La stimata giornalista Milena Gabanelli, autrice con il suo staff di pregevoli inchieste, ha però un chiodo fisso sugli inceneritori, di cui continua a decantarne le “magnifiche sorti e progressive” di cui l’umanità intera non potrebbe fare a meno. E questa volta, nella loro glorificazione, inciampa nella Legge di conservazione della massa, il famoso postulato fondamentale di Lavoisier e, nella sua spericolata ovazione a favore degli inceneritori, arriva a dire che questi “generano energia”https://tg.la7.it/ambiente/gabanelli-tra-inceneritori-incendi-e-racket-lindustria-criminale-dei-rifiuti-07-10-2019-143208.
Generano energia? Diciamo che “recuperano energia” dai materiali che distruggono bruciandoli; neanche tanta poi, intorno al 20-22% al massimo dell’energia necessaria per riprodurre quel materiale. Dovendo quindi poi sperperare, per riprodurli, ben quattro volte l’energia recuperata con l’incenerimento. Se proprio sentissimo la necessità di un neologismo, allora sarebbe più coerente chiamare questi impianti “termodistruttori”.
Io sono un estimatore della Gabanelli e penso che questo sia solo un inopportuno e reiterato scivolone giornalistico, favorito da un clima di revanscismo ideologico teso a riportare in auge questi impianti del passato e che, soprattutto con le sensibilità che vanno maturando verso un maggior rispetto per la natura tutta, dovrebbero appunto, restare nel passato.
La reazione, sorpresa e sbigottita degli ambientalisti non si è fatta attendere e in un comunicato che sin dal titolo non lascia dubbi sul giudizio negativo: “LA GABANELLI GIOCA CON IL FUOCO DEGLI INCENERITORI MA COSI’ BRUCIA UNA CORRETTA INFORMAZIONE!”, continua poi affermando: «La #Gabanelli mischia un po’ di cose: i roghi nei centri abusivi di stoccaggio delle plastiche, l’attribuzione all’incenerimento di bassi o nulli livelli di inquinamento e il valore “risolutivo” degli stessi; ma facendo cosi’ in modo grossolano rischia di compromettere la motivata fama che si è conquistata con inchieste ben condotte.» chiosa Rossano Ercolini* nel Comunicato ufficiale di Zero Waste Italy. “PIU’ INFORMAZIONE, MENO INQUINAMENTO MEDIATICO, PLEASE!” è la sollecitazione che conclude il Comunicato
Anche Enzo Favoino** non usa mezzi termini nel commentare il tripudio inceneritorista “… la Gabanelli non sa di che parla quando parla di valori limite … ma non è neanche quello il punto centrale: perché anche se le emissioni fossero a posto (e più che di diossine, parlerei di nanoparticolato) la Gabanelli salta a pie pari il tema della Agenda Economia Circolare e del modello di sviluppo che l’Europa, dopo una discussione ventennale, ha deciso di darsi per sopravvivere. Esattamente il motivo per cui in tutta Europa Occidentale e Settentrionale (con la sola eccezione forse di UK, per motivi storici che ometto per brevità) stanno parlando di spegnere gli inceneritori, non di costruirne nuovi”.
Milena Gabanelli, insomma, si unisce al coro di chi pretende di affrontare il problema dei rifiuti partendo dalla fase finale, dove il cumulo dei rifiuti è ormai praticamente ingestibile.
Non una parola sulla necessità, ormai non più rinviabile, di andare verso una drastica riduzione della produzione dei rifiuti. Dobbiamo considerare i Rifiuti Urbani come la punta di un iceberg, dove la parte preponderante, quella sommersa, sono gli scarti industriali che hanno portato alla produzione di quei rifiuti – in un rapporto di 1 a 70 – e dove quindi la prevenzione nella produzione del rifiuto ha un valore enormemente maggiore rispetto a qualunque pratica di raccolta differenziata, riuso, riciclo e recupero (di materia).
