“Abbiamo aumentato i fondi dell’assistenza economica a chi ha più bisogno di aiuto”
Intervista all’assessore alle politiche sociali del municipio XII Paolo D’Eugenio
Lei é assessore alle politiche sociali. Dal suo osservatorio, ci può fare un quadro delle conseguenze della pandemìa in corso in termini di disoccupazione, chiusura di esercizi, aumento delle richieste di interventi a sostegno delle categorie più deboli?
Fornire dati puntuali e statisticamente attendibili sull’impatto della pandemia sulle attività economico/commerciali del territorio non è al momento possibile non essendo in mio possesso dati “scorporati” per Municipio a cui fare riferimento. Utilizzando i dati sull’incremento delle domande di assistenza economica pervenute al Servizio Sociale (migliaia di domande di bonus alimentari/pacchi spesa a fronte di circa un centinaio di nuclei in carico per disagio socio-economico prima della pandemia), possiamo senza dubbio valutare che anche nel Municipio XII vi è stata una forte incidenza della crisi economica che ha fatto precipitare in situazione di povertà e bisogno fasce della popolazione che prima non avevano mai dovuto ricorrere a forme di assistenza. Penso, ad esempio, a tutto il lavoro nel settore dei servizi (culturali, sportivi, collaboratori domestici, ristorazione). Occorre poi considerare che, oltre alle situazioni che sono venute a diretta conoscenza del Municipio, vi sono tutte le aree di disagio economico a cui ha dato risposta la grande e straordinaria rete di solidarietà messa in campo dal Terzo Settore. I numeri, quindi, sono certamente significativi e preoccupanti.
Vale per tutti i quartieri o ci sono zone più colpite?
Ovviamente, le già esistenti disuguaglianze reddituali tra i vari quartieri hanno trovato conferma e si sono probabilmente acuite. Tendenza, peraltro, riscontrabile anche a livello nazionale (se non mondiale).
Che cosa può fare il municipio? E che cosa sta facendo?
Una crisi economica di questa portata non può essere ovviamente affrontata solo dagli Enti di prossimità. Ed infatti vi sono state molte misure nazionali. Ciò non vuol dire, però, che il Municipio non possa svolgere e non abbia svolto un ruolo fondamentale ed essenziale. Le stesse misure di erogazione di bonus alimentari, finanziate con fondi statali e, in parte, anche regionali, hanno visto il Municipio ed il Servizio Sociale (a cui va un grandissimo ringraziamento) in prima fila nella ricezione e lavorazione delle domande e, poi, nel coordinamento per la distribuzione per la quale si è instaurata una forte collaborazione con Associazioni di Protezione Civile (K9 Rescue e Giannino Caria) oltre che con le Parrocchie del territorio. Questo è stato il lavoro nella prima fase di “emergenza”. Durante la quale abbiamo promosso e pubblicizzato varie iniziative con una pagina dedicata sul sito web. A ciò ha fatto seguito un lavoro di presa in carico dei nuclei che si sono avvicinati per la prima volta al Servizio Sociale. Abbiamo implementato i fondi per le forme di assistenza economica (Delibera 154/97) per raggiungere tutte le persone più bisognose di aiuto. Abbiamo avviato una stabile collaborazione con varie Associazioni per il passaggio da una prima assistenza emergenziale ad una vera e propria presa in carico delle persone in cui l’assistenza diventa parte di un progetto più ampio e continuativo. E stiamo cercando di ampliare il più possibile queste collaborazioni per creare una rete stabile e coordinata tra chi opera nel sociale sul territorio e crede che solo con la coesione sociale, il mutuo aiuto e lo spirito di comunità si possano superare le crisi ed evitarne gli effetti più nefasti. Non è un caso che, anche nel Recovery plan, molti fondi saranno dedicati a questi aspetti.
Tutti ci ripetono che il Covid cambierà profondamente sia la struttura produttiva che i rapporti sociali e interpersonali. Che cosa comporta questo per un quartiere come Monteverde (vecchio e nuovo), per la maggioranza abitato da ‘over’ e affezionato ad abitudini consolidate?
Credo anche io che la crisi apertasi con l’emergenza sanitaria porterà a grandi mutamenti trasformando in strutturali nuove modalità di lavoro (smart working), nuove forme di comunicazione (con l’abitudine all’uso di piattaforme) o di acquisto. Trasformazioni che, in parte, hanno risvolti positivi ma di cui dovremmo valutare anche gli effetti potenzialmente distorsivi come, ad esempio, il ridursi degli spazi di socialità, il rischio di sparizione del commercio al dettaglio e forme di esclusione e solitudine che possono toccare, come hanno già toccato, soprattutto la popolazione anziana. Credo sia quindi necessario, da un lato, aiutare la popolazione più anziana a familiarizzare sempre di più con gli strumenti telematici e digitali (un processo che comunque è già in atto) introducendo anche nuove e più agili forme di comunicazione tra gli uffici e l’utenza ma, dall’altro lato, cercare di preservare quei momenti di socialità che sono e restano indispensabili.