Raffaella Leone
La città dei quindici minuti ( ma in un senso molto più ricco) , è rimasta appiccicata come etichetta al dipartimento dell’assessore capitolino Andrea Catarci, impegnato in un tour nei vari municipi- il nostro è stato il primo- per illustrare un progetto di lungo respiro e che ha come ispiratori i padri nobili delle sindacature romane come Giulio Carlo Argan, grande storico dell’arte, senatore e primo sindaco non democristiano della Capitale, come Luigi Petroselli, come Ugo Vetere. E’ appunto dal finire degli anni 70 del secolo scorso che non si faceva quello che ora si sta facendo: una nuova mappa dei quartieri di Roma , disegnata in base all’ampiezza, al numero, alla densità di abitanti al genere e alle classi di età dei residenti, al reddito, alla presenza di cittadini stranieri. Altre voci potranno eventualmente aggiungersi ad un lavoro già molto complesso, avverte Catarci , assessore con delega ai servizi al territorio. Una delega che spiega il senso e il fine di questa nuova mappatura. Obiettivo finale, la programmazione: quali servizi sono utili/indispensabili in un determinato territorio? Centri anziani o asili nido, presidi sanitari o centri culturali?, solo per fare degli esempi. Perché non tutti vivono nei pressi di Villa Pamphilj, e non tutti vivono nelle stesse condizioni: un malato di diabete che non può accedere alle stesse cure perchè in periferia mancano i presidi sanitari è esposto a rischi ben maggiori rispetto a chi vive in zone più fortunate.
La logica della città in quindici minuti resta alla base di questo ambizioso progetto e diventa la logica dei servizi di prossimità, perchè non si tratta solo di riscrivere i confini territoriali. ‘Questa dimensione ci aiuta a individuare non solo la dimensione spaziale dei quartieri ma le esigenze mancanti che dobbiamo necessariamente andare a colmare per i nostri quartieri e la nostra città, ‘ spiega Catarci, assessore capitolino alle Politiche del Personale, al Decentramento, Partecipazione e Servizi al Territorio per la Città dei 15 minuti, con una lunga esperienza alle spalle come consigliere e poi presidente del Municipio VIII .Negli ultimi anni la popolazione romana si è spostata per lo più verso l’esterno, verso e oltre il GRA e anche oltre i confini comunali. In questo scenario ci siamo chiesti prima di tutto dove vivono i nostri concittadini, quali sono i luoghi della vita quotidiana, come ci vivono, come li percepiscono. E’ anche una questione identitaria, sapersi abitanti del Tufello, o di Monteverde, o di Testaccio o di Cecchignola e così via. Al gruppo di lavoro che è dietro questo progetto – formato da dipartimento del decentramento, ricercatori Istat e professori delle tre Università romane abbiamo chiesto di incrociare con i dati censuali -per sapere le condizioni delle persone che vivono nei quartieri-(occupazione, istruzione, livelli di reddito) con i dati toponomastici per disegnare i nuovi confini. Scopo finale, fornire indicazioni utili per le scelte politiche e per un uso corretto e utile dei soldi pubblici.’
‘Noi siamo un territorio particolare all’interno di una città molto particolare’ sottolinea il presidente del nostro municipio Tomassetti, una specie di laboratorio di cambiamenti urbanistici per la varietà e vastità delle aree che lo compongono, dalle aree a destinazione agricola alle vaste aree verdi, all’ex raffineria, alle ex cave. Il territorio del municipio parte dal centro storico e arriva fino a quasi vedere il mare, con le due grosse fratture urbane della Valle dei Casali e dopo Vignaccia ,Pescaccio , il quadrante Massimina Casal Lumbroso , a ridosso del raccordo. Tomassetti ricorda anche come gli abitanti di quel quadrante, nel 2021, non avessero ancora l’allaccio alle fogne. Un quartiere territorialmente esteso, relativamente poco popolato e a diversa composizione sociale evidentemente ha urgenze diverse, che Tomassetti stesso sottolinea, dai presidi sanitari da potenziare soprattutto nelle periferie all’annosa e pesante mancanza di mezzi pubblici di collegamento, problema quest’ultimo che sta a cuore anche all’assessore Bomarsi. Ben venga questa nuova mappa dei quartieri se ci aiuta a capire meglio e a soddisfare le esigenze dei nostri residenti è la conclusione di Tomassetti.
Anche le domande del pubblico-in questa occasione in molti seduti nei posti dei consiglieri- vanno sul concreto e in generale mostrano di apprezzare il progetto della nuova mappa dei quartieri. Del resto anche la presentazione, affidata alla giornalista Titty Santoriello , è stata all’insegna della concretezza: domande stringenti ai protagonisti, nessun accenno di enfasi o retorica. ‘
Secondo me questo della nuova mappatura dei quartieri è uno strumento importante che però non deve rimanere a fare solo la fotografia ma deve avere una visione di programmazione di almeno 5 anni perchè le esigenze vanno viste in anticipo così come le interrelazioni tra i quartieri e poi devono servire come base per elaborare un indice della qualità della vita, simile a quello che l’Istat già fa ma rimodulato a livello di ogni singolo quartiere, commenta Francesca Severi, capogruppo in municipio della lista Calenda Sindaco. Credo che uno studio di questo genere vale la pena corredarlo dei parametri innovativi che interessano la nuova società e che riguardano la qualità dell’aria, i cambiamenti climatici come le zone di temperatura e le ondate di calore, parametri forse più sofisticati ma che cominciano ad essere molto significativi in relazione alla qualità della vita, osserva Giorgio Russomanno, presidente di Monteverde Attiva.
L’assessore Catarci illustrando la nuova mappatura ha detto e ripetuto che è un work in progress, si continuerà a lavorare confrontandosi con i territori, quindi con i municipi, ed eventualmente anche con le associazioni presenti sui territori per arrivare, probabilmente a fine anno, alla proposta definitiva, che una volta approvata sarà in mano, o meglio è in balìa delle varie burocrazie.