Sono passato centinaia di volte per una piazza di Monteverde senza mai saperne il nome, soltanto oggi ho letto che è stata intitolata a Guglielmo Bilancioni, medico; l’ho letto mentre osservavo l’ennesimo scempio ecologico di un cassonetto e di una campana per la raccolti vetri bruciati da mani ignote. Non essendoci parole per un atto così insensato, ho fatto una breve ricerca on line, e sulla Treccani.it ho letto che Bilancioni è stato un luminare, specialista di malattie infettive e delle vie respiratorie.
Ha trascorso la sua vita a guarire i suoi simili e oggi, a parte la targa commemorativa, quasi nessuno sa chi sia.
Poco dopo risalendo per via Pio Foà ho visto che in piazza Vincenzo Ceresi era bruciato un altro cassonetto e un’altra campana per la raccolta vetri; ho letto poi che Ceresi in vita è stato un educatore cattolico e un benefattore e che ha scritto libri dal titolo: Gesù il maestro e Cristianesimo interiore ma, a parte questi brevi riferimenti, non esiste una sua biografia su internet, così suppongo che neanche il minorato piromane (nel senso kantiano del termine) lo conosca.
Sì, perché voglio pensare che il profilo degli appiccatori notturni sia quello di singoli squilibrati e non un gruppo organizzato, perché questo renderebbe meno preoccupante il fenomeno e più semplici le indagini per individuare gli autori dell’orrendo foco.
Prima di lasciare la piazza, nella quale alcune persone sedute sulla panchina con forte senso di adattamento, discorrevano a tre metri dal rogo spento, per consolarmi mi sono detto che se il minorato (sempre in senso kantiano del termine) sapesse chi sono le persone alle quali hanno intitolato le due piazze e cosa hanno fatto di importante per l’umanità probabilmente non avrebbe neanche immaginato quell’atto così vile, oppure se ne sarebbe vergognato interiormente. Seppur con molto scetticismo voglio pensarla come quel filosofo dell’antica Grecia, il quale riteneva, forse ingenuamente, che il sapere migliora le persone, mentre l’ignoranza rende stupidi e cattivi. Il guaio è che il minorato non conosce la toponomastica e non sa di non sapere.
Vincenzo Valentino