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Russia-Ucraina, stop alla guerra e all’incubo nucleare: siamo ancora in tempo? Parla Silvestri (Iai)

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dal sito Firstonline articolo di Madalena Tulanti

STEFANO SILVESTRI , GIA’ PRESIDENTE IAI

INTERVISTA A STEFANO SILVESTRI, consigliere scientifico e già presidente dello Iai – La fine della guerra e la conclusione dei negoziati di pace non sono dietro l’angolo e i fantasmi nucleari non sono ancora esorcizzati: eppure un compromesso sarebbe ragionevole

La guerra in Ucraina continuerà perché la Russia non ha raggiunto nessun obiettivo strategico e quindi non ha nessun interesse a concluderla. Anche i negoziati proseguiranno, ma non dobbiamo aspettarci niente di risolutivo per il momento. Quanto alla Cina, lasciamo cadere ogni illusione che possa schierarsi contro Mosca: Xi non è contento della guerra in Europa, ma alla fine dei conti, ha più da guadagnarci che da perderci stando dalla parte dei russi.

Non lascia molte speranze, almeno a breve termine, Stefano Silvestri, specialista di affari militari, consigliere scientifico e già presidente dell’Istituto Affari Internazionali (Iai), con il quale FIRSTonline fa il punto della situazione a oltre tre settimane dalla guerra che Mosca ha scatenato contro Kiev. Alla fredda analisi aggiunge anche un elemento talmente terribile che lo considera uno scenario assurdo. E cioè che, proprio perché Putin non è riuscito a ottenere subito quello che voleva, la resa degli ucraini, non si può escludere che possa schiacciare il famoso bottone nucleare.

L’esercito russo sembra impantanato: è così? E perché?

“Sì, è così. E francamente non so se perché: forse stanno attendendo rinforzi prima di entrare nelle grosse città oppure si sono fermati perché vogliono indebolire ancora di più la resistenza ucraina prima della spallata finale. Però ho l’impressione che la pausa sia dovuta soprattutto al fatto che le forze russe non hanno grandi quantità di uomini rispetto all’importanza dei compiti che si sono dati e al numero degli avversari. Hanno occupato il territorio, ma non hanno ottenuto nessun obiettivo strategico. Non hanno conquistato Marjupol, né Odessa, sono a un passo da una maggiore vittoria, certo, ma non ci sono ancora riusciti. Fra l’altro è abbastanza sorprendente che l’esercito russo non sia ancora riuscito a entrare in Marjupol avendo laggiù forze che accerchiano la città da tutte le parti.”

Non se l’aspettava?

“Per la verità io non mi aspettavo nemmeno l’invasione. Perché, al di là delle motivazioni etiche, ritenevo che le forze messe in campo dai russi fossero insufficienti. Chi attacca deve avere forze almeno quattro volte più grandi rispetto all’attaccato; oppure deve essere qualitativamente molto superiore per armamenti. Per quantità, uomini russi e ucraini più o meno si equivalgono e la qualità delle armi dei russi non è straordinaria”.

I prossimi dieci giorni saranno risolutivi come si dice da più parti?

“Bisogna vedere se l’Ucraina resiste. Certo gli ucraini sono abituati a combattere. E anche questo è misterioso. Non so da che cosa alcuni analisti russi abbiano derivato l’idea che gli ucraini siano imbelli. Hanno sempre combattuto. E non solo i cosacchi, tradizionalmente guerrieri, che pure sono ucraini. Ma anche tutti gli altri. Quando sono stati invasi hanno sempre reagito con determinazione e sono stati un’ossatura importante dell’esercito sovietico. Senza dimenticare che nel periodo comunista gran parte dell’industria degli armamenti si trovava in Ucraina. Cioè è gente che sa benissimo come sono fatte le armi e come usarle. È possibile che Putin (e nemmeno il resto del mondo) non si aspettava che avessero voglia di resistere. Forse l’unica sorpresa è stata questa”.

Zelensky da comico a capo guerriero: anche questa è stata una sorpresa.

“Il presidente aveva firmato per un tipo di contratto e ora ne deve rispettare un altro. Recita bene il suo ruolo perché è un buon attore. Ma non può fare altro. Certo, potrebbe arrendersi. A parte che non mi sembra ne abbia voglia e a parte che non mi sembra molto prudente arrendersi a Putin, così come stanno le cose non può farlo. Si arrende con la sua gente che va a morire per le strade per fermare l’invasore? Potrebbe farlo, ma sarebbe un traditore. Non può che puntare sui negoziati, se non altro per far finire questo massacro. Però ci crede? Il problema dei negoziati è capire questo: sono i negoziati la questione centrale o è la guerra? A mio avviso è la guerra che guida i negoziati e non i negoziati che condizionano la guerra. Per capirci, se i negoziati avranno successo è perché la guerra non potrà essere vinta, non sarà perché i negoziati avranno messo fine al conflitto. Secondo me il limite di questi negoziati è che, allo stato attuale delle cose, non so gli ucraini, ma i russi sicuramente sperano molto di più nella battaglia che nella trattativa. E forse anche gli ucraini, in fin dei conti.”

A proposito della trattativa: cosa pensa dei 15 punti che starebbero alla base di un possibile accordo? Lo spirito sembra essere quello di Minsk.

