Raffaella Leone
“I nostri pullman partono ogni sabato carichi di aiuti e tornano carichi di persone che cercano scampo alla guerra scatenata da Putin”. Marina vive a Monteverde da più di quindici anni. E’ arrivata qui da una cittadina dei Carpazi, in patria è rimasto suo padre, 87 anni,vive in una cittadina nella parte occidentale dell’Ucraina, finora risparmiata dalll’avanzata russa e dai bombardamenti. Marina gestisce un bar a via di Donna Olimpia 2, un piccolo bar che pochi giorni dopo quel fatidico 24 febbraio, la notte dell’invasione russa, è diventato un centro di raccolta di aiuti ai profughi. “Ci stanno aiutando in tanti, i supermercati vicini, l’Anfas (l’associazione per i disabili che ha una sede in Villa nell’ingresso di via Vitellia ), tanti monteverdini’.
Nel bar è un continuo via vai, c’è un’aria di famiglia. Sul bancone è poggiato il bussolotto per la raccolta delle monete. Marina trasforma tutto in beni di prima necessità e medicine, preferisce non mandare soldi in Ucraina: ‘i supermercati sono vuoti, che cosa potrebbero comprare? E poi, chi cambierebbe gli euro nella moneta locale?’ Una parte del prossimo carico è destinata all’ospedale oncologico pediatrico di Kiev.
Chi invece si affida all’invio diretto di fondi è Lorenzo Zoppolato, presidente di Exodus, una piccola no profit che scende in campo, mi spiega, solo in situazioni di vera emergenza (l’onlus è intervenuta in Kossovo nel 1999, in aiuto ai terremotati de l’Aquila nel 2009, e ancora per i terremotati di Visso nel 2016). La guerra lui l’ha visssuta sulla propria pelle, in Kossovo un cecchino gli ha sparato rendendolo invalido a vita. Ha sistemato il banchetto con le scatole per la raccolta di monete e banconote- sul tavolino qualche volantino e lo statuto dell’associazione- davanti alla chiesa di Santa Silvia. Assicura che porterà il ricavato alla basilica di Santa Sofia, punto di raccolta ormai noto e certo, e sarà davanti a Santa Silvia a raccogliere fondi ogni domenica fino all’inizio di aprile nonostante la contrarietà del parroco, che forse diffida delle raccolte organizzate fuori dai circuiti delle grandi agenzie di aiuti, che siano Caritas o Uncr o simili. Una diffidenza non del tutto immotivata, visti gli allarmi che circolano in rete su speculatori in agguato anche sulla tragedia di questi giorni. ‘Forse è irritato dal fatto che sia un’associazione laica a mobilitarsi, togliendo un pò di spazio alla chiesa’, commenta Zoppolato. Per molti, però, sono proprio le parrocchie il primo punto di riferimento. E praticamente tutte le parrocchie di Monteverde continuano a raccogliere aiuti per l’incolpevole -almeno nella guerra in atto- popolo ucraino.