Villa Pamphilj é un gioiello, un bene comune che potrebbe e dovrebbe essere utilizzato meglio, nel rispetto della legge e delle regole di convivenza, ma finchè sarà ancora tutto basato sul volemose bene, senza progetti e organizzazione, non sarà un bene comune per tutti. Non c’é un bagno pubblico, non c’é la possibilità di affittare in villa una bicicletta, non c’è un angolo dedicato alla musica, anzi potrebbero essere tanti angoli- jazz, classica, quartetti- che le diverse band di giovani potrebbero utilizzare anche per farsi conoscere.
Francesco Granese, presidente del gruppo Amici di Villa Pamphili- associazione coinvolta in iniziative di volontariato sociale- questo parco nel cuore di Roma lo conosce bene. Ci va a correre ogni giorno, compatibilmente con gli impegni di lavoro, e ne conosce anche le criticità dovute in parte anche alla scarsa cura delle autorità competenti. Che sono numerose- sia le autorità competenti che le criticità- visto che Villa Pamphilj anche nella parte di campagna coltivata ricade sotto la tutela dei Beni culturali.
Sa dei frequenti atti di vandalismo- ultima nei giorni scorsi la devastazione del centro Anfass nella parte della villa che dà su Via Vitellia. Anfass ora ricorrerà a guardie di sicurezza private per proteggere gli spazi dedicati alle attività motorie dei disabili mentali -per ora i segni della distruzione vigliacca e insensata restano lì perchè Roma metropolitana non ha fondi per le riparazioni- e della targa di Viale 8 marzo presa a sassate e in quesi ultimi giorni tornata integra al suo posto. Comportamenti violenti che vanno sempre e comunque contrastati, sottolinea Granese.
Si sa del resto che i controlli sono insufficienti, che questo grande parco di notte diventa rifugio di senza tetto e anche di drogati, e un luogo di prostituzione. Allarmi qualche volta amplificati, che allontanano le persone, osserva il presidente dell’associazione, mentre un maggiore utilizzo di Villa Pamphilj potrebbe servire proprio a tenere lontani i delinquenti e gli incivili. Ma d’altra parte, aggiunge, problemi simili li hanno anche a Hyde Park, nel cuore di Londra, noto soprattutto per il suo speakers’ corner. Che ne serva uno anche a Villa Pamphilj?