Forte Bravetta, luogo simbolo dell’antifascismo, merita -ma aspetta ancora- di essere valorizzato
Raffaella Leone
I nazisti ordinavano le fucilazioni, i fascisti le eseguivano, a Forte Bravetta funzionava così. Partigiani, antifascisti, oppositori di Mussolini , tutti fucilati alle spalle, perché per il regime erano traditori. Sulla lapide all’ingresso del Parco dei Martiri di Forte Bravetta ci sono 67 nomi, alcuni sono ripetuti, probabilmente il numero esatto delle vittime è di 62. Li portavano qui col ‘carrettone’ , probabilmente dal carcere di Regina Coeli, relativamente vicino , racconta Augusto Pompeo, docente di archivistica che da decenni ricostruisce le biografie e anche i percorsi giudiziari delle vittime dei tribunali (quando ci passavano, per un tribunale) di Mussolini.
Forte Bravetta è stato l’unico ( a Forte Braschi le esecuzioni furono 2) dei 15 forti voluti dai piemontesi a difesa della Capitale) a funzionare come luogo deputato alle fucilazioni degli antifascisti. E non solo nei mesi ‘di Roma città aperta’, i mesi dell’occupazione tedesca tra l’autunno del ’43 e il giugno del ’44. Erano destinati a Forte Bravetta i condannati a morte del Tribunale speciale per la difesa dello Stato, operativo dal 1927 e competente a giudicare i reati contro la sicurezza dello Stato e del regime.
All ‘epoca della costruzione – ultimi decenni dell’Ottocento- costò un milione di lire, era una meraviglia tecnica. Di concezione prussiana, non si ergeva come le torri fortificate medievali ma consentiva ugualmente di tenere sotto controllo il territorio. E’ stato nel corso dei decenni una caserma, un insieme di magazzini, una polveriera, ricordano Paolo de Zorzi – presidentedi Anppia Roma- e Claudio Garibaldi- dell’Anpi- che accompagnano i visitatori nei meandri del Forte, insieme a Serena Salucci della sezione Anpi del dodicesimo municipio.
Forte Bravetta , un luogo simbolo della ferocia nazi-fascista- non è aperto al pubblico. Lo si può visitare, previa prenotazione e nei giorni programmati, grazie ad un protocollo firmato dall’Anpi e dal Comune di Roma. ‘Bisogna far crescere il sentimento della necessità di mettere in sicurezza e riqualificare questo santuario della memoria che tutti dovrebbero conoscere’, suggerisce Paolo de Zorzi. E prima di tutto farne conoscere la storia, così come si conosce di Via Tasso o delle Fosse Ardeatine. Un compito divulgativo che Flavia, giovane volontaria dell’ Anpi , hà già programmato: comincerà con un volantino e poi con un libro da destinare alle scuole del quartiere e non solo.
Per le prossime visite in programma è necessario prenotarsi inviando una mail a fortebravetta.visite@gmail.com