Raffaella Leone
Giovani, tanti giovani e meno capelli bianchi tra i manifestanti riuniti davanti a villa Pamphilj all’ingresso di San Pancrazio, di fronte alla Villa del Vascello dove si tiene, sotto la presidenza italiana, il Global Health Summit, riunione dei rappresentanti dei governi appartenenti al G20 e le principali organizzazioni internazionali e regionali, oltre ai rappresentanti degli organismi sanitari. Oltre, ovviamente, a Draghi e alla presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen. E, tutt’altro che ovviamente, ai rappresentanti del Fondo Monetario Internazionale e dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Tema: la sanità globale alla luce della pandemia.
Saranno una sessantina, calcola a occhio il dirigente della Digos mentre i manifestanti stanno ancora arrivando. E ordina: facciamo scendere le squadre, facciamoci vedere.
Ma non c’è un clima di intimidazione, gli agenti si schierano senza ostentazione, molti sono in borghese ,giovani e vestiti come i manifestanti che poi accompagneranno schierandosi a cordone alle spalle del corteo – autorizzato- che a chiusura della manifestazione si muove verso il ministero della sanità.
E non c’è un clima di paura tra i manifestanti, nel frattempo aumentati. Ci sono tutte le sfumature della sinistra-sinistra, i Cobas, l’Unione sindacati di base, quelli di Potere al popolo, le donne di Non una di meno, ci sono gli immigrati e qualche donna palestinese col capo coperto, lavoratori di Alitalia, i comitati di diritto alla casa, i circoli della protesta, delegazioni da diverse parti d’Italia, dei comitati per il Kurdistan e per lo Sri Lanka. Sull’immancabile camioncino sventola anche una bandiera palestinese. Paura no, ma molta rabbia. Lo slogan più urlato é la versione aggiornata del sessantottino ‘pagherete caro, pagherete tutto’, oggi con l’aggiunta di ‘precariato, miseria e lutto’ Chi ha qualche anno e qualche memoria in più lo associa a manifestazioni finite a manganellate e violenze, ma non c’é traccia di violenza in questo assolato pomeriggio romano.
Molta esasperazione, quella sì, per la piega che hanno preso e stanno prendendo le cose, perfettamente riassunta dalla motivazione alla base della protesta: la salute non è merce. Lo sottolineano i manifestanti nei brevi interventi prima del corteo: monetizzare la salute, aumentare i profitti, mettere ai margini la sanità pubblica per favorire quella privata sembrano essere i soli criteri che guidano l’agire politico . Francesca Perri, dirigente sanità di Risorgimento Socialista, aggiunge la concretezza dei numeri: in Italia ci sono 3,7 posti letto per mille abitanti, in Francia 6, in Germania 8. ‘Dobbiamo essere uniti e contrastare questa politica’.
Per i manifestanti, giovani o meno che siano, oggi conta esserci, far sentire la propria voce, chiedere, con la forza di una protesta che sta crescendo nella società man mano che crescono disagi e povertà e calano diritti e garanzie, di cambiare rotta. Gli obiettivi citati nel manifesto che chiama alla mobilitazione sono tanti, qualche meta è del tutto irraggiungibile. Ma, come si diceva nel 68, ‘siate realisti, chiedete l’impossibile’.