“Zindabad Afghanistan : l’Afghanistan deve vivere!”
La responsabile di questo sito ritiene un dovere civile e morale schierarsi a sostegno del popolo afgano, consapevole della complessità della situazione e di quello stesso popolo, ma ugualmente convinta che i diritti e le libertà sono indivisibili.’ r.l.
di Luisa Stendardi, Comitato Roma 12 Beni Comuni
Intorno alle dieci del mattino del primo sabato della settimana di Ferragosto, una folla di circa cento cinquanta persone si raduna sotto la Basilica di S. Maria degli Angeli, a Roma in Piazza della Repubblica. Il sole batte implacabile sulle bandiere colorate dell’Afghanistan, il giorno dopo la ricorrenza dell’indipendenza dagli inglesi ottenuta poco più di un secolo fa, nel 1919. La folla è formata in gran parte da giovani e meno giovani afghani, molte le donne, appartenenti alla comunità che vive a Roma e non solo, non pochi tra i manifestanti provengono infatti da altre parti d’Italia. Sono venuti a chiedere il sostegno del Governo italiano e della popolazione a favore della società afghana contro l’occupazione del potere da parte dei talebani. In particolare sono venuti a chiedere ” il blocco dei rimpatri e dei respingimenti, l’istituzione di corridoi umanitari per salvare le vite in pericolo e per un immediato sostegno operativo alla società civile in lotta, abbandonata dall’occidente tra le mani degli aguzzini talebani” . Così scrivono nella pagina web della comunità dove hanno lanciato questa manifestazione.
Insieme alle donne e agli uomini afghani che gridano , alzando pugni e bandiere “Zindabad Afghanistan” ci sono tanti attivisti e attiviste di movimenti e associazioni culturali e sociali , intervenuti per solidarietà di fronte al dramma umano e politico che attraversa in queste ore l’Afghanistan .Personalmente faccio parte di un comitato locale Beni comuni 12 che opera da diversi anni nel quartiere di Monteverde e dintorni. Sono venuta a conoscenza di questa manifestazione o assemblea pubblica in preparazione di un evento internazionale che dovrebbe svolgersi in occasione della ricorrenza dell’11 Settembre, quasi per caso, con il tam tam dei social ed è davvero singolare che la notizia della manifestazione, la prima organizzata dalla comunità afghana, abbia circolato così poco, tenendo conto della portata storica degli eventi, e dell’imponente copertura mediatica da parte di tutti gli organi d’informazione. In ogni caso quelli che ci sono oggi, in questa giornata da bollino rosso, hanno l’opportunità di essere vicini anche fisicamente a questa comunità e di riuscire a trasmettere anche con le foto e i sorrisi la loro solidarietà.
Non c’è palco organizzato , solo un microfono volante per gli interventi e tanti cartelli esposti dalla comuntà informale afghana che invitano a non credere che i talebani di oggi siano diversi da quelli di venti anni fa , “i talebani sono bugiardi e falsi , non fidatevi” una giovane afghana espone questo cartello , il paese è stato lasciato dalle potenze occidentali, in primis dagli Stati Uniti nelle mani di assassini spietati che ora cercano di legittimarsi agli occhi di una popolazione atterrita . Parla un giovane afghano in italiano ” Vi chiediamo di aiutarci, il mio paese è nel dolore. Ieri sono arrivati due voli dall’Afghanistan, io ho passato tutta la notte con i profughi, oggi sono venuto a questa manifestazione perchè mi dà dolore il mio paese che soffre da quarantadue anni . Tante scuole sono distrutte, tutto è distruzione, i talebani sono entrati nelle Università e hanno sparato agli studenti. Noi non vogliamo questo governo , non vogliamo il governo dei talebani” Un interprete traduce gli interventi dall’italiano all’afghano e viceversa, parla una donna afghana “Io sono afghana e cittadina italiana e sono qua per le donne e per tutto il popolo afghano, ma soprattutto per le donne che non possono uscire da casa e hanno perso tutto, anche i loro figli”.
L’unico partito politico presente è quello della Rifondazione comunista , che è chiamato ad intervenire con un suo rappresentante ” Siamo stati in Afghanistan per molti anni, con la Nato e le altre nazioni europee ed ora il paese è riconsegnato nelle mani dei talebani, l’Europa dovrà uscire dall’ambiguità ed aiutare il popolo afghano a liberarsi da quest’oppressione. E’ necessaria una presa di posizione dell’Unione europea , non dichiarazioni generiche” Parla anche un giovane rappresentante dell’Associazione Our vice, che attraverso l’arte e il teatro cerca di veicolare messaggi sulle lotte sociali, segue al microfono un giovane afghano, oggi rifugiato e mediatore culturale, che racconta la sua esperienza nelle mani dei talebani per cinque mesi e invita a non fidarsi di nessuno ” Anche qui , tra noi potrebbe esserci qualcuno di loro ”
Verso mezzogiorno il sole si fa più cocente e la manifestazione si sciogle con l’ultimo invito a non lasciare solo il popolo afghano nella consapevolezza di una lotta che ci riguarda tutti.