“Ma sì che somiglia al Protocollo di Minsk, perché alla fine, al di là dei singoli punti, su che cosa si può concludere una guerra come questa? Potrebbe essere ragionevole che i russi accettassero di andarsene tenendosi la Crimea e le due piccole repubbliche, non tutto il Donbass. Certo così facendo Putin dimostrerebbe di aver invaso per niente, senza contare i costi dei danni: chi li pagherà? Ma l’altra strada è continuare fino a chissà quando. Uno scenario siriano o balcanico: una guerra endemica. E al di là delle altre considerazioni, la Russia può permettersela? ”

Se Putin si accontenta della Crimea e di mezzo Donbass, avremmo perso non solo tempo, ma vite umane e città devastate per nulla.

“Certo. È vero che nessuna delle due parti ha fatto niente per applicare l’accordo di Minsk. Ma è altrettanto vero che questo tipo di invasione ha dimostrato che l’obiettivo della Russia era diverso. Putin vuole se non l’Ucraina tutta, almeno mezza, quella russofona. Ed è probabile che lo avesse stabilito da tempo, fin dalla prima guerra, quella del 2014”.

Se ne esce solo se uno dei due cede, allora.

“Diventa difficile cedere per i russi. Nessuno criticherebbe gli ucraini se si arrendessero, ma Putin ha qualche difficoltà. E allora la domanda più spaventosa è: ma se non ce la fa a vincere, non è che fa qualche sciocchezza ancora più grossa? E quale potrebbe essere? Facciamo un passo indietro. Putin si aspettava che la Nato reagisse, così da dargli una giustificazione a posteriori per l’invasione. Per poi definire a tavolino un’altra spartizione delle influenze, tipo quello che è accaduto al 36esimo parallelo con le due Coree, per esempio. O altro di simile. E però la Nato non gliel’ha data questa scusa. E quindi lui continua a trovarsi di fronte solo gli ucraini. Certo, armati dalla Nato, ma non è la stessa cosa. E allora che cosa può fare? Usare il nucleare. Per i russi non è un tabù perché la dottrina operativa prevede indifferentemente l’uso delle armi convenzionali e quelle nucleari. Quindi la Russia, se non accade nulla di significativo sul terreno, per troncare ogni cosa, potrebbe decidere di buttare una bomba tattica sopra un’area di resistenza dell’esercito ucraino, spazzandolo via. Una bomba piccola, un po’ più piccola di quella esplosa a Hiroshima e Nagasaki, però di quel genere lì. I russi, inoltre, hanno armi ancora più specializzate, le bombe atomiche a neutroni, che noi non abbiamo sviluppato, quelle che uccidono solo gli essere viventi e lasciano in piedi le strutture, i palazzi e via dicendo. E hanno bombe atomiche da un chilotone o due chilotoni. Per intenderci, quelle di Hiroshima erano di 5/6 chilotoni e quelle di Nagasaki 10. Farebbero un danno più limitato che in Giappone, ma produrrebbero lo stesso il loro fungo, con la caduta radioattiva. Che accadrebbe a questo punto? Certo, gli ucraini si arrenderebbero, ma Putin che ha osato usare le armi nucleari in Europa sarebbe bandito dal consesso internazionale, sarebbe un paria, un criminale di guerra. E a quel punto nemmeno Xi potrebbe parlargli, potrebbe farlo solo il coreano Kim. Forse”.

Senza contare che la Nato a quel punto sarebbe trascinata nell’intervento.

“In teoria no, perché resta il fatto che nessun Paese Nato è stato attaccato. Ma quale sarebbe la reazione popolare? Farebbe scandalo? O prevarrebbe la paura? Putin potrebbe puntare sulla paura. Ma potrebbe sbagliare ancora una volta. E comunque quando si rompe il tabù nucleare è difficile non immaginare uno scenario successivo, quello di una guerra nucleare in Europa, perché qui ci sono non solo le bombe atomiche americane, ma anche quelle inglesi e francesi. E possono essere usate per distruggere le città russe, mica lo può fare solo Putin. È uno scenario assurdo, lo so, ma sono già state fatte tante sciocchezze.”

Si spera nella mediazione della Cina: lei che cosa ne pensa?

“La Cina appoggerà la Russia, non ci illudiamo. E l’appoggerà perché le conviene. Perché questo le garantisce la frontiera euro-asiatica. Anche se non è contenta di tutta questa operazione perché aveva investito parecchio in Ucraina, e vi era stata accolta bene. E non le piace nemmeno perché tutto questo spingerà gli europei a rafforzarsi militarmente distogliendo l’attenzione degli americani dal Vecchio continente per concentrarsi nel Pacifico. Però il vantaggio di essere dalla parte della Russia è maggiore di tutto questo, e io credo che Xi continuerà a coprire Putin. E quindi non essendo sopra le parti non può fare nemmeno il mediatore”.

Chi potrebbe essere il mediatore più credibile?

“Erdogan. Ha con entrambi buoni rapporti. A Israele, di cui pure si è parlato in questi giorni, non gliene frega niente dell’Europa, interessa solo il Medio Oriente e risolvere il problema Iran. Ma per le mediazioni esistono istituzioni europee fatte apposta. Tipo l’Osce. Finora non è entrato in campo perché la Russia è ancora contraria. Il che fa pensare appunto che vuole continuare con la guerra”.

Che cosa pensa dell’aumento delle spese militari in Italia fino al 2% del Pil?

“È giusto. Nel momento in cui si riarma la Germania, Italia, Francia e Spagna debbono aggiungersi per integrarla. Non possiamo lasciare che lo faccia da sola, gli europei devono andare tutti insieme. E poi comunque è meglio che non sia l’unica ad avere un esercito forte”.

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