Chi può, lasci. Chi ha bisogno prenda
Fanno venire le lacrime agli occhi anche ai più insensibili, questi banchetti sempre più numerosi nelle strade di tutti i rioni del quartiere. Brutali nella loro essenzialità parlano di un’urgenza che diventa sempre più evidente e sempre più insostenibile, man mano che la soglia del rischio contagio da coronavirus resta lontana da quel r.0 che ci darà- speriamo- un pò di respiro.
La parziale riapertura di questi giorni ha giovato sicuramente, se non altro sul piano psicologico, ma per la maggioranza l’unica consolazione sta nel potersi ripetere: per lo meno ho un lavoro, un’attività da riprendere.
Per il resto, è un’ansia che confina con l’angoscia per un futuro che, almeno ora, si annuncia fosco. Le autorità politiche e amministrative, nelle varie articolazioni territoriali, dal governo alle giunte dei municìpi, sembrano in ritardo e in affanno, e soprattutto vergognosamente incatenate ad una burocrazìa- il vero potere forte in Italia se mai ce n’è uno- che in questa situazione diventa più che soffocante, diventa letale. Reddito di emergenza, sostegno alle pensioni, bonus di vario genere (aiuti alle famiglie chissà, al momento il decreto è in ostaggio a Palazzo Chigi) : i fondi ci sono, ma i soldi non arrivano in tasca a chi ha bisogno.
Forse i cittadini che passeggiano o corrono nelle strade e in villa senza mascherina, non sono gli unici a non aver ancora capito quanto è grave questa condizione in cui ci troviamo a vivere. E stavolta lo stesso Flaiano riscriverebbe il suo famoso motto: la situazione è grave e anche seria.