LEGGERE Roma cerca Roma
Raffaella Leone
“…quel triangolo creativo compreso tra la Via Prenestina e la Casilina, che comprende la parte meno celebrata ma più effervescente della Capitale”, quel triangolo Giuseppina Granito, ‘eccentrica esploratrice’ e autrice di Roma cerca Roma, lo ha percorso in lungo e in largo. Mesi e mesi di esplorazioni, partendo da Porta Maggiore, scendendo alle stazioni della metro C per esplorare quello che è riconosciuto dall’Unesco come il secondo sito archeologico del mondo dopo i Fori, come ricorda un pannello orgogliosamente affisso all’entrata del VI Municipio: ‘ un territorio ricco di ville, torri, casali, mole e mulini,oleifici e santuari,ponti osterie castelli e templi, mausolei ninfei e sorgenti, cascate e fossi, fabbriche e sepolcri, chiese e cisterne’, set di indimentibabili capolavori del cinema neorealista, da Roma città aperta a Uccellacci e uccellini a Ladri di biciclette, interpretato da un operaio dell’allora Breda, fabbrica metalmeccanica dell’omonimo villaggio. Ma è anche il territorio di Tor Bella Monaca, quello delle 24 piazze di spaccio, quello della mancanza di punti di incontro anche per i comitati di quartiere. Scrive la Granito: ‘è il quartiere delle contraddizioni:malaffare e solidarietà, dipersione scolastica e l’Edoardo Amaldi , uno dei più grandi e prestigiosi licei romani…e il secondo ateneo di Roma- Tor Vergata- a due passi…’.
Le tracce delle esplorazioni a est -come recita il sottotitolo- in questo libro si colgono in ogni pagina: nell’attenzione alle borgate e ai borghetti, alle picole e grandi testimonianze del passato (i graffti, le innumerevoli chiese che rafforzano il senso di comunità, i murales, le targhe commemorative- spesso di episodi della Resistenza- le edicole, piccoli monumenti votivi simboli della religiosità popolare, il tempio buddista di via dell’Omo, emblema di come nei nuovi quartieri vive e cresce una religiosità diversa, si direbbe multietnica) nella sensibilità sempre attenta a ricostruire e dare spazio anche al tessuto sociale di chi in quelle zone vive e lavora. Quel tessuto sociale fatto di impegno e di volontariato che molto spesso ha salvato luoghi di interesse archeologico dalla cementificazione .
E’ un libro che non risparmia crtiche e considerazioni amare per il degrado a cui molto, anche se non tutto, del patrimonio archeologico e ambientale è lasciato. Sorprendentemente ‘la palma di strada del peccato’- trattandosi dell’arteria nata quando il sindaco di Roma era Giulio Carlo Argan, illustre storico dell’arte a capo della prima giunta capitolina di sinistra – è assegnata a Viale Palmiro Togliatti e non per l’intestazione: ‘Purtroppo, VialeTogliatti non è riuscita a farsi amare dai romani. Come le Ramblas di Barcellona, nate unendo cinque tratti di diverse strade, poteva diventare il cuore dei quartieri di Centocelle, Alessandrino, Cinecittà, Quarticciolo , il punto di incontro di un quadrante sfibrato, salvaguardando il traffico veicolare e valorizzando quello degli esseri umani. Niente da fare, la mobilità cittadina ha avuto il sopravvento e l’arteria è diventata un corridoio di passaggio veloce con tanto di impraticabile pista ciclabile’.
Presentato con gli interventi dell’editore Palombi e di Olga Di Cagno , archeologa e consigliera del Municipio V, Roma cerca Roma ridà vita al passato e contemporaneamente guarda al futuro, in particolare alla prospettiva di collegare i parchi capitolini in una specie di anello verde, e al progetto Fuori dai Fori, del Centro per lo studio delle trasformazioni del territorio, attivo nel secondo ateneo romano, che, guidato dall’archeologa Ricci, si propone di guardare Roma con uno sguardo del tutto originale.