Monteverde non si é chiuso in casa per paura del contagio. Esce meno, esce per necessità, si direbbe, ma un giro nel quartiere attesta che le strade non sono affatto deserte. Piuttosto, in giro c’é più gente dall’aria preoccupata. Soprattutto nell’ultimo fine settimana- mi dice una psicologa dal suo particolare osservatorio- é aumentata la percezione del rischio, ma anche la consapevolezza che bisogna seguire le regole indicate dall’ OMS e riprese nel decalogo di governo e Istituto Superiore di Sanità.Non sono una garanzia, perchè non esistono garanzie di questo genere, ma sono un buon antidoto agli allarmismi, quelli sì contagiosi. L’eccellente Spallanzani aggiorna quotidianamente il bollettino- al 6 marzo 67 ricoverati, 31 positivi, 34 in osservazione, 244 dimessi perchè negativi ai test più 5 sulla via delle dimissioni perchè non necessitano più di ospedalizzazione. E la famosa suo malgrado coppia di turisti cinesi é negativa ai test.
Nelle farmacìe più grandi sono tornate le mascherine- quelle contro le polveri, non quelle con i filtri F3, mi spiegano . Servono a poco, l’alternativa resta starnutirsi nel gomito.
La vitalità resiste, manca invece la vivacità, mancano le risate e i richiami degli studenti all’uscita dalle scuole, il brusìo degli autobus fino a qualche giorno fa sovraffollati e dei ristoranti nell’ora di punta , le chiacchiere in coda nei supermercati che comunque nessuno ha preso d’assalto. Il virus, lo sappiamo, é arrivato anche a Roma ma i monteverdini per ora restano alla larga dagli allarmismi.