di Luisa Stendardi
Sala piena al Cantiere La Tela nella domenica delle palme per la presentazione del libro “Domande che curano?” scritto a quattro mani dalle psicoterapeute e scienziate Maria Carmela De Bonis, Maria Luisa Di Summa, Antonella Messina, e Marina Pompei.
E’ La Domenica delle Palme e gli attivisti del Cantiere sociale “La Tela” ,hanno organizzato una colazione insieme con la presentazione di prodotti alimentari del circuito dei GAS (Gruppi di acquisto solidali) ,unita all’evento culturale che ha come protagoniste le autrici del libro sulla paura che “dalla pandemia del Covid -19 alla guerra in Ucraina ha passato il testimone alla paura dell’Altro”.
Fuori della sala tutto è pronto per la colazione : thermos del caffè. del the, succhi di frutta, dolci e biscotti ;un banchetto apposito raccoglie barattoli di miele e marmellate ,frutto del lavoro di produttori locali. La gente che passa può fermarsi a chiedere informazioni sui Gruppi di acquisto solidali che attraverso una rete, presente in tutta Italia e consultabile via web , rendono possibile il passaggio diretto dei prodotti tra produttore/coltivatore e consumatore .
La colazione però si farà dopo la presentazione del libro“Domande che curano?” Le relatrici si sono già posizionate all’interno della sala, che in poco tempo si riempie e restano solo posti in piedi. Dopo una breve presentazione di Elisabetta, la Presidente del cantiere “La Tela”, prende la parola una delle autrici Marina Pompei, psicoterapeuta. Per prima cosa c’è da chiarire il perché della scelta dello pseudonimo : Le Eumenidi , come scritto nella premessa al libro “ nell’antico mito greco Atena trasforma le Erinni, creature di vendetta, in Eumenidi ,portatrici di dialogo e ricerca di giustizia. Questo è il nostro intento, elevarci dalla visceralità alla consapevolezza”. Il riferimento è all’analisi del trauma provocato dalla pandemia di Covid-19 che ha sconvolto l’organizzazione delle nostre vite, “Tutti noi abbiamo scoperto la paura del contagio, anche i medici e il personale sanitario hanno avuto paura d’incontrare gli altri, di avere opinioni diverse sul come gestire il contagio, di farsi delle domande. ” L’idea di scrivere ,insieme ,da qualificate professioniste , un libro sulla paura dell’Altro, veicolata dalla pandemia,è scaturita proprio dall’isolamento forzato che ha spinto le autrici a cercare di unire i pezzi delle proprie riflessioni “: faccio il mio pezzo e scopro che sta bene vicino al tuo ”con una modalità di condivisione, ci tiene a dirlo Marina Pompei, tipicamente femminile.
Durante la pandemia l’Altro , gli altri, sono diventati l’oggetto della paura, la causa di spaccature per divergenze di opinione anche molto forti all’interno delle famiglie e delle reti amicali. Le relazioni , la socialità , è stata percepita come pericolosa , non più fonte di energie positive. I bambini ,i giovani e i giovanissimi, com’era prevedibile, sono stati i soggetti più colpiti da questa mancanza di relazione con i propri coetanei, che in molti casi ha scatenato episodi anche gravi di depressione . Piero , un insegnante in pensione interviene , a questo punto,: ” si è scelto di ricorrere in maniera massiccia alla Dad (didattica a distanza) e si è fatto molto poco per cercare nuove aule in modo da dimezzare la presenza degli alunni o investire in metodi di aerazione meccanici.” Si è cercato di delegare alla scienza la certezza delle risposte che la scienza stessa non può dare . Nel campo della ricerca scientifica si è predisposti ad accettare la provvisorietà delle risposte alle domande: la scienza fornisce una conoscenza che è sempre provvisoria fino alla prossima scoperta. Nel caso della comunicazione mainstream sulla pandemia , invece, è prevalsa la tendenza ad attribuire alle risposte scientifiche un valore assoluto, con la conseguenza di inibire la capacità critica di porsi domande e di confrontare diversi punti di vista. Si sono formati i partiti e le tifoserie, come oggi sta avvenendo anche rispetto alle guerre che ci circondano sempre più da vicino: Ucraina e vicino Oriente.
Altra domanda, il linguaggio che scegliamo di usare descrive la realtà o la crea? Abracadabra , lo dice la parola magica, creo ciò che dico. Siamo immersi nella propaganda e non riusciamo a farci domande e a relazionarci sui temi dei conflitti in essere “, dandoci tutto il tempo per le risposte , anche qui, provvisorie. Il timore di un conflitto generalizzato può essere affrontato con la fatica di cercare soluzioni insieme, facendosi delle domande e ascoltando le riflessioni dell’altro”
Il dibattito su temi filosofici così profondi ha scaldato la platea, ma verso le undici e mezza si è fatta davvero l’ora della meritata colazione , ci si lascia con le autrici del libro con l’impegno di organizzare a breve un nuovo incontro, scegliendo i temi su cui discutere, come in un circolo socratico ,solo chi sa di non sapere , può accedere alla conoscenza.