Non solo Porta Portese, l’intero quadrante aspetta da anni la riqualificazione
Raffaella Leone
Il quadrante Porta Portese, con cui la giunta municipale ha ripreso la buona anche non sempre produttiva pratica del confronto con i cittadini, è una specie di riassunto dello sviluppo urbanistico della Città eterna. Nel bene e nel male. Soprattutto nel male: questo quadrante è una somma di occasioni mancate, di interventi promessi e mai realizzati, è un esempio di come negli ultimi decenni le giunte capitoline sia di centro-destra che di centro-sinistra hanno in pratica rinunciato a ‘governare’ la crescita urbanistica della città inseguendo il contingente a scapito di una visione complessiva della città. Tanto che si è tentati di solidarizzare con l’attuale sindaco che- giubileo a parte- con il suo master plan almeno ci sta provando, a disegnare un volto moderno per la capitale.
Chi vive nel quadrante sperimenta giorno per giorno una sensazione di abbandono e di degrado progressivo. E non riguarda solo Porta Portese, anche se è lo storico mercato a suscitare le più accese discussioni. E’ già buio quando Alessia Salmoni-nella duplice veste di vice presidente della Giunta e di delegata alla gestione rifiuti e rapporti con Ama fronteggia le animate contestazioni , assicura che considera il mercato una risorsa per il quadrante, fa notare che quando gli operatori ai banchi applicano la differenziata la raccolta dei rifiuti è più rapida e le strade sono restituite prima ai cittadini.
Accanto a lei, l’architetto Laura Clerici presidente del comitato di quartiere La Voce di Porta Portese tiene bene in vista il cartellone che riporta le dieci promesse/richieste ancora inevase. Sa bene quante e quanto complesse sono le criticità del quadrante, a cominciare dall’annosa e intricatissima questione dei 900 metri quadri dell’asilo nido che doveva sorgere in via Bettoni, più altri 900 metri quadri nello stesso stabile, in origine, e in teoria, destinati a spazi pubblici o comunque aperti al pubblico. “L’imprenditore ha fatto fallimento- spiega Tomassetti- oggi tutta la pratica urbanistica è in mano a un commissario liquidatore e noi stiamo combattendo affinché ci venga consegnato almeno un pezzo dell’immobile, ci troviamo nell’assurda condizione di dover mettere soldi pubblici per finire i lavori e restituire alla cittadinanza questo spazio. A questo quadrante serve un asilo nido pubblico, ma il tribunale deve riconsegnarci i 900 metri quadri e metterci in condizione di deciderne la destinazione”.
Pulizia e sicurezza sono i due temi ricorrenti quando si parla di piazza Rolli e del vicinissimo Giardino Gattinoni. Il municipio ha ‘conquistato’ un operatore ecologico che si occuperà della pulizia della piazza , la Fondazione Massimo Fagioli (psichiatra di gran nome negli anni 80/90 del secolo scorso) offre di occuparsi della manutenzione della poco amata fontana- voluta dallo stesso Fagioli – che campeggia al centro della piazza, saranno rafforzati i controlli di sicurezza, arriverà forse anche una telecamera per la videosorveglianza . Soprattutto il Giardino Gattinoni -ammette la giunta- costituisce una preoccupazione, i senza fissa dimora che bivaccano sulle panchine seminano inquietudine tra gli abitanti della zona. Sono stati contattati tutti gli enti comunali preposti ma non è (solo) un problema di ordine pubblico, è anche e soprattutto un problema sociale, che il municipio punta a risolvere coinvolgendo la Asl e il dipartimento competente “per prendere in carico individui che vanno trattati con competenze, cure e soluzioni specifiche” (comunicato di Tomassetti dopo la recente riunione dell’Osservatorio della sicurezza di via Fabiola). Ancora più intricata la questione del PUP Ettore Rolli, e la realizzazione del mercato di via Ettore Rolli, su cui il municipio non può far altro che promettere l’impegno di far ripartire i cantieri il prima possibile.
Su questo catalogo di buoni propositi regna però un ostacolo, il solito: non ci sono fondi, per bene che vada bisognerà aspettare la variazione di bilancio in Campidoglio per aprire i cantieri. Quello che si può fare subito è rifare strade e marciapiedi nel tratto di collegamento tra la stazione di Trastevere e piazza Ippolito Nievo: non è di poco conto, ma di sicuro è poco rispetto a quello che servirebbe. A fine serata, la combattiva presidente del comitato di quartiere La voce di Porta Portese tira le somme: ” il mio timore è che di fronte a problemi tanto complessi difficilmente basti una consiliatura per risolverli. Quello che vorremmo è che almeno quelli piccoli ottenessero un risultato: per esempio partire dalla riqualificazione del Giardino Gattinoni, avere l’area dell’ex sfasciacarrozze che diventa parco, insomma dei piccoli passi avanti”.