Raffaella Leone
‘E’ come Davide contro Golia, ora aspettiamo la sentenza del Tribunale’. Alessandro è praticamente un socio fondatore- è iscritto da 17 anni- del Circolo sportivo Il Faro in via Arcangelo Ilvento, zona Colli Portuensi, che la Croce Rossa Italiana, ora proprietaria dell’area, vuole sfrattare , nonostante tutto. E nonostante tutto vuol dire in questo caso un circolo sportivo A.S.D.CCCP 1987 che (forse unico a Roma) unisce allo sport un forte impegno sociale. Vuol dire 13 squadre, 250 famiglie associate, 3 campi di calcio a 5 per adulti e bambini, la Nazionale Crazy for football, una squadra voluta dallo psichiatra Santo Rullo, che manda in campo anche giocatori con disagi psichici e che 4 anni fa ha vinto la Dream World Cup . In sostanza, un circolo sportivo- appunto un Faro,- che pratica in concreto la solidarietà, ne dà , ne ha dato finora , una costante e ripetuta testimonianza e vorrebbe continuare a farlo.
‘Ci sono ragazzi che sono cresciuti qui e ora allenano le squadre, da sempre qui si mescolano passione per lo sport e attenzione al sociale, io ho giocato con squadre di Villa Maraini (la fondazione della stessa Cri- praticamente confinante con il terreno del circolo sportivo- che si occupa di recupero dei tossicodipendenti), con i rifugiati afgani, con gli africani, che ci hanno sconfitti ,sono giovani e forti e sanno giocare a calcio’, ricorda Alessandro.
E ora sono tutti qui, in un sabato assolato di maggio, insieme al presidente dell’associazione sportiva CCCP 1987 , Riccardo Canevacci , che gestisce il circolo Il Faro. Ci sono i genitori, le famiglie, i ragazzi e i bambini, i rappresentanti dell’Anpi che qui organizza il torneo No ad ogni forma di razzismo, c’è Gianluca Lanzi, il presidente del confinante municipio undici e c’è Elio Tomassetti, presidente del nostro municipio, combattivo e pronto a portare la questione fino in Parlamento, se non si troverà una soluzione al minacciato sfratto.
“Da 17 anni, siamo un punto di riferimento per i quartieri Monteverde, Portuense e Gianicolense. Un luogo di sport, incontro, divertimento, solidarietà, si legge nel comunicato dell’associazione che ha lanciato la campagna Non spegnete il Faro. La nostra società, che conta quest’anno più di 200 tesserat* con una prima squadra che partecipa al campionato di C1 e altre dodici squadre tra attività di base e agonistica, è apprezzata e conosciuta in tutta la regione non solo per i suoi risultati sportivi ma anche per il forte valore educativo e sociale della sua attività. Lo sport come riscatto, come lotta allo stigma, ci ha visti sempre in prima fila: allenatori, istruttori, soci, tesserati. Nel corso degli anni Il Circolo Il Faro ha accolto migranti, rifugiati, persone con disabilità, con problemi di tossicodipendenza.
Abbiamo garantito qualche ora di gioia e spensieratezza ai minori stranieri non accompagnati, a ragazzi con problemi penali. Oggi, però, tutto questo lavoro sul territorio rischia di svanire nel nulla. La Croce Rossa Italiana ha ripreso possesso dell’area in cui si trova il nostro Circolo, e contesta il nostro diritto a restare negli impianti ritenendo non legittimo il contratto di locazione che abbiamo firmato nel lontano 2005, nonostante noi siamo sempre stati adempienti agli obblighi contrattuali e ci siamo fatti carico in questi anni di tutti gli interventi di manutenzione sia ordinaria che straordinaria per garantire l’uso e la qualità dei campi e delle strutture.
Tuttavia rischiamo di non poter riprendere l’attività dopo l’estate, col risultato di lasciare centinaia di famiglie senza un luogo dove fare sport, visto che al momento la Croce Rossa non sembra avere alcun progetto di utilizzo del circolo.Il Faro chiuderebbe, semplicemente. Per far sorgere cosa, al suo posto, al momento non è chiaro.”
