Raffaella Leone
Non è stata la ripetizione di un rito più o meno sentito nei giorni in cui si ricorda l’Olocausto. Al contrario, il Cammino della memoria, voluto dal nostro municipio nei luoghi della sofferenza ma anche della solidarietà e del coraggio, si è imperniato-solo apparentemente è un paradosso- intorno alla parola ‘vita’. Vita. Non solo dei sopravvissuti allo sterminio pianificato e attuato dai nazisti. Vita di chi vuole guardare al futuro senza lasciar spegnere la memoria del passato. Dalla partenza a Forte Bravetta- un luogo simbolo della Resistenza- all’arrivo al Portico D’Ottavia- tragico teatro della partenza dei camion nazi-fascisti (perchè c’era anche qualche camicia nera in quell’ottobre del 1943) il filo rosso che ha legato gli interventi di tutte le figure pubbliche che hanno partecipato al Cammino -da Tomassetti a Gualtieri, alla presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello al rabbino Riccardo Pacifici- è stato sì il dovere della memoria, ma unito allo sguardo puntato sul futuro, ben espresso proprio dal rabbino:noi siamo il popolo della sofferenza e della Shoàh ma siamo soprattutto il popolo della vita’.
Sono venuti a cercarli anche qui, ricorda Cristina Maccone, cattolica ma nipote di una nonna ebrea, Elena Loewenstein, arrivata dalla Germania poco prima che si aprissero le porte dell’inferno in terra. Siamo qui per il ricordo, perchè il ricordo è il motore del futuro, spiega usando le stesse parole che poi dirà un parente di Piero Terracina in un’altra tappa significativa di questo Cammino, le pietre d’inciampo a piazza Rosolino Pilo. Sì, perchè la violenza nazista ha percorso anche le strade del nostro quartiere. 101 ebrei furono salvati dalla parrocchia della Trasfigurazione. Hanno vissuto per mesi ammassati in una stanza giù sotto la chiesa, e oggi l’attuale parroco ricorda con orgoglio che nel giardino dello Yad Washem a Gerusalemme tra gli alberi dei ‘giusti’ c’è anche quello della parrocchia della Trasfigurazione. E tra i documenti conservati in Vaticano ci sono i passaporti falsi firmati da G.B. Montini, quello che poi diventerà papa Paolo Sesto.
Il male sarà sempre dentro di noi, ma ciascuno di noi può e deve fare una scelta, assumersi la responsabilità, ricorda ai ragazzi che lo ascoltano il rabbino Riccardo Pacifici E’ lui a parlare della buona gioventù, dei tanti giovani che partecipano ogni anno ai viaggi della memoria organizzati dalle scuole per visitare ad Auschwitz, è lui che chiede agli studenti di diventare i testimoni della memoria dei testimoni, e trasformare i giorni del ricordo in un inno alla vita.
E di giovani ce ne sono tanti, degli istituti superiori ,e non solo di quelli, che hanno aderito all’iniziativa del Municipio. La loro presenza, la loro consapevolezza, sono la stanza in cui possiamo metterci in salvo. Tutti.