Forlanini, sulla fine annunciata troppe domande senza risposta
Raffaella Leone
Se è davvero la fine, e non è detto che lo sia, la vicenda dell’ex ospedale Forlanini si conclude così come si è trascinata in questi anni (regnante sulla sanità regionale la coppia Zingaretti-D’Amato): con tante domande, tante ambiguità e ancora una volta il sospetto che questa girandola di voci sia alimentata ad arte. Nell’interesse di chi? Lo scoop di Repubblica è l’ennesimo ballon d’essai, una fortunata anticipazione, una forzatura o cos’altro? E -nel merito- in un passaggio dell’articolo si legge che ‘Palazzo Chigi ha già fatto in modo di garantire l’extraterritorialità agli spazi del Forlanini‘- Chi ‘ha fatto in modo’? E che cosa comporta l’extraterritorialità? E chi pagherà la ristrutturazione e l’indispensabile messa in sicurezza dell’ex ospedale? Anche ora prevalgono il silenzio e la solita nebbia che dall’inizio avvolge la vicenda. Prova a sollevare il velo un comunicato del Comitato La Fenice e l’associazione L.I.S.A., che vale la pena di riportare integralmente , anche se la ricostruzione storica è imprecisa (per esempio la giunta di Zingaretti-D’amato non ha deliberato, ha solo attuato dopo mille resistenze le disposizioni del Tar che aveva accolto il ricorso sul Forlanini e ancora, per quel che se ne sa la cessione all‘Inail non è mai stata ufficializzata) ; e vale la pena di riportarlo integralmente anche se nella parte finale-si parla di ‘intimidazione’ e volontà di eludere i controlli, cosa indimostrabile e pura congettura- E’ un comunicato -sostenuto anche da Unione Popolare – anch’esso pieno di domande , e anch’esso chiede in sostanza che qualcuno finalmente ci metta in condizioni di capire perché non si è potuto (o voluto?) salvare e conservare alla sanità pubblica un ospedale un tempo di eccellenza.
COMUNICATO DEL COMITATO LA FENICE E DELL’ ASSOCIAZIONE L.I.S.A. SUL FORLANINI
Ieri mattina, 28 dicembre, sulle pagine del quotidiano La Repubblica, è comparso un articolo a firma Clemente Pistilli dal roboante titolo “Il Bambino Gesù pronto al trasloco destinazione un nuovo Forlanini”. Da questa estate, quando uscirono le notizie della trattativa in corso con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, solo qualche riga aveva rotto il silenzio stampa. Ma ricordiamo i passaggi della questione.
Dal tempo dell’assessore D’Amato (2018) l’Ospedale del papa aveva avuto la promessa di poter disporre del complesso anni Trenta, chiuso dal 2014 per una volontà politica espressa anni prima dalla giunta Marrazzo. Il costo del complesso, inizialmente stabilito in 280 milioni, ne aveva però scoraggiato l’acquisto da parte del nosocomio vaticano. Il valore del Forlanini veniva poi rideterminato in 70 milioni, tra le polemiche di cittadini, politici, associazioni, e un ricorso al TAR ne bloccava il passaggio. La stessa Regione deliberava – apparentemente a tutela della volontà popolare – di impedirne la vendita e la rendita.
A metà luglio scorso le cose si sono sbloccate in maniera “creativa”, a tutto vantaggio dell’ospedale vaticano, se ce ne fosse qualche dubbio. Sui giornali usciva infatti la notizia della proposta dell’Ospedale del Papa di prenderlo in affitto dall’INAIL, che l’avrebbe acquisito dalla Regione. La soluzione indicata era utile al Bambino Gesù, che non avrebbe sborsato il denaro per l’acquisto. Del resto non lo possedeva, essendo in passivo per oltre 20 milioni di euro.
L’ospedale ospite non poteva esimersi, tuttavia, dall’affrontare una cospicua ristrutturazione del complesso del Forlanini, cosa che sembrava bloccare l’operazione. Ma anche qui traspariva dalle righe dei comunicati il tranello, teso ai cittadini dall’ospedale del Papa. Non disponendo della somma sufficiente, stimata in 300 milioni, l’ospedale avanzava alla PCM richiesta di contributo. Voleva entrare gratis, in una sede della quale lo Stato avrebbe provveduto al finanziamento dei lavori.
E non è finita qui. Da tempo ci si chiedeva in che veste sarebbe sorto il nuovo polo pediatrico romano che avrebbe sostituito quello del Gianicolo, ovvero se avrebbe avuto lo status extraterritoriale o meno. Contatti informali con la Regione riferivano quest’estate della condizione posta da Rocca alla PCM: nessuna extraterritorialità, e ciò a garanzia dei pazienti. L’ospedale avrebbe potuto subire ispezione come tutte le strutture assistenziali d’Italia, Gemelli compreso.
Da qualche tempo, inoltre, si discuteva in Regione di un possibile trasferimento al Forlanini, per evidenti necessità logistiche, dell’attiguo ospedale San Camillo, che con esso formava un’unica azienda ospedaliera. Di questa ipotesi risultava addirittura giacente un progetto, che in più occasioni i nuovi amministratori avevano assicurato di voler attuare. La Regione, del resto, non può esimersi dal garantire la sopravvivenza del nosocomio ultracentenario al quale afferiscono migliaia di romani!
Nell’articolo di Repubblica di ieri leggiamo che sarebbero addirittura “pronte le procedure per l’extraterritorialità”. Possibile mai? E la sorte del San Camillo? E l’esproprio di territorio di uno stato sovrano da parte di un altro? Siamo curiosi di sapere con quali cavilli avverrebbe, dopo quelli che hanno consentito la creativa soluzione della cessione all’INAIL per aggirare l’impedimento alla vendita.
Per ora va evidenziato come nell’articolo manchi la notizia. Non c’è il riferimento ad alcun accordo avvenuto. Non un incontro, non una data, non un nome coinvolto.
E allora rileggiamolo, questo articolo, ma tra le righe. Anzi, dietro le righe. Il 31 dicembre scadrà l’ultimatum di Rocca al Bambino Gesù. Su quali risposte non è dato sapere, come non si conoscono gli estremi della trattativa che sono ancora in discussione. E allora ecco il “promemoria” al governo. Il giornale di GEDI, della grande Industria transnazionale e della Finanza, ricorda ai nostri governanti che l’ospedale del Papa lo vuole a tutti i costi. E lo vuole extraterritoriale, per meglio farne ciò che non può essere disturbato dai controlli. Non è neppure un promemoria, ma un’intimidazione. Vedremo se Giorgia Meloni li asseconderà, privando lo Stato italiano di una parte del suo territorio “carinamente” richiesta da un altro paese (con tanti interessi dietro nascosti). O si ricorderà di dover difendere la sanità pubblica e la pediatria pubblica. E di essere “sovranista”. Speriamo.