La Croce Rossa Italiana ribatte a sua volta con un comunicato inviatomi via mail e che riporto integralmente. “CROCE ROSSA NON “SPEGNE” IL FARO. VANNO RIPRISTINATE CONDIZIONI DI LEGALITA’ ANCHE A GARANZIA E TUTELA DELLE PERSONE PIU’ FRAGILI
Roma, 13 maggio 2022 – Ci spiace constatare che da parte dell’Associazione sportiva CCCP 1987 sia in atto una campagna di comunicazione fuorviante nei confronti della Croce Rossa Italiana. Partendo da questo, vanno fatte alcune precisazioni, nell’interesse di tutti e soprattutto di coloro che sono chiamati a dare una informazione corretta su quanto sta accadendo.
La CRI ha recuperato l’immobile dell’ex Faro nel 2020, a seguito della chiusura della Fondazione Il Faro di Susanna Agnelli, avvenuta per volontà della Fondazione stessa. Al momento del recupero dell’immobile da parte della CRI sono emerse diverse criticità.
Stando a quanto documentato dall’associazione sportiva CCCP 1978, la Fondazione Il Faro avrebbe stipulato con la stessa un contratto di locazione dei campi di calcio a 5, pur non essendo nelle condizioni di poterlo disporre, in quanto non proprietaria della struttura ed essendo la Croce Rossa Italiana, da sempre l’unica realtà giuridica titolata all’eventuale affidamento, per il quale si sarebbe dovuto predisporre un apposito bando aperto ovviamente a tutte le realtà sportive interessate.
A livello strutturale, l’area dove sono stati realizzati i campi sportivi era accatastata come orto urbano, dunque le due strutture sportive risultano attualmente in uno stato di non regolarità; le utenze sono annesse a quelle della CRI e, inoltre, nel muro di cinta è stata realizzata un’apertura, anch’essa attualmente non accatastata. Va altresì indicato che, una volta rientrata in possesso dell’immobile, nel ripristino amministrativo della sede di via Ramazzini, la CRI ha provveduto ad esporre tali criticità all’associazione sportiva CCCP 1987; le mediazioni avviate – con grande disponibilità della Croce Rossa Italiana che a novembre scorso aveva raggiunto un accordo con l’associazione sportiva che lo ha poi rimesso in discussione all’ultimo – non hanno portato alla soluzione delle problematiche, motivo per cui si è deciso di avviare un’azione giudiziale a per la quale è attesa la decisione del Tribunale di Roma il prossimo 22 giugno.
Pur riconoscendo le nobili finalità delle attività di sensibilizzazione nei confronti delle disabilità svolte dalla società sportiva, Croce Rossa Italiana, fin da quando è tornata in possesso dell’immobile, ha voluto ristabilire la legalità della struttura e delle aree ad essa adiacenti, garantendo la sicurezza di tutte le persone che la frequentano, cosa che, per le problematiche sopra evidenziate, al momento non è garantita. Una volta rientrata ufficialmente in possesso della struttura e ripristinata la situazione di legalità, la CRI è disponibile a valutare una collaborazione con l’associazione sportiva CCCP 1987, finalizzata al proseguimento delle attività a favore delle persone più fragili ma anche a poter consentire all’utenza di Croce Rossa una piena fruizione del medesimo spazio sportivo, con conseguente eliminazione di ogni attività di carattere “commerciale”.
Detto ciò, la CRI non ha mai interrotto i servizi a disposizione della società sportiva. La società CCCP 1987, per l’attività sportiva ordinaria, ha dunque potuto usufruire senza alcuna sospensione della struttura, ospitando al suo interno tesserati e sportivi di ogni età nonché organizzando tutte le iniziative collegate. Ha potuto altresì svolgere le attività di sensibilizzazione avviate a corredo dell’attività sportiva ordinaria che, comunque, è stata preponderante rispetto a quella avente una finalità sociale. Va inoltre evidenziato che delle centinaia di ragazzi tesserati dall’associazione solamente poche unità hanno fragilità e che negli ultimi 10 anni il CCCP 1978 non ha mai svolto – diversamente da quanto dichiarato – alcun servizio per il CEM (Centro Educazione Motoria). Siamo in attesa della decisione del Tribunale di Roma, con la certezza che proprio a tutela delle persone più fragili il metodo del rispetto della legalità sia il presupposto fondamentale per ogni azione.”
La conclusione del racconto biblico è nota, quella della controversia intorno al Faro lo sarà forse a fine giugno. Ma c’è di mezzo la burocrazia, sarà meglio prevedere tempi di atttesa…biblici.