La notizia è rimbalzata sui media qualche giorno fa. il progetto del Rome Technopole , lanciato a Giugno del 2021 ,è stato approvato dai Ministeri competenti :Università e ricerca scientica insieme allo Sviluppo economico, e passa ora alla seconda fase di valutazione per il finanziamento del Programma di ricerca a valere sui fondi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Investimento previsto 1,3 miliardi di euro
Luisa Stendardi, attivista del Coordinamento Comitati per il Forlanini Bene Comune
Si tratta indubbiamente di una bella cifra, destinata a implentare soprattutto la collaborazione tra i principali atenei romani e il tessuto industriale laziale nel campo della transizione energetica, della digitalizzazione e delle bio-tecnologie farmaceutiche. Al centro del progetto le nuove frontiere della didattica e della ricerca applicate alla rivoluzione digitale dei processi produttivi. L’idea del nuovo Tecnopolo, il terzo della città di Roma insieme a quello della Tiburtina e di Castel romano , collocati rispettivamente a est e a sud della città, nasce ,secondo le dichiarazioni del presidente di Unindustria Angelo Camilli ,non soltanto come ” una opportunità di sviluppo per le imprese e di crescita per i giovani del territorio” ma anche per ” un grande ritorno di immagine per tutta la città . Dimostrerà che Roma e il Lazio non sono solo servizi , turismo e pubblica amministrazione, ma hanno anche un forte impatto industriale ad alta tecnologia. Parole quanto mai condivise anche dal nuovo sindaco di Roma Roberto Gualtieri che esprime grande soddisfazione per il buon risultato dell’approvazione del progetto da parte del MIUR (Ministero Università e Ricerca ), come ci riferisce Roma today ” L’impegno di Roma capitale , insieme con la Sapienza e gli altri patners è di promuovere l’innovazione , la ricerca e le infrastrutture tecnologiche nel nostro territorio . Una nuova fase attende Roma grazie ai finanziamenti del PNRR e il Campidoglio è pronto a fare la sua parte…”
Tanta enfasi da parte delle istituzioni : Regione Lazio, Comune e Università è più che comprensibile, si tratta di forti investimenti nei settori strategici della didattica e della ricerca; si comprende anche il grande interesse della confidustria laziale a portare a casa una parte non indifferente di risultati in termini di finanziamenti alla didattica e alla ricerca orientati all’innovazione industriale. Ma a fronte di questi più che leciti entusiasmi, vengono spontanee una serie di riflessioni. La pubblica amministrazione , nelle sue diverse articolazioni: Regione,Comune, Università ,che bilancio è in grado di fare sui due tecnopoli già esistenti nel territorio romano? E’ utile ricordare che il Tecnopolo tiburtino, nelle lodevoli intenzioni dei fondatori, si proiettava nella realtà economica laziale come un polo di eccellenza tecnologica ispirato dai prestigiosi esempi della Silicon Valley negli USA, della provincia di Hangzhou in Cina , tanto per citare quelli più conosciuti. In realtà , a distanza di più di vent’anni dalla sua inaugurazione che risale al 1995, non si può dire che quell’obiettivo sia stato pienamente raggiunto. Secondo molti osservatori, l’auspicata sinergia strategica tra la Camera di Commercio, l’Enea e la parte istituzionale rappresentata dalla Regione , dal Comune e dalla Provincia non si è mai realizzata compiutamente e ciò ha impedito di attrarre realtà industriali di livello internazionale, in grado di far compiere un vero salto innovativo alle circa 90 industrie del settore informatico ,elettronico , areospaziale ospitate nel complesso che , tra l’altro, da punto di vista della mobilità urbana era fortemente penalizzato : pochi treni, poche linee di autobus, in una parola, i mali cronici della capitale.
Il Tecnopolo di Castel romano, ubicato a sud di Roma, ospita imprese che si occupano dello studio di nuovi materiali, ed opera nel campo delle biotecnologie, dell’energia e dell’ambiente, è sicuramente un polo d’eccellenza ma anche in questo caso la gestione ha mancato di una visione strategica comune. Ed è così che si arriva all’idea di creare un nuovo tecnopolo, che dovrebbe consentire di formare le migliori professionalità per il funzionamento del sistema dei Tecnopoli ,questa volta nella parte ovest della Capitale? Non è dato saperlo .E’ lecito domandarsi se questa possa essere la soluzione migliore e la migliore destinazione delle ingenti risorse da assegnare a questo progetto, Si tratta ,in fin dei conti di 1,3 miliardi di euro.
IL Coordinamento del Forlanini bene comune che da anni sta cercando di convincere le istituzioni ad investire nel recupero dello storico complesso – che ha costituito , anche questo, un vero polo d’eccellenza nella sanità pubblica e che ha subìto nel tempo notevoli danni strutturali, dovuti alla mancanza di investimenti nella manutenzione e alla politica dei tagli alla sanità- si è interrogato su questa pioggia di miliardi ed ha espresso le sue perplessità in un recente comunicato ” L’ipotesi del terzo Tecnopolo di Roma ha superato l’esame dei tecnici dell’Università … Ancora una volta la Regione vuole investire soldi pubblici a favore di privati ( vedi interessi di Confindustria laziale) mentre i cittadini aspettano da decenni che il Forlanini, per fare un esempio, venga restituito alla sua naturale vocazione socio-sanitaria , com’è stato richiesto dalle varie petizioni popolari che si sono succedute negli ultimi anni. Vogliamo davvero ignorare , ancora una volta, i bisogni fondamentali della collettività in materia di salute?” Questa è la domanda principale, il PNRR è stato concepito per uscire dalla emergenza , innanzitutto, sanitaria ed ecco che ingenti risorse vengono sottratte al rafforzamento della sanità pubblica, come se non ci fosse stata la tragedia della pandemia.