di Luisa Stendardi attivista coordinamento comitati, associazioni, cittadini per il Forlanini bene comune
Nel giro di pochi giorni la sindaca di Roma Virginia Raggi è stata colta da un moto di fervente attivismo politico e ha cominciato a visitare gli ospedali dismessi della capitale, accompagnata da illustri professionisti del mondo sanitario, della stampa e della cultura. Che dire ? Dopo tanti anni di silenzio , dopo che Comitati e associazioni l’avevano più volte interpellata chiedendo il suo intervento sulla destinazione del complesso Forlanini, sulla sistemazione del Santa Maria della pietà, sulla possibile riapertura dello storico ospedale S,Giacomo, ecco che finalmente, a pochi mesi dalla data delle prossime elezioni comunali e forte della sua ricandidatura la sindaca pentastellata inizia un pellegrinaggio tra le mura cadenti della sanità romana. In realtà la competenza sulla gestione della sanità è tutta della Regione Lazio e del Presidente Zingaretti, ma il sindaco in quanto tale è anche responsabile della salute pubblica ed oggi, in presenza della pandemia da Covid 19, ha tutto il diritto di visitare i luoghi degli storici ospedali che negli anni dei tagli indiscriminati alla sanità pubblica sono stati sacrificati sull’altare dei disastrati conti regionali.
Il pellegrinaggio inizia dall’ex ospedale Forlanini, dismesso formalmente nell’anno del signore 2006 e transitato nel 2015 nel patrimonio immobiliare della Regione Lazio. Il luogo è suggestivo e prestigioso, una vera e propria cittadella , dove ancora oggi operano alcune attività ospedaliere. Un patrimonio , come abbiamo già detto in molte occasioni, lasciato morire giorno dopo giorno da un’amministrazione , quella regionale, che aveva come unico obiettivo l’idea di liberarsene al più presto, attraverso le classiche operazioni finanziare di cartolarizzazione , tanto in voga nel decennio dal 2000 al 2010 , quello dei tagli selvaggi al bilancio della sanità. Nel 2016 la giunta regionale, approva la delibera , n.766, con la quale sancisce il passaggio del Forlanini nella categoria del patrimonio disponibile alla messa a rendita con operazioni di mercato. La reazione della cittadinanza è forte: molti comitati avevano già avviato raccolte di firme e petizioni per salvare il Forlanini dalla decadenza , ed ora che con questa delibera l’operazione speculativa sembrava molto vicina, sindacati come la CGil, comitati riuniti in un Coordinamento, singoli cittadini , parti politiche reagiscono chiedendo alla Regione di tornare sui suoi passi. Seguono anni incerti nei quali in realtà non si decide nulla. I Comitati dei cittadini chiedevano inutilmente di presentare un progetto complessivo di recupero con il coinvolgimento di Regione e Comune, ognuno per la sua parte, ma le pubbliche amministrazioni non sembrano più in grado di indirizzare il futuro di un territorio e questo progetto non prenderà mai vita, nè saranno prese in considerazione le proposte dei Coordinamento, dei sindacati, dei professionisti del settore che reclamavano a gran voce di destinare il Forlanini ad ospitare servizi socio-sanitari di varia natura: ambulatori, RSA pubbliche, scuole infermieristiche , case della salute, consultori ecc..in una parola quella sanità del territorio e di prossimità, di cui tanto si parla oggi, per combattere la pandemia.
