Sorprendono, e da molti punti di vista, i militanti e gli attivisti del Circolo Dei Lavoratori Internazionalisti. Molti di noi li hanno incontrati con il mensile Lotta Comunista tra le mani, impegnati a diffondere un verbo che “è sempre attuale, perchè non è vero che la classe operaia è in via di estinzione, ci sono due miliardi di salariati e sono il respiro del mondo”, mi dice Massimo Ferranti, uno dei coordinatori, che è anche il rappresentante territoriale per la Cgil (gli altri coordinatori sono Alessandro Vizzacaro e Maurizio Malta).
Loro non sono rimasti con le mani in mano, come illustra uno dei tanti volantini attaccati nella sede di Circonvallazione Gianicolense 197, al confine tra Monteverde vecchio e nuovo. Hanno, come dire, aggiunto l’altra gamba al lavoro politico in senso stretto. Da marzo, quando è esplosa l’emergenza Covid, vanno in giro in tutta Roma per consegnare pacchi viveri, accompagnare dal medico le persone sole, supportare con diversi servizi i cittadini travolti dal lock down. Sono davanti ai supermercati della spesa solidale, e gli è capitato anche di anticipare i soldi della spesa per i salariati rimasti senza salario, e senza lavoro
Sono sul territorio da decenni, lo conoscono palmo a palmo, ne conoscono le fragilità. Sono strutturati, come i vecchi circoli di partito quasi del tutto scomparsi anche nella sinistra, per non dire dei DS che hanno dilapidato un patrimonio di presìdi ” a favore di una politica dell’apparire, dell’esserci nei talk show e non nei luoghi dove ancora si produce, si opera, si lavora”.
“E’ proprio nel fare che sta la differenza del nostro modo di vivere la politica”, tengono a sottolineare. C’entra Lenin-dopotutto è insieme a Trotsky uno dei padri fondatori dell’internazionalismo – ma la dimensione è quella del presente: detta brutalmente, della cronaca e non della storia.
E allora fare significa molte cose, non solo raccolta e distribuzione di aiuti. Ha significato per esempio salvare dal macero a cui erano destinate le pubblicazioni degli Editori Riuniti, un tempo gloriosa casa editrice del Pci. E ancora, curare la traduzione e la pubblicazione in italiano delle opere di Marx e Engels, grazie alle due case editrici che fanno capo al Circolo.
L’ultima fatica è per l’anniversario della nascita/fondazione del Pc d’Italia. Il libro per ora è custodito in sede, presto sarà distribuito alle librerie, soprattutto Feltrinelli ma non solo. E ancora, partirà una raccolta di testi per le classi di tutte le età. I libri, una volta sanificati, verranno donati a famiglie meno abbienti, a biblioteche e fondazioni.
E’ una rete internazionale, quella del Circolo dei lavoratori internazionalisti. Sono presenti a Parigi, a Londra, Valencia, ad Amsterdam, dove hanno una collaborazione con l’Istituto internazionale di storia sociale-IISG -, sede di un importante archivio internazionale di storia sociale.
Ma la prospettiva parte dal presente, ed è quella di persone che sanno bene che all’ordine del giorno non c’è la rivoluzione prossima ventura, ma sanno altrettanto bene che la pandemìa ha aggravato le ingiustizie e fatto esplodere le conseguenze di un’economia e di un modo di produrre basato esclusivamente sul profitto. Non è col volontariato che si raddrizzerà il sistema, gli attivisti del Circolo dei lavoratori internazionalisti sanno anche questo. Ma non per questo vengono meno al dovere- politico in senso alto oltre che lato- di indicare una via d’uscita. Una, non necessariamente l’unica, anche se per loro unica lo è.