La questione dei rifiuti quindi non può continuare ad essere affrontata con la presunzione che la tecnologia possa offrirci le migliori soluzioni di trattamento e smaltimento possibili. Come se la tecnologia fosse un qualcosa di neutrale, comunque di “buono”; al massimo che sia necessario prestare attenzione “all’uso che se ne fa”.
Ma, prima ancora dell’uso che se ne fa, la “tecnologia” applicata agli inceneritori viene sostenuta con motivazioni “tecniche” del tutto fantasiose, fuorvianti o persino false! Può essere utile a questo proposito la lettura delle note di Giovanni Damiani*** scritte circa un anno fa https://lucianoodorisio.it/a-proposito-di-inceneritori-le-bufale/
Chi, come me e mio malgrado, si occupa delle questioni relative al mal-trattamento dei rifiuti da oltre trenta anni, ha potuto verificare nel tempo un progressivo affievolimento del sostegno agli inceneritori; una battaglia culturale vinta dalla “nostra” parte, cioè dei sostenitori del unico modo possibile, sostenibile, ecologico di approcciare la questione partendo proprio dalla limitazione della produzione del rifiuto. Ma poi arrivò lo “Sblocca Italia” che, nonostante bocciature del TAR e successive modifiche, ha consentito una ripresa della cultura inceneritorista, di cui anche la Gabanelli ha voluto farsi portavoce.
Ma a cosa è effettivamente finalizzato, allora, questo forsennato, scomposto e irrazionale assalto ideologico a favore dell’incenerimento?
Lasciamo da parte le posizioni da tifoserie contrapposte: inceneritori si, inceneritori no; dove ognuno prende posizione in base alla propria “squadra” di appartenenza – come ciò che sta succedendo, ad esempio, sulla grande questione del riscaldamento globale o come, mi si perdoni il parallelo forse incongruo, sulla discussione sul creazionismo o l’evoluzionismo – la vera differenza tra un modello di gestione dei rifiuti che preveda o no l’incenerimento è, semplicemente, il mantenimento o no dell’attuale modello consumistico, energivoro, che si basa sullo sfruttamento senza limiti della terra, delle sue risorse naturali e degli esseri viventi per la produzione di prodotti sempre più assurdi e superflui.
“Tutto cambi perché nulla cambi” quindi; gli inceneritori sono funzionali al mantenimento dell’attuale “stile di vita”. Viene infatti indotto il concetto che se non mi devo preoccupare di come disfarmi del rifiuto, non mi preoccupo nemmeno di limitarne la produzione, ne di recuperarne una parte o il tutto; e posso continuare a produrre, a consumare e a gettare via quello che ho appena consumato, senza problemi perché c’è l’inceneritore che mi libera dal consumato e la produzione che mi rifornisce di oggetti di consumo. Di cui tra l’altro non sempre ho bisogno; ma sono condizionato da produttori, sempre più abili a suscitare desideri attraverso la pubblicità, che si serve di mezzi di comunicazione sempre più potenti per diffondere i suoi messaggi. Una pubblicità rivolta non all’acquirente, ma al consumatore. Il possesso è per il produttore un intervallo improduttivo tra l’acquisto ed il consumo, e tende quindi a ridurlo al minimo. Infatti la pubblicità decanta preferenzialmente gli aspetti innovativi dei prodotti e quasi mai la loro durata e la loro riparabilità.
Senza l’incenerimento diventa invece inderogabile una modifica sostanziale del nostro modello di vita, della “necessità” di molti dei nostri consumi. Diventa cioè indifferibile una riflessione sulla differenza tra un’economia che abbia rispetto delle persone, del lavoro, della salute e dell’ambiente ed un’economia che ponga al centro di tutto il guadagno per pochi e lo sfruttamento del suolo, dell’aria, dell’acqua in danno di tutti.
* Rossano Ercolini – Goldman Environmental Prize 2013 – Presidente di Zero Waste Italy – Presidente di Zero Waste Europe – Direttore Centro di Ricerca Rifiuti Zero Capannori – www.rifiutizerocapannori.it
** Enzo Favoino – Coordinatore del Comitato Scientifico di Zero Waste Europe
*** Giovanni Damiani – ex direttore generale dell’Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente (ora ISPRA)