di Luisa Stendardi, Rete Laziale Sanità pubblica e Beni Comuni
Ieri pomeriggio , sotto una pioggia primaverile ,le associazioni e i comitati romani riuniti nelle Rete laziale sanità pubblica e beni comuni si sono dati appuntamento sotto gli uffici della Regione Lazio alla Garbatella per chiedere un deciso cambio di rotta nella politica sanitaria regionale che in vista delle risorse previste nel PNRR (Piano nazionale ripresa e resillienza) avrà l’opportunità di correggere le non poche criticità riscontrate dai cittadini nell’offerta dei servizi sanitari.
Gli striscioni e i cartelli parlavano chiaro: Ridateci il Forlanini, il S.Giacomo, Villa Tiburtina, ridateci l’ostedale Ferrari di Ceprano , l’Ospedale di Cori, liberate il S. Maria della Pietà dall’invadenza degli uffici delle ASL e restituite gli edifici all’uso pubblico, culturale e sociale dei cittadini, nel rispetto della legge Basaglia. La novità di quest’aggregazione di forze sta nella volontà di tutelare e rafforzare la sanità pubblica contestualmente alla difesa dei beni comuni, del patrimonio immobiliare che in questi ultimi decenni è stato sottratto alla destinazione d’uso sanitaria per favorire processi di privatizzazione. Come racconta l’annosa vicenda dell’ospedale Forlanini, dismesso nel 2006 e mai recuperato , e dell’Ospedale S, Giacomo oggetto di una recente sentenza del Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso di Oliva Salviati, erede del cardinale che nel 1593 aveva donato il palazzo alla città di Roma per uso esclusivo della cura dei malati.
Per la prima volta, assieme ai manifestanti, erano presenti i due principali protagonisti di queste vicende : il Prof Massimo Martelli , ex primario di chirurgia toracica al Forlanini e Oliva Salviati , l’erede dell’omonimo cardinale che con grande tenacia ha portato avanti la causa del S. Giacomo. Martelli nel lontano 2010 , quando era stato nominato Commissario straordinario dell’ospedale Forlanini, aveva presentato alla Regione un piano di recupero che il quotidiano Repubblica , in un articolo del 16 Ottobre dello stesso anno di Carlo Picozza, presentò come innovativo e “in controtendenza rispetto alla sorte di altre corsie pubbliche “, in quanto nel piano era previsto che “quelle dell’ospedale di Monteverde continueranno ad assolvere la loro funzione assistenziale . Come? Con 320 nuovi posti letto destinati alla cura degli anziani (sarebbe la più grande RSA del Lazio) e raggruppando in alcuni padiglioni del complesso immobiliare sei presidi della ASL RmD (poliambulatori e uffici) che orbitano nel raggio di 2 Km dal Forlanini ,costano 2 milioni l’anno per gli affitti e 900 mila euro per la manutenzione” Un bel risparmio per le casse pubbliche, peccato che come sappiamo, il piano fu respinto dall’autorità regionale, e successivamente il complesso fu abbandonato al declino fisico che si trascina fino ad oggi, con l’eccezione di una palazzina che è stata restaurata di recente e attribuita al comando dei carabinieri. Tra i promotori del presidio era presente il Coordinamento dei comitati per il Forlanini bene comune, un insieme di realtà che da anni si impegnano per il recupero del complesso e che, insieme alla CGIL, Lazio stanno portando avanti una trattativa con la Regione che oggi, finalmente, si è orientata a riesumare ,almeno in parte, il piano Martelli del 2010 con la previsione dell’insediamento di una RSA pubblica e di una Casa della Salute all’interno del Forlanini.
