L’amministrazione è proprietaria del complesso e in ogni caso dovrebbe autorizzare l’eventuale trasferimento all’Inail che metterebbe in moto l’iter per il passaggio al Vaticano, ma agli uffici regionali, compreso il dipartimento del patrimonio, non risultano atti ufficiali di alcun genere.
Raffaella Leone
Ci siamo e non ci arrendiamo: questo ha detto non solo simbolicamente la pattuglia del Coordinamento Comitati Associazioni e Cittadini per il Forlanini bene comune che ha partecipato alla manifestazione nazionale a Roma indetta dalla Cgil sui temi di più stretta attualità, dal fisco alla sicurezza sul lavoro, alla sanità che si vorrebbe restasse pubblica e invece sta scivolando verso una sempre più accentuata privatizzazione. E anche se tecnicamente il passaggio del Forlanini al Bambino Gesù non è una privatizzazione vera e propria perchè l’OPBG opera in regime di convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale, la Cgil- componente di peso del Coordinamento- vorrebbe vederci chiaro e da mesi chiede inutilmente un incontro al presidente Rocca, presente ma non protagonista alla firma in pompa magna della Dichiarazione di intenti tra il Segretario di Stato di Sua Santità, Cardinale Pietro Parolin, e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. Ai tanti passaggi oscuri di questa annosa vicenda oggi se ne aggiunge uno: di strano c’è il fatto che agli uffici della Regione che è la proprietaria del complesso e che dovrebbe comunque approvare il passaggio non risultano atti ufficiali successivi alla citata Dichiarazione, nemmeno il Dipartimento al patrimonio ne sa niente .
Eppure, la nota ufficiale sulla Dichiarazione di intenti emessa dalla sala stampa della Santa Sede il giorno della firma, 8 febbraio 2024, riconosciuto che il Bambino Gesù non ha attualmente gli spazi per ampliare l’offerta sanitaria e l’attività di ricerca e che il Forlanini è ” uno dei luoghi più idonei per la realizzazione della nuova sede delinea quindi una serie di obiettivi che ciascuna parte si impegna a conseguire. Tra questi in primo luogo la definizione della necessaria architettura normativa che favorisca l’attuazione degli interventi e la piena sostenibilità economica dell’operazione. In secondo luogo il testo specifica i passaggi principali dell’operazione, ovvero l’acquisito – per un prezzo da stabilirsi – da parte della Santa Sede dell’area e dell’immobile denominato “complesso Forlanini” dalla Regione Lazio; la concessione da parte della Santa Sede a INAIL del diritto di superficie, per un periodo e un valore da concordarsi tra le parti; la realizzazione da parte di INAIL del nuovo ospedale; l’affitto da parte di INAIL del nuovo plesso dell’Ospedale, verso il corrispettivo di un canone che remuneri l’investimento di INAIL; infine la stipula di un accordo tra Santa Sede e Italia per il trasferimento delle immunità di cui agli artt. 15 e 16 del Trattato del Laterano alla nuova sede del Bambino Gesù.”
Testualmente, nella dichiarazione, si parla di acquisto ‘dalla Regione Lazio’, che dunque dovrebbe pur saperne qualcosa, a meno che essendoci trattative in corso, non si sia deciso di mettere tutti di fronte al fatto compiuto e dare comunicazioni a cose fatte . E questa pratica vale anche per l’Inail -istituto nazionale per gli infortuni sul lavoro- molto citato nella Dichiarazione ma sempre senza indicazioni precise su costi e tempi dell’operazione Bambino Gesù al Forlanini. Quello che sappiamo finora- i 500 e passa milioni di fondi pubblici destinati a ristrutturare il Forlanini e l’autunno del 2026 come termine ultimo- è frutto di indiscrezioni, nient’altro. Viene da pensare che la vaghezza sia un tratto dominante nella storia recente del Forlanini anche quando in campo ci sono i cosiddetti poteri forti, definizione in questo caso non del tutto appropriata trattandosi del governo e del Vaticano.