Porteranno la loro protesta fin sotto il Campidoglio, i genitori della Artom vittime come e più di molte famiglie del caos e delle- a questo punto evidenti- violazioni delle norme regionali anticovid operate dalla giunta pentastellata di via Fabiola. Genitori che devono scontare anche la guerra tra poveri innescata dalla decisione del Municipio di far entrare nella Artom i ‘nomadi’ della Girolami, bimbi sballottati sin dalla chiusura della scuola, nell’aprile del 2019 , senza che ci sia ancora traccia, finora, di lavori di risistemazione. Quanto alle alternative sondate da via Fabiola, c’è da annotare che le scuole private si son tirate indietro. Molto poco cristianamente addirittura un istituto ha fatto sapere che loro ‘non vogliono i poveri’.
Non cercano polemiche i partecipanti al sit in, l’atmosfera in davanti al cancello della scuola non è aggressiva. Vogliono essere ascoltati e avere risposte da un’assessora che nel corso di questa vicenda ha dato tante rassicurazioni e nessuna azione concreta, mi dice Massimo Romano, il presidente del consiglio di istituto che caparbiamente fino all’ultimo ha chiesto risposte . E che è seriamente preoccupato dall’impossibilità di rispettare anche le più elementari norme di sicurezza, a cominciare dal distanziamento sociale.
Le criticità sono tante: il numero dei bambini ospitati che quasi raddoppia, passando dai circa 100 ai circa 188: non c’è un bagno per il personale docente e Ata, chi non ha reni super resistenti deve passare nell’aula in cui si sta facendo lezione per andare in bagno, la palestra che prima fungeva anche da laboratorio di musica ospitando i bambini per meno di un’ ora dovrà contenere per 8 ore i bimbi, che probabilmente mangeranno pasti freddi perchè la mensa non c’è più. Quanto alla possibilità di muoversi e giocare- così importante soprattutto a quell’età- forse verrà in soccorso la famosa ottobrata romana, d’inverno si vedrà. Manca pure un piano antincendio che indichi per lo meno le vie di fuga praticabili.
E, ultimo ma in realtà primo, è messo a rischio il processo formativo e di apprendimento, lo sviluppo e l’attuazione di un piano pedagogico .
Quello che più ha irritato i genitori della Artom è la fretta e la segretezza delle decisioni, prese in pratica alla vigilia di ferragosto e senza alcun confronto con gli utenti, chiamiamoli così. Anche i lavori di adeguamento dell’istituto si sono svolti in clandestinità, nessun cartello a indicare ditta, data di inizio e fine lavori, ecc. Loro hanno fatto richiesta di accesso agli atti, e li potranno consultare, ma solo a cose fatte, dopo il 14 settembre. La fatidica data della riapertura- chiodo fisso della Azzolina- comunque salterà, voci non confermate indicano il 21 settembre, o forse il 24 o forse chissà quando.
“Il municipio si è mosso così per una precisa volontà politica, vogliono supportare la ministra”, dice con convinzione Giorgio Cardinali, geologo, anche lui membro del consiglio di istituto, anche lui deciso a ottenere risposte.
Di politici in realtà davanti al cancello ci sono solo due rappresentanti delle opposizione. Elio Tomassetti-,pd – “il municipio non è stato capace di gestire questa vicenda sin dalla chiusura della Girolami”- e il capogruppo leghista Giovanni Picone -“siamo stati i primi a sollevare la questione della mancanza di trasparenza”.
Il fatto è che questa situazione rischia di diventare una trappola per le famiglie, che al momento non hanno armi. Un eventuale ricorso al Tar comporterebbe- se fosse accolto- la chiusura della scuola, chissà per quanto tempo. Stesso discorso per un eventuale sopralluogo dei vigili del fuoco. Ma che almeno i responsabili diano spiegazioni sulle decisioni (il)logiche che hanno preso, e che ci ripensino, questo sì, è legittimo chiederlo. Anche al Campidoglio.