La Procura di Roma è determinata a portare a processo – e per questo chiede l’intervento della Corte Costituzionale- i quattro funzionari dei servizi segreti egiziani accusati di aver torturato e ucciso al Cairo il nostro ricercatore universitario Giulio Regeni , ritrovato cadavere nel gennaio del 2016 in una strada alla periferia della capitale egiziana. Il procuratore Francesco Lo Voi assieme all’aggiunto Sergio Colaiocco nell’udienza del 3 aprile hanno chiesto al gup Roberto Ranazzi di sollevare davanti alla Consulta la questione di costituzionalità dell’articolo 420-bis del codice di procedura penale nella parte in cui non prevede che si possa procedere in assenza dell’accusato “nei casi in cui la formale mancata conoscenza del procedimento dipenda dalla mancata assistenza giudiziaria da parte dello Stato di appartenenza o residenza dell’accusato stesso”. Sulla richiesta, che riguarda la questione di costituzionalità dell’art. 420 bis del codice di procedura penale in tema di “assenza” il giudice si è riservato di decidere ed ha fissato la prossima udienza al 31 maggio.
Il processo per le torture e l’assassinio di Giulio Regeni non è mai arrivato in aula proprio per l’impossibilità -causata dagli ostacoli frapposti in Egitto- di comunicare ufficialmente e formalmente i capi di accusa ai 4 imputati. Se ne conoscono da tempo i nomi, ma le autorità egiziane rifiutano di rendere noti i recapiti, nonostante l’asserita volontà di collaborare ribadita nelle molte dichiarazioni di questi anni e rimasta senza riscontro. Del resto l’inchiesta condotta in Egitto dai nostri carabinieri del Ros si è scontrata sempre in questi anni con una serie di depistaggi e false indicazioni fornite dagli egiziani. La comunicazione dei capi di accusa agli imputati è indispensabile sia per la Corte d’assise che per la Cassazione, quest’ultima ha bocciato il ricorso del gup secondo cui è invece possibile celebrare il processo se si può ragionevolmente pensare che gli imputati siano a conoscenza delle accuse. L’Avvocatura dello Stato- organo che rappresenta gli enti statali nei giudizi e che nel processo Regeni rappresenta la parte civile – ritiene invece da parte sua che la recente riforma Cartabia- ministro della giustizia del governo Draghi- consente di andare avanti anche ‘in assenza’ dell’imputato se il giudice “ritiene provato che l’imputato ha effettiva conoscenza della pendenza del processo e che la sua assenza all’udienza è dovuta ad una scelta volontaria e consapevole.
Nell’udienza del 3 aprile era prevista anche la testimonianza della premier Giorgia Meloni e del ministro degli Esteri Tajani. Entrambi hanno recentemente incontrato il presidente egiziano Al Sisi ricevendo a quanto si sa la solita promessa di collaborazione, ma la stessa Avvocatura dello Stato ha bloccato la testimonianza, impossibile senza il consenso dello Stato estero coinvolto. Il prossimo 31 maggio il gup dovrà quindi decidere se inviare gli atti alla Consulta, oppure accogliere la tesi dell’Avvocatura e procedere comunque col processo oppure ancora decidere il non luogo a procedere. Al sit in davanti alla Procura hanno partecipato, oltre a rappresentanti di Articolo 21, esponenti della Federazione della stampa e numerosi cittadini , anche la segretaria del Pd Elly Schlein e il Garante nazionale per i diritti delle persone private della libertà personale Mauro Palma.