Funziona così: chi é uscito per necessità e passa vicino alla parrocchia suona in canonica e lascia la busta destinata ai poveri davanti alla porta. Dopo un pò scende il parroco, padre Francesco, attentissimo a rispettare questi nuovi comandamenti laici imposti dall’emergenza, e ritira i pacchi. Li consegnerà lui stesso alla famiglie che li chiedono, dopo aver fissato un appuntamento telefonico e sempre evitando ogni contatto.
Cammina per chilometri, padre Francesco, con l’inseparabile cane Rio che abbaia alle mascherine, tirandosi dietro il carrello che passerà a riprendere nel pomeriggio. E’ lui il promotore di questa iniziativa che non ha ancora un nome- ahi, la comunicazione- ma che lascia senza parole anche lui che pure la beneficenza la pratica da sempre per dovere d’ufficio, diciamo .
“Siamo stupiti, ci telefonano famiglie che non immaginavamo fossero in difficoltà, la chiusura di molte attività sta creando nuovi poveri, persone che non possono proprio comprare neanche il pane”, mi dice ripetendomi: mai vista una cosa così.
La parrocchia ha un elenco di assistiti che le storiche Dame di san Vincenzo conoscono bene, ma ora le altre attività caricatevoli sono sospese, si fa solo questa specie di colletta alimentare, perchè le persone ora chiedono viveri, viveri, viveri.
Padre Francesco ha una preoccupazione in più: la parrocchia vive con l’obolo dei fedeli, ma le funzioni religiose sono sospese e le offerte mancano. Le bollette, però, arrivano lo stesso. Un motivo in più per sperare- o pregare- che questa emergenza passi appena possibile, anche a costo di tenersi la mascherina sul viso fino ai giorni caldi dell’estate.