Volontariato in campo: ‘La nostra casa di accoglienza per i pazienti del San Camillo’
‘Noemi è in reparto, è bardata e non può scendere’. Noemi non è dottoressa o infermiera, e il reparto non è covid. Ma all’ospedale San Camillo, sulla gianicolense, ci sono reparti altrettanto delicati e quello di ematoterapia, che tratta le malattie del sangue, lo è. Noemi è una volontaria dell’associazione Sanes, che si occupa dell’accoglienza e dell’assistenza non medica nè infermieristica bensì pratica ,ai malati del reparto e ai loro familiari. Predispone le cartelle per i medici che passeranno per la visita, avverte i pazienti del turno successivo, sbriga quella parte del lavoro che non è riservata all’esclusiva competenza dei tecnici.
Accoglienza in senso largo: l’associazione mette a disposizione una casa al nucleo familiare del malato , paga affitto ,bollette e spese per eventuali riparazioni. Tutto in condivisione e con il sostegno della Chiesa Valdese, dopo che quest’ultima ha approvato il progetto. La casa accoglienza da settembre è occupata da un nuovo nucleo familiare, nemmeno le volontarie ci entrano. ‘Vogliamo che chi ci vive per un periodo più o meno lungo la senta come la propria casa’, spiega Rossella Memoli, psicologa e coordinatrice delle volontarie. A condizione, questa sì per noi imprescindibile, che ci sia sempre qualcuno insieme al paziente’. Prima anche la casa di accoglienza era nel comprensorio dell’ospedale, ora è comunque nelle vicinanze. La lista di attesa, come i tempi di occupazione, è inevitabilmente lunga.
‘Dopo il lockdown siamo ripartiti seguendo le indicazioni dell’Azienda Ospedaliera, sulle tempistiche e le modalità con le quali potevamo riprendere l’erogazione dei servizi.’ aggiunge Memoli.
E’ ripartito anche il servizio navetta, indispensabile e affidato a un volontario del Servizio Universale Civile dotato di patente di guida e…di empatìa. Una macchina attrezzata- anche questa comprata dividendo le spese con la Chiesa Valdese, porta i pazienti a destinazione, si tratti di un prelievo, di una trasfusione, di una medicazione o di tornar a casa.
Come le altre forme di volontariato, anche questa dell’associazione Sanes, svolge una funzione di supplenza rispetto al nostro più che deficitario welfare. E, nella sanità, è un privato che non punta ai profitti, ma cresce sull’impegno personale e sul sentirsi membri più o meno casualmente fortunati di una comunità.