘Ma perché io?, Andate dai politici, dagli sportivi…!”). Intanto, nel 1985, era cominciata la carriera televisiva: “Maurizio Nichetti, per ‘Pista’, cercava un personaggio estroso. Al provino mi prese subito”. E quel “folletto” degli inizi continua ad animare le giornate di oggi. “Confesso che talvolta mi pare di stare in un frullatore con un omino che cerca inutilmente di trovare il tasto per fermarlo!” ride Traverso che vediamo passare, da estroso divulgatore, da “Offside Racism” che racconta il calcio giovanile su Rai Gulp Calcio a “Clorofilla” su Rai Kids, dalla preparazione di “Diario delle vacanze in montagna” (“con le mie amate vette del Trentino”) alla nuova sfida di unico autore per Digital World su Rai Cultura, il programma di “sopravvivenza digitale” che conduce alla scoperta delle nuove tecnologie. Sessanta anni dopo le lezioni di “Non è mai troppo tardi” con cui Alberto Manzi istruiva gli italiani ancora analfabeti….

“Cerchiamo di parlare anche a chi questo nuovo linguaggio deve impararlo. Un mondo che cambia con velocità continua e che non deve far paura ma stimolare a capirne le potenzialità per riuscire a renderlo a nostra misura. Ho capito chiaramente le dimensioni di questa rivoluzione quando, con mia moglie, abbiamo accompagnato nostro figlio 18enne, era il 2011, a San Francisco, dove aveva vinto un concorso per game designer, tra i primi dieci nuovi talenti al mondo. Eravamo frastornati, il futuro era davanti ai nostri occhi, quello di un mondo che fattura il doppio di tutta l’industria multimediale. Vedevamo con stupore nostro figlio muoversi in esso con disinvoltura e noi che sembravamo… Totò e Peppino a Milano!”.

Alcune immagini sono tratte da facebook e dalle pagine fb dei programmi Rai

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