Poi , alla fine di Ottobre di questo tragico 2020, dopo la prima e all’inizio della seconda ondata di Covid 19, la Regione Lazio, dopo essere stata costretta dalla pressione delle forze sociali in campo a rinunciare ai progetti speculativi , convoca una videoconferenza con le parti sociali per “iniziare” a parlare seriamente di cosa fare del Forlanini, e contestualmente lancia la candidatura del complesso come sede della futura Agenzia europea biomedica ” dopo la scelta dell’Italia da parte della presidente della Commissione europea per il vertice mondiale sui virus pandemici” come ci informa il Corriere della sera. Vista la vastità del complesso (circa 220 mila metri quadri) e i lunghi di tempi di attuazione per questo possibile utilizzo della parte monumentale, il resto dell’area con le sue più recenti palazzine, potrebbe essere utilizzato per quei progetti di natura socio-sanitaria che i cittadini chiedono da molto tempo. Risponde la sindaca ” Accolgo con favore e sostengo l’ipotesi l’ipotesi di ospitare a Roma l’Agenzia europea …ma ribadisco la necessità di riaprire l’ex ospedale Forlanini come presidio sanitario pubblico” Ecco ora il gioco politico è aperto, Raggi e Zingaretti possono recitare parti diverse in commedia e le organizzazioni sociali che da anni chiedono il recupero di questa struttura ,porsi nel mezzo di questa contesa. La trattativa con la Regione per ospitare al Forlanini una RSA pubblica, dopo i disastri di quelle in convenzione gestite dai privati, una casa della salute e altri servizi socio- sanitari, senza escludere a priori nessun tipo di utilizzo, come chiedono la CGIl e il Coordinamento dei comitati cittadini è appena iniziata e non sappiamo come evolverà nei particolari. La Regione si è sicuramente impegnata ad aprire un tavolo di trattativa , dopo i lunghi anni di inerzia e di abbandono. ed ha messo sul piatto una serie di risorse economiche che potrebbero realizzare gli interventi che saranno concordati , la sindaca parla esplicitamente di ripristinare servizi ospedalieri per l’emergenza Covid e per ricostituire almeno in parte il numero dei posti letto tagliati con la chiusura dell’ospedale. Cosa succederà ‘? Vedremo se il tavolo sarà allargato ad altri attori istituzionali , se si riuscirà a delimitare l’area degli interventi e a sviluppare un vero progetto complessivo, ad avere un’idea forte di sanità pubblica. Questa è la vera partita : mettere la parola fine alla politica dei tagli indiscriminati .
Dopo pochi giorni da questa visita, ecco che la sindaca si sposta al centro storico, per ispezionare l’ex ospedale S, Giacomo, che al momento della chiusura nel 2008 “disponeva di 170 posti letto , di un pronto soccorso e di numerosi reparti” , come ci informa WiKipedia. L’antico ospedale rappresenta un pezzo importante della storia della città di Roma : è stato fondato nel 1339 e nel 1584 ha assunto la forma attuale per opera dei lavori di ristrutturazione voluti dal Cardinale Salviati. Facendo un salto di secoli, arriviamo al 2007 quando il Presidente della Regione Lazio Marrazzo avvia un piano che prevede la chiusura del S.Giacomo e la creazione di un nuovo polo ospedaliero periferico nel quartiere Talenti.
Incredibilmente , ma non tanto, in vista della chiusura nel 2008, furono avviati nella sede del S. Giacomo importanti lavori di ristrutturazione , ” per circa 12 milioni di euro” e poco tempo dopo fu approvata una delibera regionale che prevedeva la chiusura dell’ospedale entro la fine dello stesso anno. L’idea è sempre la stessa: chiudere l’ospedale e mettere a reddito il patrimonio storico che lo racchiude. L’unico elemento che bloccherà la vendita sarà il testamento dell’antenato dell’erede del Cardinale Salviati, Maria Olivia Salviati che contiene un vincolo di destinazione sul bene per uso esclusivo come ospedale. A parziale conclusione della vicenda ” A marzo 2019 si apprende dai giornali che la Regione Lazio ha adottato un provvedimento di conferimento dell’immobile del San Giacomo al fondo immobiliare 13- Regione Lazio (https://www.themisemetis.com/)” di Invim SPA “con una quotazione ridicola di soli 61 milioni di euro”. Si parla di una possibile destinazione a “Senior House” che forse non vedrà mai la luce.
Ora l’ospedale , che ricordiamo è stato chiuso nel 2008 subito dopo una ristrutturazione ,è in stato fatiscente di abbandono e la questione del suo riutilizzo ancora di fatto aperta , La sindaca Raggi, nel suo intervento davanti al portone sbarrato, ribadisce ora “la necessità di riaprire al più presto l’ospedale in modo che possa accogliere pazienti Covid a bassa intensità, ma anche svolgere funzioni ambulatoriali” , Non sappiamo come finirà quest’annosa questione. La contrapposizione tra Regione e Comune sembra netta e , a differenza della vicenda Forlanini ,in questo caso non è in corso nessuna trattativa tra parti sociali e Regione. Il bene è stato inserito in questo fondo immobiliare e messo a disposizione per la vendita, nonostante le proteste e le prese di posizione di medici, intellettuali, giornalisti, come Furio Colombo, che hanno denunciato con forza l’iniquità di quest’operazione . Quello che i cittadini pretendono , in presenza dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, è che si metta la parola fine a quest’insensata politica di svendita di beni pubblici , di tagli indiscriminati sulla sanità , di utilizzo di fondi pubblici per foraggiare la sanità privata.