Raffaella Leone
Ha già raccolto più di 20mila firme viaggia verso il traguardo delle 25mila la petizione ‘allarme per gli alberi di Roma’ lanciata agli inizi di febbraio da Kathrin Bohr, appassionata ambientalista del Comitato per la tutela dei grandi alberi di Monteverde, che dal taglio degli olmi di via Ozanam allarga lo sguardo, ( e le analisi) alla politica del verde che il Campidoglio sta mettendo in atto. Risultato non scontato, quel numero di firme, anzi per certi versi sorprendente , se si considera che proprio il ‘sacrificio’ dei primi 14 olmi di via Ozanam (altri ne saranno abbattuti per rifare i marciapiedi, in vista e con i fondi del Giubileo) ha trovato sostanzialmente l’indifferenza quando non l’approvazione degli abitanti del quartiere, in gran parte disinformati sulle conseguenze che questi abbattimenti comportano nella vita quotidiana di tutti, a cominciare dal surriscaldamento non solo del pianeta, ma direttamente dei marciapiedi sotto casa. Vale la pena riportare il testo integrale della petizione.
Allarme per gli alberi di Roma
Il caso emblematico di Via Ozanam e Villa Pamphili
Uno dei punti cardini per garantire un futuro all’umanità è percepirci come parti della Natura e non come suoi padroni.
Gli alberi, nella città, svolgono un servizio inestimabile. Roma che fa? Li taglia tutti!
Negli ultimi tempi è in corso una vera e propria campagna di abbattimenti dei grandi alberi romani. Che siano pini, olmi o robinie, il conteggio degli abbattimenti per questi nobili individui verdi sale ogni ora e prescinde dall’accertamento del loro stato di salute e dalla loro collocazione in strade, parchi o ville.
Un caso emblematico riguarda i massicci abbattimenti di Villa Pamphili e quelli dei rigogliosi olmi storici di Via Ozanam.
Il Presidente del Municipio XII di Roma, Elio Tomassetti si è limitato a darne comunicazione qualche giorno fa tramite social, sminuendone così il reale impatto ambientale, paesaggistico, sanitario e soprattutto economico, limitandosi a parlare di “interventi di riqualificazione previsti per il piano giubilare”.
Quindi, vorremmo capire meglio cosa ci promette con il termine di riqualificazione.
Riqualificazione dà l’idea di un progetto: promette qualità, suona di miglioramento.
Immaginiamo che ci sia un progetto all’altezza dei tempi difficili che stiamo vivendo.
Immaginiamo.
I fatti mostrano il contrario e sono allarmanti.
17.000 alberi abbattuti contro 2.000 alberi ripiantati, non contando quanti di questi sono stati o saranno in grado di sopravvivere. Gli alberi giovani faticano enormemente a resistere nelle condizioni di inquinamento e di temperature in allarmante aumento di Roma.
Non funziona l’idea di sostituire un albero di 50 anni con uno di 2 anni.
L’ecosistema non è una macchina che obbedisce alla logica meccanica.
Roma Capitale passa a risolvere problemi senza porsi prima domande.
Quali sono i reali costi e impatti economici e sociali degli abbattimenti compulsivi?
Dove trova il Comune oltre 20.000 alberi pronti e resilienti – non piantine – entro il 2025, considerando che non sono stati nemmeno sostituiti i 15.000 abbattuti tra il 2021 e il 2023?
Ci vogliono anni per far crescere un armata verde di questa portata.
Dove si taglia un albero di 80 anni, resta un ceppo con una radice larga e profonda quanto l’albero stesso e non sembra previsto nei piani operativi del Comune la volontà di togliere le radici e preparare un terreno che possa accogliere nuova vita.
Quali sono le immediate conseguenze di una desertificazione urbana portata avanti in questo modo?
- danno estetico: perdita dell’identità
- innalzamento delle temperature di 10° e oltre
- mancanza di ombra e di ventilazione… circolare a piedi o in bici diventa impossibile nei mesi di caldo, con conseguente incremento dell’utilizzo delle macchine
- aumento di fabbisogno e domanda energetica: salgono i costi delle bollette a causa dell’eccessivo utilizzo dei climatizzatori e la rete energetica è sottoposta a rischio sovraccarico e blackout
- danno commerciale: meno shopping, meno interazione sociale, meno turisti
- impoverimento faunistico: dove non ci sono alberi non c’è Vita
- danno erariale: le abitazioni valgono meno
- impatto sanitario: aumentano inevitabilmente le emergenze e i casi di malattia dovute a maggior caldo e all’inquinamento, peggioramento della salute psichica ed emotiva, particolare impatto su adolescenti e bambini, ansia del futuro
Prendere qualsiasi decisione in assenza di una vera progettualità e senza la migliore mappatura possibile di cause ed effetti può rivelarsi fatale. Ogni progetto porta con sé impatti e conseguenze che necessitano calcoli accurati e competenze professionali specifiche. Oggi abbiamo a disposizione criteri scientifici che ci permettono una corretta valutazione d’insieme da cui non si può più prescindere, in grado di conciliare le varie esigenze della vita umana. Una tale responsabilità non può essere delegata soltanto a una ditta edile come sta accadendo per via Ozanam.
Nel 2024 è impensabile trovarci governati esclusivamente da logiche datate che interpretano l’economia ancora come una categoria a se stante, in una semplicistica prospettiva di business as usual. Che coglie l’opportunità urbanistica del Giubileo per asfaltare e abbattere. Roma non ha il controllo della situazione e questo ci fa paura.
Chiediamo di sospendere qualsiasi abbattimento finché non sia reso pubblico un progetto dettagliato che valuti tutti gli aspetti sistemici e che rispetti a pieno titolo il Regolamento del Verde. Chiediamo che ciò avvenga nel contesto di un progetto urbanistico consapevole dei cambiamenti climatici, con una visione, per una città che metta al centro il benessere dei cittadini e il bene comune.
Chiediamo che il Sindaco Roberto Gualtieri fermi l’eccessivo e indiscriminato abbattimento degli alberi.
Di via Ozanam.
Di Villa Pamphili.
Di Roma.