25 Aprile, la nostra resistenza si lega a quella Ucraina: servono armi ma anche una grande iniziativa diplomatica
dal sito firstonline Franco Locatelli
Questo 25 Aprile 2022 non è come tutti gli altri. Per l’ovvia ragione che dal 24 febbraio è cambiato tutto e che l’infame invasione russa dell’Ucraina ci ha fatto conoscere da vicino gli orrori della guerra. Di una guerra che distrugge migliaia di vite umane, che bussa alle porte dell’Europa e che chiama in causa la difesa degli stessi valori – libertà e giustizia prima di tutto- su cui è nata la Resistenza italiana al nazifascismo e da cui, con il sostegno americano, è arrivata la Liberazione del 25 aprile del 1945. Ancora una volta le parole migliori per ricordare la nostra Liberazione e legarla alla tragedia ucraina di questi tempi sono venute dal Presidente Sergio Mattarella, che per l’occasione ha evidenziato due concetti fondamentali.
Mattarella: la nostra pace e la nostra libertà “furono conquistate con le armi”
Il pensiero del Capo dello Stato di fronte alla guerra in Ucraina si è manifestato soprattutto sulla base di due presupposti ineludibili:
“la pace non è arrendersi alla prepotenza” ieri del nazifascismo e oggi dell’invasore russo;
la nostra pace e la nostra libertà furono “conquistate con le armi”, con le armi di un popolo che, con la Resistenza, scrisse una delle pagine più gloriose del nostro Paese.
25 Aprile, la nostra resistenza si lega a quella Ucraina: servono armi ma anche una grande iniziativa diplomatica.
Ecco perché la Resistenza italiana di ieri e quella dell’Ucraina di oggi sono legate da un innegabile filo rosso. Ed ecco perché chi – come l’Italia – difende i valori della libertà, della giustizia, della democrazia e della pace – non può girare la testa dall’altra parte, non può rifugiarsi in un ipocrita “Né con la Russia né con l’Ucraina” ma è chiamato, qui e ora, a fare una scelta di campo, a sostegno della resistenza ucraina.
Se per resistere alla devastazione russa l’Ucraina ha bisogno di armi è un dovere dargliele. Naturalmente l’obiettivo finale della guerra in Ucraina resta una pace giusta e perciò le armi come tutte le forme di solidarietà (dai viveri alle medicine, all’ospitalità e a tutto ciò che serve agli ucraini per sopravvivere) sono indispensabili ma non bastano. Serve la politica e serve, al momento giusto e nei modi giusti, una grande offensiva diplomatica per aprire un tavolo di pace al quale far sedere sia l’Ucraina che la Russia.Finora questo è stato il lato debole di chi ha a cuore la pace ed è ora che l’Europa faccia la sua parte. La vittoria di Emmanuel Macron alle elezioni presidenziali francesi gli dà, come presidente a tempo dell’Unione europea, più forza per tentare di portare Putin al tavolo del negoziato al quale Zelensky si è detto già pronto. E speriamo che la eserciti nel modo più efficace e nel più breve tempo possibile. Sarebbe il modo migliore per onorare anche l’anniversario della Liberazione dal nazifascismo di oltre settant’anni fa.