Cibo, medicine, coperte e vestiti: in partenza gli aiuti ai profughi ucraini in fuga dalla guerra
Raffaella Leone
6 metri cubi di materiali vari, dai prodotti alimentari a lunga conservazione alle coperte ai prodotti per la pulizia della persona. In più, i volontari di Monteverde Attiva hanno raccolto 1200 euro in medicinali, per lo più confezioni di aspirina, cerotti, farmaci da banco, che dal punto di raccolta centrale a Roma, la Basilica minore di di Santa Sofia in via di Boccea 478, partiranno verso i confini ucraini , sopratutto con la Polonia, dove si stanno ammassando i profughi in fuga dalla guerra voluta da Putin.
Non c’è, e non può esserci vista la tragicità del momento, un’atmosfera di festa a Largo Ravizza, dove nella tarda mattinata e sotto un sole tiepido i volontari dell’organizzazione finiscono di caricare gli aiuti, pacchi, buste, scatoloni frutto della generosità dei monteverdini. C’è piuttosto la soddisfazione di aver potuto verificare sul campo quanto l’Ucraina è vicina ( parafrasando uno slogan di moda nei decenni scorsi) e quanto di quello che avviene in quel paese -lontano da noi per geografia, lingua, cultura, in parte religione- in realtà ci riguarda da vicino.
Non solo perchè il nostro Parlamento ha approvato l’invio di forniture militari, sia pure in ambito Nato ( e questo dovrebbe tranquillizzarci? ) . Ma è soprattutto il rischio di essere coinvolti in una guerra nucleare- rischio oggi remoto e per così dire solo ‘di scuola’ – a spaventare tutti. A Mosca invece c’è chi considera tutt’altro che remota la minaccia di una guerra nucleare: “Io temo che qualcuno al Cremlino sarà tentato prima o poi di premere il bottone rosso“, ha detto di fronte alla commissione giuridica del Parlamento europeo Dmitry Muratov, Premio Nobel per la pace e giornalista russo, caporedattore della Novaya Gazeta “. E le ultime dichiarazioni di Putin- “Le sanzioni contro la Federazione russa equivalgono a una dichiarazione di guerra”- sono inquietanti.
Comunque la si pensi a proposito dei molti aspetti non chiari di questa guerra (e le divisioni persino sulla marcia della pace a Roma la dicono lunga sulla diversità di lettura di ciò che sta avvenendo) , restano a paradigma della situazione le parole del presidente ucraino Zelensky asserragliato nella capitale Kyev: la guerra innescata da Putin è un pericolo per tutta l’Europa. “Se noi s (com)pariamo, che Dio ci protegga, i prossimi saranno la Lettonia, la Lituania, l’Estonia. Fino al muro di Berlino, credetemi”.