Raffaella Leone
Annullata causa Covid negli ultimi due anni, è tornata all’ospedale Spallanzani La notte europea dei ricercatori e delle ricercatrici ed è stata un indiscutibile successo: laboratori aperti, possibilità di osservare da vicino sotto attenta guida macchinari e procedure complesse, video e spiegazioni dal vivo. Medici e infermiere/i a fine turno di lavoro hanno tolto il camice e le vesti di chi fa ricerca e per qualche ora- dalle 19 alla mezzanotte del 27 settembre- hanno spiegato, risposto a domande, illustrato il percorso che porta alla cura. Famiglie intere, bambini, ragazzini vivaci ma attentissimi a seguire le spiegazioni, molti giovani, si sono aggirati tra i padiglioni dell’ospedale, che è stato ed è la nostra eccellenza, un punto di riferimento internazionale e nazionale per le malattie infettive.
Il Covid aleggia ancora nella mite serata autunnale, e non solo perchè la malattia non è ancora del tutto scomparsa. Lo si capisce dal folto capannello di persone che segue interessato le spiegazioni del personale sanitario dell’Aereonautica militare, decenni di esperienze alle spalle in varie zone del mondo ma il ricordo ancora vivo dei voli che trasportavano i malati dal nord esausto e imploso al sud con ancora qualche posto letto disponibile. Ai ragazzi non sembra vero di poter infilare le braccia negli appositi supporti sopra la barella . Accanto, c’è l’ambulanza cittadina, quella che ci è diventata familiare per le tante immagini delle tv, e l’operatore spiega cosa c’è dietro il trasporto di un malato di Covid.
Il personale sanitario- tutti dipendenti dello Spallanzani che si sono fermati dopo il turno in reparto- indossa magliette colorate e fa da guida ai tanti visitatori, compreso il presidente Tomassetti che è qui in forma privata visto che il Municipio non è coinvolto direttamente in questa iniziativa. C’è folla in tutti i settori, persino il reparto di alto isolamento sembra meno spaventoso. Ad epidemiologìa dopo la prima dimostrazione nell’ufficio trasformato in saletta conferenze bisogna prenotarsi per quella successiva, si parla di zanzare e di come difendersi, la stanza è piena di ragazzin* con la curiosità di guardare da vicino le larve. Anche i più picccoli hanno il loro spazio: niente camici, molti pelusches, dottoresse con abiti colorati e persino un infermiere/ricercatore con la tuta da uomo-ragno. A biologia ci si alterna al microscopio mentre la dottoressa spiega che cos’è un virus e come si insedia nel corpo umano. Completano le informazioni Eleonora, dirigente di reparto, e un’altra Eleonora, specializzanda in biologìa con un contratto a tempo determinato.
La mezzanotte si avvicina ma intorno al tavolo dell’Intelligenza Artificiale ragazzine e ragazzini aspettano il proprio turno per indossare la fascia che cinge la testa e permette di interagire con il capo del reparto informatico, che guida l’esperimento e spiega che l’Intelligenza Artificiale è già presente nello Spallanzani e che in vista del Giubileo si sta preparando una mappatura dei pellegrini in arrivo per individuare ed eventualmente prevenire il diffondersi di malattie infettive.
Un’esperienza bellissima, scrive e firma sul post-it attaccato al tabellone dell’uscita una ragazza, contraddetta da una compagna che ha trovato invece deludente questo incontro ravvicinato con la ricerca medica. Alla domanda: quanto pensi che la Ricerca sia alla portata di tutti , le iconcine di faccine soddisfatte sono quasi pari alle faccine deluse. La mezzanotte è passata, ci si saluta con un piccolo rinfresco e con un applauso. Meritatissimo.