Verso le tre del pomeriggio una pioggia sempre più fitta ha costretto i manifestanti a rifugiarsi sotto un albero e a dar seguito agli interventi . Per prima ha parlato Francesca Perri , medico emergenzista sempre in prima fila a difesa della sanità pubblica ” Siamo qui perchè crediamo nella sanità pubblica ma anche nella socialità pubblica. Il S.Maria della pietà lotta perchè quella struttura venga trasformata in struttura socio culturale e invece ci vogliono riaprire, udite e udite, strutture psichiatriche. Il Forlanini invece va recuperato e destinato ai servizi socio-sanitari: RSA di moderna concezione (Residenze sanitarie assistite), Case della salute e post acuzie”
Ha poi preso la parola una giovane avvocatessa che difende le ragioni del comitato in favore del ripristino dell’ospedale di Ceprano, ora “degradato a Casa della salute”, un piccolo ospedale di prossimità, anche questo frutto di una donazione, che risolveva le problematiche di un bacino di 50 mila persone. “Vogliamo ricordare al Presidente della Regione Lazio che esiste uno stato di diritto, che esistono delle leggi ,ebbene una recente sentenza del Consiglio di Stato ci dà conforto per affermare che quando c’è una donazione la comunità non può essere privata di un bene essenziale, come un ospedale. La casa della salute non ci interessa, abbiamo bisogno di un ospedale per evitare il viaggio dei pazienti fino a Frosinone” .
A seguire Oliva Salviati per l’ospedale S.Giacomo di Roma ha ricordato “Come sapete la sentenza del Consiglio di Stato ha stabilito l’illegittimità della chiusura. Ora qui piove e non siamo tantissimi, ma siamo in tanti su internet, siamo in tanti in Italia e sappiamo che ci stanno portando al privato convenzionato e alle assicurazioni, questo io lo dissi nel 2008 in una conferenza . Questo progetto lo stanno portando avanti sistematicamente, Covid o non Covid, chiudono reparti e ospedali. Non riusciremo più a curarci . C’è carenza di medici e infermieri. Io farò valere i diritti e devono sbrigarsi a riaprire un ospedale pubblico come il S.Giacomo, li porterò in Europa, li porterò davanti a tutti i tribunali del mondo. Io non mollo” Il prof, Martelli, subito dopo, ha posto l’accento sulla necessità di seguire i pazienti che si sono ammalati di covid. “Nessuno pensi mi sono negativizzato e sono guarito. Assolutamente no, fate una tac del torace e guardate le lesioni terribili che molti hanno. Non sappiamo da qui a vent’anni che cosa succederà a questi soggetti, quindi gli ospedali dovranno curare immediatamente questi pazienti “
Negli interventi successivi , Giuseppina Granito, giornalista della rivista sanitaria Sirene on line ha ricordato che “Abbiamo appurato che i servizi per i cittadini sono sempre più carenti nonostante quello che si vuole far credere enfatizzando i risultati della campagna vaccinale, che pure sarà gestita bene, ma non è solo quella la sanità, sono tante altre cose ,come l’importanza della prevenzione ,che negli ultimi tempi è venuta a mancare”
Infine la rappresentante dell’associazione ‘beni comuni Stefano Rodotà ‘”Non è un caso che in Italia i morti per Covid hanno raggiunto cifre impressionanti, ma è il risultato di anni di tagli alla sanità pubblica . Questa tendenza è confermata nel documento di Economia e finanza , hanno dichiarato che il picco di spesa sanitaria sul PIl è salito al 7,5 per cento nel 2020 e nella previsione fino al 2024 hanno previsto che la spesa sanitaria sul PIl calerà al 6 per cento come era prima del covid, come se nel frattempo la popolazione non continuasse ad invecchiare , e la pandemia ci salutasse dopo il 2020. Questa è una falsità, dobbiamo batterci per rafforzare la prevenzione, il tracciamento. Dobbiamo batterci per la sospensione dei brevetti, ci sarà una manifestazione per rivendicare la centralità del servizio sanitario pubblico, ci batteremo con la faccia di Sabin, che è lo scienziato che regalò il brevetto anti polio ai paesi dell’est in piena guerra fredda”
A fine giornata una delegazione delle varie realtà associative presenti è stata ricevuta dal Vice Capo di gabinetto Maurizio Veloccia e da Daniele Di Micco, della segreteria dell’assessorato alla Sanità. che hanno preso nota delle principali richieste presentate durante il presidio.