Per i molti che non vivono nella Valle Galeria può essere una sorpresa la nascita di un “nuovo” Comitato nella zona caratterizzata dalla presenza della discarica di Malagrotta.
Ma come! La discarica è chiusa da sei anni! Cosa altro può motivare, ancora, i cittadini alla mobilitazione?
Il fatto è che i problemi non sono finiti, anzi. Intanto la discarica non è “chiusa”, cioè tombata, messa in sicurezza; a distanza di sei anni l’enorme cumulo è ancora lì alla mercè degli agenti atmosferici , delle precipitazioni che continuano a penetrare nella montagna continuando quindi ad inquinare le falde acquifere e il territorio; ma i rifiuti, pur se non interrati, continuano ad arrivare ai due impianti, cosiddetti TMB, per essere lavorati e poi spediti fuori Roma e fuori Regione.
Poi l’ex impianto di Ponte Malnome è stato adibito a “sito di trasferenza provvisoria” dopo l’incendio dell’impianto AMA di Via salaria del dicembre 2018; “180 giorni tassativi di trasferenza” avevano tuonato dalla Giunta capitolina! infatti… ad oggi siamo a 180+60+50
Della riqualificazione della Valle Galeria neanche se n’è cominciato a parlare, in compenso incombe il progetto di un’altra discarica di “inerti”, non si sa se contenenti o no amianto.
Di Malagrotta nuova Terra dei fuochi si è parlato questa estate, quando a seguito di incendi di sterpaglie hanno preso fuoco vecchie discariche abusive interrate, in cui non si sa bene cosa vi sia stato scaricato.
E poi puzze insopportabili soprattutto di notte; traffico veicolare pesante per i numerosi impianti e depositi di gas e di carburanti. Un bitumificio, da poco ampliato che ci allieta con i suoi sbuffi, ovviamente innocui.
Quanto basta dunque per giustificare ampiamente la costituzione di un organismo che riunisca vari comitati anche delle zone limitrofe e coinvolga un numero maggiore di cittadini.
Domenica si inizia con la prima di una serie di assemblee itineranti nelle varie zone coinvolte, per poi allargare anche fuori dalla Valle Galeria la conoscenza e la consapevolezza di una realtà che fatica a raggiungere i mass media.
Maurizio Melandri