Pochi i partecipanti all’assemblea pubblica nella piazzetta Federico Caffè, ma tutti molto allarmati dalla possibilità di tornare in piena emergenza nella raccolta della spazzatura. Il rischio é concreto, basta fare un giro per il quartiere per constatare che l’impegno straordinario messo in campo dall’Ama in questi giorni non sia sufficiente. Di nuovo i sacchetti intorno ai cassonetti, di nuovo miasmi che il “venticello de Roma” non riesce a dissolvere. La rimozione dei rifiuti procede sì, Ama e la sindaca possono ben sottolinearlo, ma il risultato è una pulizia a macchia di leopardo. E soprattutto resta il problema di fondo. Roma non ha impianti sufficienti a smaltire i rifiuti che la città produce, sottolineano diversi partecipanti all’ incontro. Esclusa la possibilità di una class action, una avvocata da poco trasferitasi nel quartiere ipotizza che si possa intentare causa per interruzione di pubblico servizio. Una protesta di quartiere é un’altra delle proposte, se non altro per svegliare il municipio a guida grillina finora silente. La possibilità di avere l’accesso agli atti é un’altra ipotesi, faciliterebbe la conoscenza di appalti e accordi che regolano raccolta e smaltimento. E forse servirebbe anche a dare un seguito e un contenuto al fascicolo aperto contro ignoti dalla Procura capitolina. Appuntamento a settembre, concordano tutti alla fine, nella convinzione che- emergenza o no- una raccolta dei rifiuti efficiente serve a scongiurare rischi per la salute, ma prima di tutto é il segno distintivo di una società civile