Raffaella Leone
Tempo di decreti ‘pesanti’, è comprensibile che finisca in fondo alla pila un provvedimento che non interviene su urgenze economiche e sociali ma sull’ambiente e la salute degli alberi, in particolare dei pini, a Roma e non solo. Sono malati, lo si sa da tempo, attaccati dalla Toumayella parvicornis ( per i non addetti ai lavori la cocciniglia tartaruga) , un parassita che si riproduce a grande velocità generando fumaggine che ricopre l’albero impedendo la fotosintesi e facendolo morire in breve tempo. Lazio e Campania le zone più colpite. Esiste una cura, l’endoterapia, anche questo si sa da tempo: l’ha messa a punto dopo anni di ricerche l’Università Federico II di Napoli, è sperimentata, autorizzata e comporta una spesa che anche il nostro disastrato erario può affrontare. Ma bisognerebbe mettersi all’opera subito, e qui sta il problema.
Una decina di giorni fa la Conferenza Stato-Regioni chiamata in campo perché la cocciniglia ha colpito in diverse zone del Paese ha espresso parere favorevole allo schema di decreto preparato dal Ministero delle politiche agricole e forestali e approvato dal Comitato Fitosanitario Nazionale. Un primo risultato positivo, ottenuto anche grazie alla mobilitazione dei cittadini , di praticamente tutte le associazioni ambientaliste, e di Italia Nostra. Il comunicato del ministero dell’agricoltura recita: Per evitare il diffondersi dell’organismo in tutta Italia e tutelare, in particolare, i pini di Roma e il loro valore paesaggistico, il Comitato Fitosanitario Nazionale dal mese di luglio 2020 ha predisposto una serie di attività, a partire dallo studio di questo organismo e dei suoi meccanismi riproduttivi, che hanno permesso di identificare le prime misure di contrasto. Dunque lo schema del decreto c’è, e ‘le prime misure di contrasto’ sono individuate e anzi già sperimentate su circa 500 pini.
Perché allora non basta? Per almeno due ragioni: lo schema di decreto- per restare alla definizione del ministero- non prevede la lotta obbligatoria, alla cocciniglia, come invece chiedevano con insistenza le associazioni ambientaliste non per puntiglio ma perché consapevoli che in alternativa si procede ad abbattere gli alberi, come per esempio sta avvenendo a corso Trieste nella capitale. In più, al famoso schema di decreto manca la firma del ministro, quindi per ora è solo una dichiarazione di buone intenzioni.
Eppure, da questo ritardo può scaturire qualcosa di positivo: per esempio un decreto che, appunto ,decreti ( non è un gioco di parole, servirebbe ad uscire dalla fase di studi e sperimentazioni che altrimenti rischia di durare ancora a lungo) la cura obbligatoria alla cocciniglia e – altrettanto importante- stanzi le risorse necessarie, dirottando alla cura i fondi ora previsti per gli abbattimenti .
Di tempo non ne resta molto, e certo il ministero delle politiche agricole ha altre questioni ,alcune annose, da sistemare con l’Europa. Ma Bruxelles tra poco ci manderà i fondi del Recovery plan. Hai visto mai ….
L’immagine del titolo è tratta dalla pagina Mipaaf-pini di Roma Per informazioni, e possibile raccolta fondi per cure dirette scrivi alla pagina Facebook Zona Verde Villa Pamphilj.