di Vincenzo Valentino, docente dell’Istituto Federico Caffè
Il governo ha promesso: tutti in classe.
Studenti, studentesse, professor-esse e virus.
Con le feste ormai finite,
con lo santo ormai gabbato,
ogni regalo è consegnato,
la befana è ripartita,
la vacanza si è esaurita.
Dopo giorni di riunioni,
fra torroni, lenticchie e panettoni,
vaccini, tamponi e medicine,
ci tocca riprender le lezioni.
Non siam pronti, stiamo allerta,
ma la scuola al fin si appresta,
nonostante omicron e delta,
ad aprir porta e finestra.
Il governo ha decretato,
il ministro l’ha esternato:
qui ci vuole la presenza
per batter l’emergenza.
Ma alle nostre rimostranze
non hanno dato udienza,
di prevenzione c’è carenza
e il contagio è un’evenienza.
A legger bene i dati
siamo molto preoccupati.
al salir della variante
veloce come un disco volante.
A scuola si impone la presenza
a dispetto della scienza;
la si chiami incoerenza o indifferenza,
a noi pare un’emerita scemenza.
Da un governo carente di buon senso
che dichiara tanto e non fa abbastanza
si comprende che in sostanza
la scuola è solo materia di consenso.
In balia di tale incongruenza
a noi resta solo la speranza
che il virus faccia mancare la presenza
e si tenga, per l’inverno, fuori alla stanza.
Vincenzo Valentino, 10 gennaio 2022