Raffaella Leone
Non solo appuntamenti retorici e discorsi di rito
, comunque necessari per far riflettere ancora e ancora sul sessismo che circola nelle vene delle società, italiana, occidentale e ancor più medio/orientale e che troppe volte sfocia in violenza anche mortale. L’appuntamento rituale dell’8 marzo per l’Udi Monteverde è stata l’occasione per assegnare il Premio Mimosa a donne che si sono distinte per l’impegno rispettivamente nei campi di Pace, Libertà e Lavoro , specie se questo è direttamente legato all’ecologia e al rispetto della Terra Madre .Premiate in questa prima edizione Edda Billi (Pace) poeta e femminista da sempre, per Anahita Mariam Dabiri e Samira Nekuian per l’associazione Donne Libere Iraniane , il cui ramo italiano si batte da decenni contro il regime degli ayatollah per il riconoscimento dei diritti civili (Libertà) ,Linda e Marilla Leone ,titolari dell’azienda Madri Leone (Lavoro) coraggiose viticultrici pugliesi che non si sono fatte scoraggiare dal Covid e dalle note difficoltà di fare imprenditoria al sud.
Un premio neonato, all’esordio sul palcoscenico delle premiazioni al femminile, per la verità già abbastanza affollato. Che cosa lo distingue? La scelta di focalizzare l’evento sul lavoro delle donne non è casuale, c’è un forte collegamento fra la vita, la pace, la libertà e il lavoro, dice Carla Cantatore, di Udi Monteverde, che a Palazzo Valentini, sede della Provincia, ha illustrato questa prima edizione alla presenza di numerosi ospiti istituzionali e non. Non a caso il programma richiama un manifesto contro la guerra dell’ Udi datato 1948, che recitava: la donna é vita…
Sul palco c’è sì, anche il lato istituzionale, ben rappresentato da Sabrina Alfonsi ,assessora all’agricoltura, ambiente e ciclo dei rifiuti del Comune di Roma, e da Tiziana Biolghini , consigliera delegata tra l’altro alle pari opportunità e politiche sociali del Campidoglio. Ma l’evento si apre con una toccante lettura dell’attrice Fausta Manno di alcune poesie di Edda Billi.
Poi tocca alle premiate, intervistate dalla direttora di Noi Donne Tiziana Bartolini ,raccontare di sé e della propria esperienza: dalle parole dolcissime e inclusive della poeta Edda, al singolare racconto delle sorelle Leone che hanno scelto il nome dell’azienda- Madri Leone- per sottolineare la capacità delle donne di essere madri- di figli, ma anche di progetti, idee, esperimenti- e che danno ai vini che producono nomi di donne poco note o trascurate dalla storia , fino al racconto inevitabilmente più aspro come aspra è la realtà iraniana, di e delle donne che hanno ricevuto questo premio e che ripercorrono la storia i decenni di lotta-nel loro paese-una lotta pacifica in cui le donne mettono corpo e anima- con la speranza che quella innestata dall’uccisione di Mahsa Amini sia la lotta finale, non senza l’aiuto della parte maschile della società ( di cui una piccola rappresentanza è presente tra il pubblico).
Un senso profondo di sorellanza ha percorso tutto l’evento, chiuso con una poesia particolarmente attuale di Edda Billi: Del mare sappiamo quel poco che ci dice la riva, scrittura di alghe e conchiglie .Del resto solo i naufragi potrebbero parlare ma non c’è chi sappia interpretarli.