Tutto nasce nel periodo del lockdown più duro, tra marzo e Aprile di questo 2020 che passerà allo storia come l’anno della pandemia da Covid -19. Lo storico mercato di piazza S,Giovanni di Dio è desolamente vuoto: tra i numerosi banchi di prodotti alimentari e non solo si aggirano pochi clienti, che aspettano disciplinatamente il loro turno. Un professore di Innovazione dell’Università Roma 3 e tre studenti pensano di venire incontro ai bisogni di una popolazione smarrita e alla sopravvivenza del commercio di prossimità mettendo a disposizione le loro competenze tecniche: nasce il sito web Daje nel quartiere Monteverde.
di Luisa Stendardi
Oggi il periodo più intenso di lock down è , speriamo definitivamente, alle spalle . I mercati sono di nuovo in piena attività sia pure regolata dai distanziamenti ancora necessari.Il sito e la pagina facebook di Daje continuano a fornire i propri servizi ai clienti vecchi e nuovi del mercato con un numero crescente di adesioni da parte dei rivenditori che , grazie anche a quest’iniziativa spontanea ,nata dal basso, sono riusciti a superare i momenti peggiori mantenendo gran parte della clientela più affezionata. Ma in cosa consiste questa idea? Essenzialmente nel creare una sorta di commercio elettronico di quartiere che dà ai commercianti la possibilità di vendere i propri prodotti attraverso ordinazioni on line oppure, per i meno esperti dell’uso di internet , per via telefonica gestendo gli ordini sempre attraverso il sito.
Si diceva un tempo necessità fa virtù, in questo caso la necessità è stata l’input che ha accelerato un cambiamento nel mondo del commercio al dettaglio che già prima della crisi del Codid, si presentava come ineludibile. In che modo infatti il piccolo commercio di prossimità avrebbe potuto contrastare l’avanzata delle grandi reti mondiali del commercio on line? Solo ponendosi in qualche modo sullo stesso terreno, quello di offrire attraverso il web la possibilità di fare ordinazioni e consegne a domicilio. Sul sito Daje è possibile ordinare i prodotti alimentari dei singoli banchi del mercato e ricevere a casa la spesa, si tratta di prodotti freschi , di alimenti che a volte provengono da specifiche località di produzione, niente a che vedere con i prodotti delle grandi catene di distribuzione dei supermercati e qui sta la forza di questo progetto che fa entrare il mercato tradizionale in casa.
Uno dei fondatori del settore logistica dopo cinque mesi di attività si dimostra soddisfatto ” Abbiamo messo su una vera e propria impresa, il settore logistica all’inizio lo gestivamo con i nostri mezzi privati . Tra poco avremo a disposizione il nostro brand e i fattorini viaggeranno su macchine aziendali, intendiamo anche espanderci in altri settori della città, la prossima tappa sarà il quartiere Balduina”
Anche i commercianti sono abbastanza soddisfatti, il rivenditore di un banco di frutta e verdura racconta che molti clienti anziani o con problemi di salute sono stati recuperati durante il lockdown attraverso il sito. “Oggi la clientela si è anche un pò allargata, altre famiglie si sono aggiunte ai clienti tradizionali. Molti hanno optato per questa modalità on line per il grande risparmio di tempo rispetto alla spesa “in presenza” . E’ indubbiamente vero, si risparmia tempo e si possono acquistare prodotti artigianali, però ci sono sempre in ogni innovazione uno o più elementi degni di riflessione. Il piacere della spesa tra i banchi del mercato è uno di questi, il rapporto diretto , umano con il rivenditore con cui si scambiano quattro chiacchere è un elemento importante della vita sociale e oltre a questo è opportuno forse interrogarsi sugli effetti dell’e-commerce anche di prossimità sulla mobilità urbana. Quanti pulmini carichi di merci gireranno per la città otre a quelli delle grandi reti del commercio mondiale? Dovremo pensare ad attrezzare le nostre città con modalità specifiche per il moltiplicarsi di queste consegne a domicilio? Diciamo che questi sono interrogativi per un futuro che è già tra noi