di Stefania Pastorboni, docente volontaria nel corso di didattica a distanza agli studenti del Federico Caffè
Si ricomincia. Sì… No… E invece sì.
Diciamo che la ripartenza è stata un po’ difficoltosa, ma c’è stata. Ed è questo che conta.
Dopo aver preso accordi con Dirigente scolastico e responsabile del progetto per avviare il Corso di Italiano per Stranieri, pensavamo di poter riprendere la collaborazione con l’Istituto Federico Caffè con un minimo di tranquillità e una didattica in presenza, quando è arrivata la doccia fredda. Scuole superiori chiuse. Delusione. Rassegnazione… No, questo no. Avevamo già acquisito esperienza con la didattica a distanza e a questo punto si trattava solo di ampliare il numero dei volontari disponibili. E così ci siamo messi in moto. Riunioni tra di noi, collaborazione con la scuola tramite scambio di informazioni (privacy permettendo).
E poi il piccolo miracolo. I genitori hanno cominciato a chiamarci. Alla spicciolata, certo, ma era indispensabile che fossero loro a cercarci. Così sono poi iniziati i contatti con i ragazzi, l’accertamento del loro livello di partenza, abbiamo chiesto quali strumenti avessero a disposizione (la scuola ha fornito sostegno nei limiti del possibile). Le classi sono state formate e siamo partiti.
Faticosamente, perché non sempre i collegamenti funzionavano oppure perché qualche ragazzo aveva bisogno di aiuto per usare la piattaforma che proponevamo. Quando le cose hanno cominciato a funzionare, è spuntato un nuovo problema: si era formata nel frattempo una piccola lista di attesa. Non riuscivamo ad accontentare tutti.
Non bisognava lasciar fuori nessuno, sosteneva il più agguerrito dei nostri volontari. Alla fine è emerso che la nostra “capa” aveva un asso nella manica ed era ben contenta di tirarlo fuori. Una volontaria, che in un primo momento non aveva potuto dare la sua disponibilità, ora generosamente faceva dietro-front e si faceva avanti, pronta a seguire gli studenti in lista di attesa. Che dire? Ora siamo in ballo, le cose vanno avanti, la soddisfazione c’è, i ragazzi seguono con curiosità e collaborano tra loro quando serve.
Tra giochi di simulazione – dialoghi in pizzeria, in un negozio di abbigliamento, conversazione sui temi più svariati ed attività di lettura e comprensione, si procede anche divertendosi.
E intanto, saltabeccando da un argomento all’altro, succede che venga ben accolto un testo di Italo Calvino. Per ragazzi, per carità. Con tagli generosi, naturalmente. Ma ecco che Marcovaldo e la sua pietanziera (termine ormai desueto, ahimé) trovano posto in questo piacevole scambio di esperienze. Polenta e stoccafisso? Beh, in effetti in Moldavia abbiamo la “mamaliga”, una polenta di mais che fa parte della tradizione culinaria del paese. Ma poi che sta facendo Marcovaldo? Passeggia con la forchetta in mano senza decidersi a mangiare quel cibo che proprio non lo attira. E allora via a ricordare i cibi che ognuno trova disgustosi.
Si procede, insomma. Ognuno di noi porta il suo contributo all’Associazione in attesa di un graduale rientro alla normalità. Speriamo nell’anno nuovo.