QUI Monteverde

Nasce il comitato per la tutela alberi Monteverde

Raffaella Leone

Solo potatura, era scritto sul cartello attaccato al maestoso pino che faceva ombra a largo Ravizza, vicino al bar. E’ finita con il tronco fatto a pezzi , buoni da bruciare quando saranno secchi abbastanza, ora sono ancora troppo umidi. La giusta onda emotiva innescata dalla tragica morte di Teresa Veglianti, schiacciata in via di Donna Olimpia da un albero che avrebbe dovuto essere abbattuto 2 anni prima, deve aver convinto il Dipartimento Ambiente del Campidoglio che il modo radicale per risolvere il problema è abbattere gli alberi, anche quelli eventualmente sani. Spesso basandosi solo sulla cosiddetta VTA (nell’inevitabile inglese Visual Tree Assessment,) che tradotto grossolanamente vuol dire ‘a vista’ e quel che è peggio, affidandosi a ditte esterne, spesso senza il parere di un agronomo, e a dipendenti che non sempre hanno le competenze per decidere cosa e dove tagliare.

“La perizia visiva non è sufficiente, bisogna fare tutte le verifiche strumentali, gli alberi piantumati da più di 30 anni sono un bene paesaggistico e ambientale tutelato dalla Sovrintendenza”, spiega Maria Elena Carosella, la storica ‘sentinella’ del verde non solo verticale che ha promosso la prima assemblea pubblica proprio a largo Ravizza, accanto a ciò che resta del pino abbattuto. Non basta guardarlo, un albero, per accertarne lo stato di salute, come ha sottolineato in apertura dell’assemblea ,collegato da Varese, il prof Daniele Zanzi, importante esperto a livello europeo.

Si va subito sul concreto, scambiandosi nomi e indirizzi per far nascere il Comitato per la tutela degli alberi di Monteverde, che già si è dato appuntamento a domenica prossima , sempre a largo Ravizza, perchè non c’è tempo da perdere. E’ la prima assemblea pubblica, ma le idee si accavallano, a conferma di quanto il problema delle potature e degli abbattimenti scriteriati sia sentito, non nell’iperuranio delle astrattezze ma nella vita quotidiana del quartiere, dei monteverdini che vedono le oasi di frescura all’ombra degli alberi ridursi mano a mano sui marciapiedi diventati un tappeto di asfalto bollente (quello delle ville pur molto menzionate è caso a parte). Alcuni dei presenti fanno parte di comitati storici, come il Roma 12 acqua bene comune, o come La Tela di piazza della Trasfigurazione, che a sua volta riunisce varie associazioni. Si parla di una diffida, da inviare al Dipartimento ambiente del Campidoglio ma anche al municipio( per quanto le competenze di quest’ultimo siano limitate), proposta caldeggiata in particolare da Antonella Paloscia e accolta da molti consensi.

Ma soprattutto si parla della necessità di essere informati: “Serve trasparenza-nella gestione erborea del nostro quartiere- chiede una battagliera Francesca Curatola- e trasparenza significa sapere quale è la ditta incaricata, quante altre sono state ascoltate, quanto costa , con quali criteri operano e soprattutto sapere chi in Comune fa il monitoraggio della gestione di questi servizi appaltati a una ditta esterna. Dopo l’ultimo evento luttuoso accaduto nel quartiere hanno una motivazione in più per tagliare, ma è chiaro che certi incidenti non accadono se c’è una gestione preventiva da parte di esperti competenti, che decide come e quando vanno potati gli alberi, e quali sono gli alberi pericolosi, perchè a onor del vero certi pini potrebbero essere pericolosi ma prima di provvedere a tagliarli bisogna che ci sia una certificazione ,una perizia che dimostri che non si può fare diversamente”.

La trasparenza è mancata del tutto nel caso del pino di Largo Ravizza. “Se noi avessimo saputo in tempo ci saremmo mossi in tempo-racconta Maria Elena- l’abbiamo visto quando stavano tagliando l’ultimo ramo. Noi pensavamo che fossero potature perchè così era scritto, ci siamo accorti che lo stavano tagliando grazie a una cittadina, Carla ,che ci ha scritto ,e poi è arrivato un altro cittadino, a lui è stato dichiarato che lo stavano abbattendo perchè malato di cancro.” Quel pino non aveva il cancro, spiega Carosella, “il cancro del pino produce aghi scuri, marroni, invece come si può ben vedere gli aghi del pino abbattuto sono tutti verdi”.

Ad ascoltare, a largo Ravizza, c’è anche il consigliere municipale 5 stelle Di Russo, e c’è Daniele Diaco, volto noto a via Fabiola e ora consigliere dei 5 stelle a Palazzo Senatorio. Diaco ha fatto un accesso agli atti per sapere quanti, su quali vie e quali essenze arboree e con quali motivazioni sono state abbattute o potate a Monteverde vecchio da aprile a oggi, nei prossimi giorni trasmetterà tutto al nascente comitato.

“Laddove abbiamo un successo quello diventa il nostro punto di partenza, dice Maria Elena Carosella citando i pini di Casalpalocco, dobbiamo agire insieme, possiamo farcela, allarghiamo i cerchi, come il sasso nello stagno”. Ricordando Gianni Rodari e la sua Grammatica della fantasia. Ma i resti del tronco segato sono lì a certificare che questa volta la fantasia non ha spazio.

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