Raffaella Leone
Il pronunciamento ufficiale ancora non c’è, la notizia è arrivata in sordina ma in teoria potrebbe essere una bomba, soprattutto per le conseguenze che può comportare: il Tar del Lazio ha accolto il ricorso sul Forlanini presentato nel 2017 dal Comitato Roma 12 e cittadini ed ha stabilito che il complesso dell’ex ospedale rientra come bene della Regione Lazio indisponibile alla vendita e alla rendita, che era quello che il Comitato chiedeva di accertare preliminarmente a fronte delle svariate proposte che la Regione stessa ha sfornato in questi anni sul riutilizzo dell’ospedale, chiuso nel 2015 in nome di un risanamento che ora si scopre perlomeno incompleto, come scrive Giuseppina Granito direttrice di Sireneonline . Sono salvi il Museo anatomico, il parco con essenze rare, il teatro, tutte le testimonianze preziose del complesso? E’ presto per darlo per scontato, perchè ora che si è concluso il percorso giudiziario-amministrativo la parola torna interamente alla politica, alla volontà politica di investire nel rilancio della sanità pubblica, ai conti , intesi come disponibilità di fondi per gli investimenti, e ai calcoli, questa volta intesi come calcolo della convenienza di questo o quel partito, di destra o di sinistra, ad agitare la bandierina del Forlanini. E non fa ben sperare la costatazione che l’eventuale riapertura/riutilizzo del Forlanini non è mai stata in questi anni argomento di campagna elettorale, centrale o di secondo piano, tranne che nelle recenti elezioni del febbraio scorso con le dichiarazioni di un protagonista come Alessio D’Amato, ex potentissimo assessore alla sanità della giunta Zingaretti. Dichiarazioni, quelle sul trasferimento al Forlanini del Bambino Gesù, che oggi potrebbero sembrare anticipazioni, alla luce di quel che poi ha indirettamente confermato Tiziano Onesti, neo presidente dell’ospedale pediatrico del Vaticano.
Tecnicamente, resta in sospeso la questione del rimborso ,contro cui la Regione ha fatto ricorso. Ci sono state delle spese, questo è accertato e il Comitato e i cittadini che per quasi sei anni sono stati in ballo vorrebbero vedersele riconosciute, ma per il Comitato il rimborso ha prima di tutto un valore simbolico, è la dimostrazione- che non ammette obiezioni- che la Giunta Zingaretti non aveva il potere/diritto di disporre a suo piacimento di un bene pubblico quale è il Forlanini. Sul rimborso il Tar deve fare una valutazione, ci vorrà circa un mese per stabilire se dovrà esserci un rimborso vero e proprio oppure una compensazione delle spese legali.
La Pisana ha fatto di tutto per non arrivare a questo snodo fondamentale: il Tar ha dovuto ricorrere ad una ingiunzione per ‘convincere’ la Regione a consegnare le carte, da cui si evince che nonostante la girandola messa in campo dalla Regione, il complesso del Forlanini sin dal momento della dismissione nel 2015 non rientrava tra i beni disponibili per la vendita. Sulle conseguenze che questa decisione comporta si può solo dire che nell’immediato non cambia niente, purtroppo e meno che mai nella direzione della necessaria trasparenza: andrà avanti, ammesso che sia davvero in atto, una trattativa con il Bambino Gesù? E, visto che c’è di mezzo uno Stato estero, il Comune (l’ospedale è nel territorio di Roma Capitale) e la Regione (a questo punto senza dubbio proprietaria del complesso) hanno da soli la potestà di disporne la vendita o l’affitto? O sulla questione deve pronunciarsi anche il governo nella figura dei ministri competenti? Domande complesse, in punta di diritto, su cui potrebbero esercitarsi i migliori giuristi. Ma il rischio è che nel frattempo il Forlanini sia lasciato al degrado, che la stessa giunta di destra-centro teme sottolineandone però soprattutto l’aspetto sicuritario , aspetto che tradizionalmente le sta a cuore. Del resto la giunta Zingaretti in tanti anni non ha mai elaborato un progetto complessivo sul futuro del Forlanini. E il primo atto ufficiale della Giunta Rocca è stato la ratifica dell’accordo ( elaborato e lasciato ‘pendente’ dalla giunta Zingaretti) per la concessione alla DIA di una parte del complesso dell’ex ospedale. Niente a che vedere- a destra come a sinistra- con un progetto strutturato che recuperi quella vocazione socio-sanitaria che per decenni ha fatto del Forlanini un fiore all’occhiello della nostra sanità pubblica. La parola torna dunque alla politica, e il cerchio si chiude.