Cellulari, addio al telemarketing: come iscriversi al Registro delle opposizioni
Il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma del Registro pubblico delle opposizioni – Niente più chiamate di telemarketing sul cellulare – Ecco come funziona e come iscriversi. Dal sito Firstonline
Niente più chiamate moleste sul cellulare. Il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma del Registro pubblico delle opposizioni al telemarketing, un provvedimento atteso da anni che semplifica le procedure che consentono di ritirare il consenso alle chiamate promozionali o all’invio di materiale pubblicitario indesiderato, estendendo il raggio d’azione del Registro anche ai numeri di cellulare oltre che a quelli fissi e alla posta cartacea.
Le nuove regole entreranno in vigore dopo la firma del Presidente della Repubblica e la successiva pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Il registro delle opposizioni altro non è che un servizio pubblico, totalmente gratuito, al quale i cittadini possono iscriversi per non esser più contattati dagli operatori di telemarketing, a meno che questi ultimi non abbiano ottenuto specifico consenso all’utilizzo dei dati. Fino ad oggi questo servizio era a disposizione solo per i numeri fissi e per la posta cartacea. Con la riforma approvata dal Governo Draghi sarà esteso anche ai numeri di cellulare, dando ai cittadini la possibilità di revocare il consenso alle chiamate promozionali e all’invio di materiale pubblicitario per le utenze telefoniche mobili.
TELEMARKETING: COME ISCRIVERSI AL REGISTRO DELLE OPPOSIZIONI
Sono quattro le modalità a disposizione dei cittadini per iscriversi al registro delle opposizioni:
tramite la compilazione dell’apposito modulo sul sito ufficiale;
tramite il numero verde 800 265 265
tramite una mail a iscrizione@registrodelleopposizioni.it con il modulo d’iscrizione
tramite raccomandata.
LE SANZIONI PER GLI OPERATORI
Gli operatori di telemarketing che utilizzano i dati di un utente iscritto sul portale del Registro sono soggetti a una sanzione amministrativa pecuniaria fino a 20 milioni di euro o, per le imprese, fino al 4% del fatturato mondiale totale annuo dell’esercizio precedente.